SHEFFIELD FC, LA PRIMA SOCIETÀ DI CALCIO DELLA STORIA

Submitted by Anonymous on Sun, 10/24/2021 - 11:02
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Redazione
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La vittoria sul Dunston è stata un bel sospiro di sollievo. Essendo appena la seconda nelle prime 13 gare di campionato, è evidente quanto lo Sheffield FC ne avvertisse tremendamente bisogno. La classifica ancora non lascia dormire sonni tranquilli, né la quartultima posizione nella Northern East (ottava divisione inglese, pressappoco l’equivalente della Seconda Categoria italiana, anche se con un livello decisamente un po’ più alto) non rende merito a una storia che racconta qualcosa come 164 anni di onorata carriera. Già, perché lo Sheffield di cui si parla è il Football Club, da non confondere con lo United o il Wednesday, società che hanno fatto parlare di sé negli ultimi decenni nell’ambito di una rivalità cittadina tra le più sentite di tutto il Regno Unito. Eppure nessuna di loro può lontanamente avvicinarsi a ciò che rende l’FC il club più iconico del mondo anglosassone. Non tanto per i successi, visto che la bacheca di casa risulta essere alquanto scarna. Quanto per la data di nascita: il 24 ottobre 1857, lo Sheffield Dootbll Club divenne a tutti gli effetti il primo club calcistico ad aver mai visto la luce. Un riconoscimento che la FIFA assegnerà anni dopo, tanto da insignire la società del FIFA Order of Merit, riconoscimento che vanta soltanto un’altra squadra tra i suoi destinatari. Segni particolari? È bianca, è di stanza a Madrid ed è la formazione più titolata del vecchio continente.

INNOVARE PER RIVOLUZIONARE

Una serra accanto a un campo utilizzato per le partite: è di umili origini, questo Sheffield FC. In quella serra trova posto la prima sede ufficiale del club, che per un triennio si limiterà a disputare amichevoli tra i propri associati, spesso con regole adattate al momento, e inventando le formazioni in base alle situazioni quotidiane (a volte i giocatori dalla A alle L contro quelli dalla N alla Z, altri volti commercianti contro artigiani, e via dicendo). Solo nel 1860 andrà in scena il primo vero scontro al di fuori dei propri confini, avversario l’Hallam, nato da una costola di una società di cricket. Ma già un paio d’anno più tardi nei dintorni della cittadina dello Yorkshire c’erano una quindicina di squadre pronte a darsi battaglia, sempre rifacendosi alle cosiddette Sheffield Rules, ovvero le regole di gioco codificate qualche anno prima da due soci del club, vale a dire William Prest e Nathaniel Crestwick. Le loro innovazioni portarono grandi benefici e diedero a quel gioco ancora rudimentale la possibilità di svilupparsi e di offrire regole chiare e precise: tra le varie cose fu loro l’idea di introdurre la traversa di legno (che prima era limitata a un cordino tra i due pali della porta), la regola del fuorigioco e la rimessa laterale con le mani. Anche il modo di giocare era particolarmente innovativo: in un’amichevole disputata a Londra nel 1975, i sostenitori locali rimasero stupiti nel vedere giocatori colpire la palla di testa, cosa che non accadeva nelle abitudini del calcio londinese. Quelle regole vennero ben presto vennero codificate dalla Football Association, cioè la federazione nazionale, nella quale a partire dal 1863 confluì anche lo Sheffield FC. Vent’anni dopo, però, le cose avrebbero già preso tutta un’altra piega.

LA VOCAZIONE AMATORIALE

“The world’s first football club”.

Il motto campeggia in più parti del Coach and Horses Ground, l’attuale campo da gioco della società rossonera, con la maglia rigorosamente a scacchi come la prima divisa indossata nel lontano 1857. L’orgoglio di essere stati i primi a dare calci a un pallone stride un po’ con la storia di un club che non è mai riuscito a sfondare nei piani alti del calcio britannico, pur essendo partito evidentemente da una posizione di forza rispetto alla concorrenza. Ma il tutto da ricondurre a una precisa scelta fatta dalla dirigenza del club ne 1885: con l’avvento del professionismo, tenere testa alle nuove realtà nate negli anni precedenti (vedi Aston Villa, Nottingham Forest e Notts County) risultava sempre più complicato e lo Sheffield FC pretese di dividere la sezione delle formazioni professionistiche da quelle amatoriali. Una scelta cui il club è rimasto fedelmente legato fino a giorni nostri, navigando sempre nelle leghe minori, ma con inalterata passione e senso di appartenenza. La vittoria nella FC Cup Amateur 1903-04 è l’unico trofeo a carattere nazionale finito nella bacheca rossonera. Tra gli anni ’70 e l’inizio del nuovo millennio sono arrivati altri successi nelle serie minori, con quattro campionati vinti e altrettante coppe conquistate.

TORNARE ALLE ORIGINI, GUARDANDO AL FUTURO

Ma più delle vittorie, è il fascino che emana la storia a parlare per lo Sheffield. Che quando ha festeggiato 100 anni ha portato in tribuna il principe Filippo, mentre per i 150 anni s’è regalato la presenza di Pelè e due amichevoli di lusso contro Inter e Ajax. Oggi il proprietario Richard Tims, che ha sposato appieno la filosofia del club, innamorandosi perdutamente della sua storia così romantica, sta cercando di offrire il giusto onore ai 164 anni di storia rossonera. Viste le difficoltà logistiche di arrivare a Dronfield, sobborgo fuori città e non troppo servito dai mezzi pubblici, ha pensato bene di riportare il club a giocare a Olive Grown, il campo dove lo Sheffield disputò le prime partite, e creare un impianto moderno che renda onore alla sua storia ultracentenaria. E spingendosi ancora più in là fino a sperare di ospitare entro 30 anni il campionato mondiale degli amatori. Perché l’FC sarà sempre sinonimo di divertimento: al bando i milioni, lì si rincorrono solo sogni e palloni.

(Credits: Getty Image)

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