ITALRUGBY-ARGENTINA 16-37, MALE GLI AZZURRI CHE SI SFALDANO PRESTO

Submitted by Anonymous on Sat, 11/13/2021 - 17:04
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Redazione
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Quando i Pumas decidono di affondare, l’Italia puntualmente va in apnea. E non è certo il segnale che Kieran Crowley desiderava ricevere dopo quanto di buono fatto vedere contro la settimana precedente contro gli All Blacks. Perché a Treviso, contro l’Argentina, è stata un’Italia ben diversa da quella ammirata all’Olimpico: fallosa, imprecisa, sofferente in touche, insomma l’opposto di quella che per mezzora aveva tenuto a zero i maestri neozelandesi. Gli argentini, col tempo, lo sono diventati a modo loro e nel test match disputato nella culla del rugby nazionale è arrivata una lezione di cui fare tesoro. Che a detta di alcuni non rappresenta un passo indietro, ma certamente fa riapparire vecchi fantasmi che solo sette giorni prima parevano essersi dissolti.

TOUCHE DA DIMENTICARE, METE FACILI PER GLI AVVERSARI

Hanno sbagliato tanto, gli azzurri, concedendo 5 mete a un avversario che di aiuti proprio non ne aveva alcun bisogno. È evidente come la frequentazione con il meglio che l’emisfero australe può offrire abbia consentito ai Pumas di diventare una nazionale di assoluta qualità, benché reduce da una striscia tremenda di 7 sconfitte. L’Italia, che sperava di poter ripetere soprattutto a livello fisico la prova contro gli All Blacks, ha deragliato in fretta contro il gioco al piede degli argentini, scappati sul 17-0 grazie alle mete di Kremer e Gonzales, entrambe trasformate da Boffelli (che ha messo dentro anche un piazzato). La fiammata azzurra di fine primo tempo, con i due calci di punizione trasformati da Garbisi, ha rimesso in piedi un’Italia che ha perso però l’occasione per mettere pressione agli avversari in avvio di secondo tempo, subendo una meta evitabile (quella di Moroni, scappato al largo dopo un veloce ribaltamento di campo) e illudendosi quando Varney ha realizzato l’unica meta italiana di giornata (nonché la prima dell’era Crowley), culmine di una fase del match nel quale gli uomini di Ledesma sono sembrati accusare la fatica, un po’ sulla falsariga di quanto accaduto la settimana precedente a inizio ripresa contro la Francia. Ma stavolta il copione ha preso tutt’altra piega: l’infortunio di Riccioni toglie all’Italia una pedina di strategica importanza, e nonostante Garbisi abbia accorciato il gap a soli 8 punti, in pochi minuti i Pumas hanno allungato nuovamente grazie alla meta di Cordero, al piede di Sanchez (al solito chirurgico) e alla meta conclusiva di Facundo Bosch per il 37-16 finale.

“NON È STATO UN PASSO INDIETRO”

Il gioco al piede, come parso subito evidente in presa diretta, è stata la chiave con la quale l’Argentina ha costretto l’Italia a snaturare se stessa e quanto aveva messo in mostra contro gli All Blacks.

Ci sono molte cose che non hanno funzionato – ha commentato Crowley – a cominciare dal gioco aereo e al piede. Aver perso le prime tre rimesse laterali ci ha tolto fiducia, e sicuramente di cose da analizzare ne abbiamo più d’una. Abbiamo subito tre mete evitabili, tutte nate da calci dai 22 avversari, il che testimonia la fatica che abbiamo fatto nelle letture di gioco. Chiaro che l’Argentina ci è stata superiore, ma noi dobbiamo crescere anche tatticamente e muovere meglio il pallone quando ne abbiamo l’opportunità di farlo. Abbiamo bisogno di fare esperienza e imparare a reagire nelle difficoltà.

Il coach neozelandese imputa al gap tecnico l’attuale differenza tra le due nazionali:

Più che legato alla fisicità, credo che il nostro sia un problema di natura tecnico-tattica. A volte calciamo troppo lontano e concediamo tempo agli avversari per organizzarsi.

Concetto ripreso anche dal capitano Michele Lamaro:

Abbiamo avuto l’impressione di poter restare aggrappati al match in più momenti, ma ogni volta i Pumas sono stati bravi a trovare il modo per farci male. La meta presa dal drive ha chiuso i giochi, ma fino a una decina di minuti dalla fine eravamo ancora in partita. Dobbiamo lavorare tanto sull’unione di squadra, sulla capacità di essere sempre precisi e aggressivi al punto giusto. Sicuramente bisogna imparare ad essere più dominanti in molte zone d’attacco, non solo nei 22 avversari. C’è tanto da fare, ma no, non è stato un passo indietro rispetto alla gara dell’Olimpico.

Sabato prossimo, a Parma contro l’Uruguay, Crowley si aspetta di vedere però qualcosa di più, al di là di un risultato da portare a casa per il ranking e il morale.

(Credits: Getty Image)

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