CRISI LAKERS, IN ATTESA DI LEBRON I COMPAGNI NON TENGONO BOTTA

Submitted by Anonymous on Tue, 11/16/2021 - 15:29
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

Lakers, abbiamo un problema. Anzi no, forse ne abbiamo più di uno. Una cosa è certa: non era questo, nelle intenzioni, l’inizio di stagione che LeBron e compagni avevano immaginato. La rivoluzione estiva che ha portato alla corte del Re numerosi sudditi, da Russel Westbrook a Carmelo Anthony, da Rajon Rondo a Kent Bazemore,  sin qui non ha pagato dividendi, complici però anche e soprattutto i guai fisici di James, costretto a saltare le ultime 7 gare disputate dai gialloviola (3 vinte e 4 perse, l’ultima stanotte contro Chicago) e non ancora certo di poter rientrare nelle prossime due partite contro Bucks e Celtics, prime due tappe di un viaggio di 5 trasferte che prevede anche le sfide con Pistons, Knicks e Pacers. Viaggerà con la squadra, Lebron, cercando di capire come potersi rendere utile in un momento abbastanza complicato dell’annata Lakers, con coach Vogel alle prese con tanti pensieri e la necessità di non perdere troppo terreno rispetto alla testa della Western Conference.

NERVOSISMO E DIFESA COLABRODO

Un record di 8 vinte e 7 perse non è necessariamente da buttare, specie se la franchigia in questione milita nel selvaggio west. Chiaro però che l’andamento di inizio stagione dei Lakers è tale da porre all’attenzione più di una domanda. Intanto: LeBron a fine dicembre va per le 37 primavere, ma rimane il punto focale di ogni fortuna legata al mondo losangelino. Anthony Davis è un secondo violino coi fiocchi, anche se ogni tanto è solito perdersi: stanotte ha rimediato un’ingenua espulsione lasciando i compagni sotto di 20 punti a metà del terzo quarto. Il motivo? Ha protestato in mondovisione contro l’arbitro, reo di aver fatto riprendere il gioco nonostante lui fosse a terra ad allacciarsi una scarpa, che gli era uscita durante il possesso precedente. Evidentemente ha esagerato con le parole, Davis, tradendo un nervosismo che pure era già venuto fuori il 23 ottobre scorso, quando durante un time out per poco non era venuto alle mani con Dwight Howard nel corso della gara persa con i Phoenix Suns. Su di lui ricadono anche le colpe di un sistema difensivo che vede i Lakers lontani dalle attese di inizio torneo: sono oltre 114 i punti di media concessi agli attacchi avversari, numeri che proiettano la squadra tra le ultime come rendimento difensivo, al pari di formazioni come Houston o Detroit che non hanno alcuna prospettiva a breve termine, se non quella di sperimentare in vista di tempi migliori (e possibilmente avere una buona chiamata al draft).

I BLACKOUT DEL TERZO QUARTO

Sono divenuti ormai ricorrenti i blackout a partita in corso, specie nel terzo quarto. Prendete la gara con i Bulls, peraltro reduci da un’altra partita giocata la sera prima sempre a Los Angeles (vinta contro i Clippers): il 25-37 incassato dopo l’intervallo conferma ancora una volta la difficoltà di tenuta mentale di una squadra che ha il vizio di smarrirsi troppo facilmente (clamoroso il 12-40 incassato da Minnesota qualche sera prima), e che manca di una guida sicura nei momenti più delicati. Westbrook per ora ha tradito: viaggia poco sotto i 20 punti di media a partita, ma non ha saputo inserirsi all’interno di un sistema che da lui pretende tanto. E mentre gli scettici della prima ora già puntano il dito sulla mossa estiva del front office (che non ha fatto mistero di essere andato su RW dopo aver capito che Lillard non era raggiungibile), c’è chi prova a scagionare l’ex Wizards (che da quando l’hanno lasciato partire stanno volando a Est) dando la colpa dei suoi inciampi alla mancanza di compagni in grado di esaltarne le caratteristiche. Resta però innegabile che da Westbrook per primo Vogel si aspetti di più, specie adesso che non c’era James.

MENO TIRI, MENO PRECISIONE

Vogel aveva annunciato a inizio stagione che ci sarebbe stato da pazientare e da sperimentare. I continui cambi di quintetto, non sempre dettati da problemi fisici, hanno finito per confondere le idee a tanti suoi ragazzi. Tolto Horton-Tucker, forse l’unica vera nota lieta di inizio stagione (e con lui anche Austin Reaves, di fatto il sostituto di quell’Alex Caruso che nel giorno del ritorno allo Staples è stato osannato dai suoi ex tifosi), nessun giocatore dei Lakers ha saputo migliorare le sue stats in carriera nelle prime 15 gare stagionali. E tutti hanno lasciato qualcosa: James finché è stato in campo ha limitato molto il suo raggio d’azione, rinunciando anche a parecchi tiri rispetto alle abitudini. Davis ha provato a specializzarsi nelle conclusioni dal mid range, ma vedendo crollare le percentuali nelle ultime uscite. E soprattutto dall’arco, i Lakers sono fuori dalla top ten per percentuali di realizzazioni (viaggiano col 35,3%). Il problema per Vogel è che le cinque gare esterne che attendono la truppa rischiano di vedere aumentare le crepe di una difesa che continua a mostrarsi fragile, in attesa che il ritorno di LeBron finisca per ridare nuovo impulso ai compagni. Di tempo per recuperare ce n’è a iosa, ma a Los Angeles la fretta, più che cattiva consigliera, è una fedele e sgradita compagna di viaggio. E troppe brutte figure alla lunga lasciano il segno.

(Credits: Getty Image)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Basket