LA FERRARI, SCHUMI E VALEROSSI: ALL’ALBA, L’ITALIA DEI MOTORI CONQUISTÒ IL MONDO

Submitted by Anonymous on Tue, 10/12/2021 - 13:11
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Redazione
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Rimettere la sveglia all’alba è una delle operazioni più detestate da qualunque individuo popoli la vecchia e cara terra. Raramente tale gesto prova gioia o trepidazione: magari capita che ci siano giornate in cui uno non vede l’ora di aprire gli occhi, ma in generale rientrano in una casistica piuttosto limitata. Specialmente poi se il giorno selezionato e la domenica, tradizionalmente votata al riposo e a concedersi qualche ora in più di sonno. Noel Gallagher l’aveva capito già una ventina d’anni fa quando compose “Sunday Morning Call”, col titolo che non lascia troppo spazio all’immaginazione: la temutissima chiamata della domenica mattina, quella che ti tira giù dal letto quando non avresti alcun motivo per farlo, è un must che non conosce tempo. Ma ci sono state domeniche nelle quali valeva davvero la pena spalancare gli occhi e rinunciare a qualche ora di sonno. Domenica 12 ottobre 2003 è stata forse una delle più formidabili, almeno per chi ama lo sport e i motori. Perché nel breve volgere di poche ore due monumenti della velocità arrivarono a toccare vette sino a quel momento inesplorate, curiosamente facendolo dall’altra parte del mondo. Perché è in Asia che presero vita i sogni di milioni di italiani, i quali assistettero al sesto titolo mondiale di Michael Schumacher prima (nonché quarto consecutivo con la Ferrari) e al quinto titolo iridato di Valentino Rossi, il terzo filato in MotoGp. Non sarebbe stato l’apice della loro carriera, che avrebbe raccontato ulteriori titoli negli anni a venire (specie quella del Dottore). Ma quella mattina, con l’aritmetica a premiare entrambi a distanza di una manciata di minuti, nessuno se l’è più scordata.

SCHUMACHER PIÙ GRANDE DI FANGIO

Alle 7 ora italiana, in diretta da Suzuka, Rubens Barrichello scattava in pole nell’ultimo GP della stagione. Quella 2003 per la Ferrari non fu semplice come le precedenti, dominate a tal punto da chiudere i conti per il mondiale già in piena estate. Juan Pablo Montoya prima e soprattutto Kimi Raikkonen poi aveva messo seriamente a rischio il trono di Schumacher, nonostante i 6 successi stagionali del Kaiser. All’ultima gara, con una rossa tutt’altro che imbattibile, proprio il finlandese rappresentava l’unico rivale nella lotta al titolo, staccato di 9 lunghezze. Raikkonen aveva appena 24 anni ma sapeva come far correre la McLaren: aveva vinto solo una gara a inizio stagione a Sepang, poi però grazie a 6 secondi posti era stato capace di tenere aperto il campionato. La pioggia delle qualifiche scombinò i piani della Ferrari: Barrichello fece la pole quasi sull’asciutto, Schumacher sbagliò strategia e si ritrovò 14esimo. Anche Raikkonen ebbe problemi: partenza dall’8° posto della griglia, quando per lui l’unica combinazione possibile consisteva in una vittoria e nel conseguente ritiro del rivale ferrarista (a parità di punti le 6 vittorie di Schumacher sarebbero risultate determinanti). Lo scatto bruciante di Montoya al via consegnò al pilota Williams la testa della corsa, tenuta fino al nono giro quando un guasto meccanico lo costrinse al ritiro. Barrichello così, da fedele scudiero, portò a compimento la propria missione vincendo la corsa, e di fatto decidendo la corsa al mondiale: Raikkonen risalì fino alla seconda piazza, ma ciò non fu sufficiente ad effettuare il sorpasso su Schumacher, che dopo una gara pazza tra contatti e giravolte finì ottavo, accaparrandosi quel punto che pure gli sarebbe bastato anche in caso di vittoria del finlandese per garantirsi il sesto titolo della sua carriera. Una giornata storica per la Formula Uno: il tedesco superò il record di 5 titoli mondiali di Fangio che resisteva da oltre 40 anni. E la Ferrari completò la festa vincendo il quinto titolo costruttori consecutivo. Alle 8,40 del mattino le strade di Maranello si colorarono di rosso. Ma nelle case di milioni di italiani le tv passarono da Rai1 a Italia1 per godersi un altro trionfo imminente.

L’ULTIMA PERLA DEL DOTTORE TARGATA HONDA

Perché a Sepang, con semaforo verde alle 10, scattava il terzultimo GP della stagione, dominata sino a quel momento da un Valentino Rossi in grado di destabilizzare sin dalle prime gare del campionato una concorrenza nutrita, ma decisamente incapace di tenergli testa. Per questo Sete Gibernau, l’unico in grado di impensierirlo, sapeva perfettamente che le chance di rimonta nella classifica mondiale erano appese a un filo. A Rossi sarebbe bastato chiudere sul podio per completare l’opera e inaugurare i festeggiamenti di rito, un proposito per nulla intaccato da una partenza al di sotto delle aspettative (scattato in pole, si ritrovò quarto alla prima curva), cui fece seguito una rapida quanto inesorabile rimonta. Gibernau e Biaggi diedero vita a un bel duello per la seconda piazza, ma sulla linea del traguardo i flash se li prese tutti il Dottore, facendo esplodere le migliaia di persone assiepate a Tavullia davanti al maxischermo. Una vittoria mica banale: le voci di una rottura con la Honda si rincorrevano da mesi e nelle settimane successive vennero confermate dalla decisione di salutare la compagnia per accettare la proposta della Yamaha, che all’epoca non rappresentava certo la moto dei sogni. Rossi stupirà però il mondo dei motori (e non solo) andando a conquistare i successivi due titoli mondiali con la casa di Iwata, eguagliando il record di Mick Doohan che negli anni ’90 vinse 5 campionati consecutivi in sella a una Honda. E prima di congedarsi dalla Honda pensò bene di far suoi anche gli ultimi due ininfluenti appuntamenti iridati a Philip Island e Valencia.

L’APICE DI UN PERIODO MERAVIGLIOSO

Un’alba così meravigliosa il popolo dei motori non riuscirà mai più a eguagliarla: vedere due eccellenze italiane sul tetto del mondo a distanza di poche ore l’una dall’altra, come solo nei sogni dei milioni di appassionati, rappresentò forse l’apice di un movimento che avrebbe continuato a vincere, ma che alla lunga avrebbe subito l’inevitabile ritorno della concorrenza. Un evento che oggi compie la maggiore età, essendo trascorsi 18 anni dalle imprese di due leggende delle due e delle quattro ruote: ah, nostalgia canaglia…

(Credits: Getty Image)

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