“Mi ritiro dal basket pro. È una decisione difficile dopo tanti anni, ma anche una decisione meditata che mi porta cambiamento e di cui dovrò approfittare”
Il Gran Teatro Liceo di Barcellona, uno sgabello, la sua gigantografia e quelle parole che arrivano dritte all’anima e che ti fanno capire ancora una volta che il tempo passa inesorabile e tu non puoi far altro che ricordare quello che è stato. Rendendoti conto che, alla fine, sei stato fortunato ad aver vissuto quegli anni in cui tra i parquet della NBA spiccava un gigante spagnolo di 216cm: Pau Gasol.
Chi è Pau Gasol si capisce da quando, nel 2001 durante il Draft NBA di New York, fu la 3ª scelta assoluta e prima di Yao Ming (1º scelta assoluta 2002), fu il giocatore non statunitense scelto più in alto in assoluto al Draft. Questa è la premessa di un ragazzo che, da studente di medicina all’Università di Barcellona, ha interrotto gli studi per volare in America e coronare il suo sogno di diventare professionista in NBA. Un sogno divenuto realtà che l’ha portato a partecipare a 6 All-Star Game, 4 volte all’All-NBA Team, a vincere 2 titoli NBA con i Los Angeles Lakers, ad essere il primo giocatore dei Memphis Grizzlies a partecipare all’All-Star Game, a detenere il record della franchigia del Tennessee per percentuale di tiri dal campo segnati, a rientrare tra i 47 giocatori ad avere realizzato in NBA allo stesso tempo almeno 20.000 punti, 10.000 rimbalzi, 3.500 assist e 1.500 stoppate ed essere tra i 50 migliori realizzatori nella storia della lega, chiudendo dopo 1226 partite in 18 stagioni a 17.2 punti a gara più 136 ai playoff a 15.4 di media. Non solo una star in NBA, ma senza dubbio anche il cestista spagnolo più forte di tutti i tempi. Grazie soprattutto a lui, la Spagna ha vinto il Mondiale 2006, gli argenti olimpici 2008 e 2012, il bronzo nel 2016 e gli Europei 2009, 2011 e 2015.
Numeri da far girare la testa senza dubbio, ma quello che ci ricorderemo sempre, non sono tanto i trofei che ha alzato, ma è quello che ha dato su quel rettangolo di gioco, per il suo rapporto con tutti i compagni di squadra, per la grinta, la tenacia, la voglia di vincere e per non aver mai mollato. Nonostante gli infortuni, nonostante le sconfitte.
“Le avversità fanno parte della vita e dello sport, e il modo in cui siamo disposti ad affrontarle può determinare il nostro futuro, e quello che è certo è che se affrontiamo con determinazione avremo maggiori possibilità di riprenderci e di uscirne trionfanti”
Chi è Pau Gasol l’abbiamo visto nel rapporto con Kobe Bryant. Suo compagno di squadra nei Lakers ma, soprattutto, suo fratello nella vita. Ieri, durante la conferenza stampa, si è commosso più volte ricordando il suo migliore amico.
“Mi piacerebbe molto che fosse qui. La vita è davvero ingiusta, Kobe ci manca tanto come sua figlia Gigi. Mi ha insegnato ad essere un leader migliore, cosa significasse veramente essere un vincente. Lo considero un fratello maggiore”.
Ci sono legami che nemmeno la morte può spezzare e quello tra Gasol e la famiglia Bryant è uno di questi al punto che quando è nata la sua primogenita, il ricordo è andato subito a Gianna, figlia di Kobe morta insieme a lui, tanto da chiamarla Elizabeth Gianna Gasol. Il loro rapporto sta tutto qui, nel nome di sua figlia, nell’aver riconosciuto un vero amico, nell’aver trovato una famiglia nella sua e di aver imparato che quella palla a spicchi ti ha preso tutto il sacrificio di questo mondo, ma in cambio ti ha dato la consapevolezza di poter sempre contare su qualcuno ed è per questo motivo che sei diventato Leggenda.
Non si diventa Grandi solamente vincendo trofei, si diventa Grandi per come si vincono. Per l’umiltà, per il gioco di squadra, per l’impegno e per il cuore. E su questo, Pau Gasol, può solo che insegnare.
Cosa riserverà il futuro a Pau non lo sappiamo, ma lui ci ha abituato a grandi spettacoli per cui non resta che sederci e goderci quello che verrà.
(Credits: Getty Images)
