VICTOR OSIMHEN, IL PICCOLO DROGBA CHE HA STREGATO NAPOLI

Submitted by Anonymous on Thu, 09/30/2021 - 13:23
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Redazione
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Come Victor, a settembre, nessuno mai. O forse si: solo Karim Benzema gli tiene testa, ma un simile paragone andrebbe preso con le dovute cautele. Quelle che Victor James Osimhen da Lagos, 78 kg per 190 cm di altezza, ha deciso di abbandonare senza remore in un mese favoloso che l’ha consacrato nel palcoscenico del calcio che conta. A Napoli se lo tengono stretto, forti anche di quella felice intuizione del patron De Laurentiis che durante il ritiro estivo in Trentino arrivò ad affermare che quello che stava nascendo sarebbe stato “un Napoli Osimheniano”. E il buon Victor l’ha preso in parola: nel solo mese di settembre ha messo assieme 419’ e 6 gol, tanti quanti appunto solo Benzema al Real ha saputo realizzare (ma con più minuti a disposizione). Una controprova sufficiente per ritenere che nel golfo partenopeo hanno trovato un diamante grezzo pronto a rivelarsi in tutto il suo splendore.

UN’AQUILA VOLA NEL CIELO CILENO

E dire che Osimhen al Napoli è costato decisamente caro: almeno 70 i milioni versati nelle casse del Lille per accaparrarselo nell’estate del 2020, cifra che all’epoca appariva decisamente fuori da ogni logica, forse meno adesso che il nigeriano ha fatto capire di che pasta è fatto. La sua avventura nel mondo del calcio è cominciata presto grazie alla Stricker Academy di Lagos, dove si mette in mostra al punto da finire nel mirino di alcuni club europei già in età precoce. Decisive furono però le prestazioni offerte nel mondiale Under 17 del 2015 in Cile, quando con 10 reti trascinò le Aquile alla vittoria finale. L’idea di salpare senza indugiare oltre nel calcio continentale una volta raggiunta la maggiore età (è nato il 29 dicembre 1998) matura in fretta e quando arriva l’offerta del Wolfsburg, che lo porta in Bundesliga nel gennaio 2017, lui la coglie al volo. È la realizzazione di un sogno per chi, come Victor, da bambino ha conosciuto la miseria, costretto ad arrangiarsi come poteva (vendeva bottigliette d’acqua al mercato) dopo aver perso la mamma nei primi anni di vita.

IL “PICCOLO DROGBA”

In Germania l’ambientamento non è dei più semplici, complice un infortunio alla spalla e una forma di malaria che ne condiziona il rendimento, ma Osimhen si fa comunque apprezzare. Il Wolfsburg gli concede una passerella in campionato a fine stagione, quindi lo manda in Belgio al Charleroi a farsi le ossa subito dopo aver esordito con la maglia della nazionale nel mese di giugno. Nella Jupiler Pro League belga l’impatto dell’attaccante è di quelli che non passano inosservati: segna subito nelle prime giornate e diventa il leader carismatico di una squadra che arriva a sfiorare il titolo dopo un’entusiasmante corsa play-off, con Victor che chiude la stagione con 20 centri in 36 gare. Il Charleroi lo riscatta immediatamente per 3 milioni, ma fiuta l’affare e pochi giorni dopo lo rivende a 12 al Lille, che lo porta in Ligue 1 regalandogli anche il palcoscenico della Champions League. In Francia Osimhen continua nel suo percorso di maturazione, ripetendo pressappoco i numeri della stagione precedente (ma in un contesto certamente più probante): 18 reti in 38 gare, ma con la postilla dovuta al fatto che, anziché concludersi a giugno, la stagione del calcio transalpino si ferma a febbraio a causa della pandemia. Numeri sufficienti per convincere il Napoli ad anticipare la concorrenza: nell’estate del 2019, Osi sbarca all’ombra del Vesuvio con un biglietto da visita fatto di gol e di qualità fisiche pazzesche, vedi quei 35 km/h toccati in progressione che ne fanno il giocatore più veloce della Ligue 1 assieme a Mbappè. E per lui si sprecano anche paragoni illustri: per alcuni è “le petit Didier”, il piccolo Drogba, per altri “humble Victor”, l’umile Victor. L’ex CT dell’Under 17 Ammunike raccontò di averlo ribattezzato “piccante”, perché anche in allenamento non voleva mai perdere e non faceva nulla per nascondere il suo disappunto quando accadeva. Sta di fatto che anche in Italia l’attaccante dimostra di saperci fare: va in doppia cifra nella prima annata, dove sta fuori quasi tre mesi per un infortunio alla spalla e la positività al Covid. Poi nel settembre 2021 letteralmente esplode, divenendo il faro e la guida del Napoli di Spalletti, sorprendentemente capolista. E nel frattempo prende possesso dell’attacco della nazionale nigeriana, destinato a diventarne il leader spirituale (e non solo) negli anni a venire. Con margini di crescita ancora tutti da scoprire.

(Credits: Getty Images)

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