INDIAN WELLS, IL FASCINO CALIFORNIANO DI UN TORNEO UNICO AL MONDO

Submitted by Anonymous on Sun, 10/10/2021 - 10:46
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Redazione
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Ha una storia giovane, un fascino inconfondibile e una location che definire chic non è affatto azzardato. Perché dopo gli Slam c’è Indian Wells, e non è un modo di dire: i 16.000 posti del centrale del Tennis Garden, struttura inaugurata nel 2000 con ben 16 campi da gioco, è quanto di meglio si possa vedere in giro al di fuori dei conclamati quattro tornei dello Slam. Situato in zona Palm Springs, amato dai giocatori per le temperature miti e il gran trambusto generato dai tifosi (in America, si sa, non si va mai per il sottile), il torneo californiano è davvero uno degli appuntamenti della stagione, solitamente posizionato in calendario a inizio marzo, quest’anno fatto scivolare in autunno per via della rimodulazione del calendario dettata dalla pandemia. A due anni e mezzo dall’ultima edizione disputata, e vinta da Dominic Thiem in finale su Roger Federer (come passa il tempo: l’austriaco oggi è ai box per via di un problema al polso, lo svizzero è finito per l’ennesima volta sotto i ferri e spera solo di potersi concedere un ultimo giro di giostra nel 2022), il torneo californiano è tornato a riempire le pagine dei giornali di mezzo mondo. Un buon motivo per risalirne alle origini, che dopo tutto raccontano di una rassegna relativamente giovane rispetto ai tornei della tradizione.

LA TESTARDAGGINE DI CHARLIE PASARELL

Quando nel 1974 a Tucson, in Arizona, viene disputata la prima edizione dell’American Airlines Tennis Games, nessuno osa immaginare che quella manifestazione sarebbe potuta crescere a tal punto da diventare una delle più note e acclamate al mondo. John Newcombe è il primo giocatore a scrivere il proprio nome sull’albo d’oro, battendo in finale Artur Ashe. All’epoca giocavano solo i maschi e solamente 5 anni dopo il torneo avrebbe spostato armi e bagagli in California, prima a Ranche Mirage, quindi nella zona di Coachella, quartiere La Quinta. A scongiurare il rischio di un trasloco in Florida (a Miami sarebbe comunque arrivato un altro torneo, che si disputa nelle settimane immediatamente successive) fu Charlie Pasarell, ex numero uno al mondo, nonché all’epoca consigliere membro del board ATP: fu lui a prodigarsi per trasferire il torneo in California, costruendo un impianto da quasi 8.000 posti e lavorando alacremente per far crescere la rassegna. Tra i motivi che spinsero gli organizzatori a cambiare casa ce ne fu uno assai particolare: nel 1980 il torneo venne interrotto prima di far disputare le semifinali a causa delle avverse condizioni meteo. Jimmy Connors quell’anno lottava per conquistare il suo secondo titolo, ma dovette rimandare il proposito al 1981 quando in finale batté Ivan Lendl (che avrebbe perso anche l’anno dopo da Yannick Noah) contribuendo ad accrescere ulteriormente la fama della competizione. L’opera di Pasarell fu così improntata ad aumentare il montepremi, coinvolgendo sempre più giocatori di prima fascia e ampliando anche le strutture. E la fine degli anni ’80 segna il punto della svolta definitiva: nel 1987 il torneo si sposta definitivamente a Indian Wells, con i due successi consecutivi di Boris Becker in grado di farlo conoscere a una platea sempre più internazionale. Così nel 1989, al torneo maschile, viene allineata anche quello WTA femminile, che tolta la prima edizione (vincerà la bulgara Fragniere) nei soli primi 8 anni di vita vedrà scritti nell’albo d’oro i nomi di giocatrici come Navratilova, Seles, Graf e Fernandez. Pensandoci bene, poteva andare peggio.

UNO STADIO PER TUTTE LE STAGIONI

L’altro grande punto di svolta arriva nel 1990, perché è quella la stagione in cui l’ATP rimodula il calendario internazionale, inserendo Indian Wells nel programma dei cosiddetti Masters 1000. Gli anni ’90 in campo maschile sono dominati dagli americani: Courier, Chang e Sampras si spartiscono 7 titoli di fila prima che il cileno Marcelo Rios arrivi nel 1998 a interrompere l’egemonia a stelle e strisce, cui contribuisce a ridare una passata Andre Agassi nel 2001 (è l’unico suo successo californiano). L’anno prima, con la costruzione del nuovo centrale (che nel 2011 ospiterà anche il primo incontro di basket NBA all’aperto della storia), il torneo centrava un altro primato: quello stadio del tennis divenne il secondo per capienza al mondo, secondo solo all’Artur Ashe di NY. Gli sponsor fanno a gara per accaparrarsi spazi e visibilità, i giocatori segnano le date del torneo sul calendario, gli incassi aumentano a dismisura grazie anche al calore del pubblico. Non è un caso che i big del nuovo millennio decidano di darsi battaglia ogni volta se ne presenti l’occasione: Roger Federer vincerà tre edizioni di fila dal 2005 al 2007 e ne aggiungerà altre due nel 2012 e nel 2017, raggiungendo Nole Djokovic nella classifica dei plurivincitori del torneo (anche per lui ci fu una tripletta dal 2014 al 2016). Rafa Nadal ne mette tre in bacheca, mettendocene anche due in doppio. In campo femminile la competizione è molto più equilibrata, tanto che non c’è stata mai una giocatrice in grado di vincere il torneo per due anni di fila. Ma ha trovato gloria anche l’Italia, col successo di Flavia Pennetta nel 2014 in finale sulla Radwanska.

(Credits: Getty Image)

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