RISSA STEWART-LEBRON: ANCHE IL RE PERDE LA PAZIENZA

Submitted by greta.torri on Mon, 11/22/2021 - 11:18
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Redazione
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Quattro anni dopo, LeBron James ha sentito di nuovo la frase più temuta da ogni cestista sulla faccia della terra. “You’re ejected”, sei fuori, sei espulso, insomma, prendi le tue robe e tornatene negli spogliatoi. Era accaduto una volta soltanto in 18 lunghi anni di carriera: 29 novembre 2017, maglia dei Cleveland Cavs, ospiti dei Miami Heat (con qualche buona ruggine ancora in corso) e una gara in carrozza a poco più di 3’ dalla fine del terzo quarto, con i Cavaliers avanti di 23 punti. Allora fu l’ennesima fallo non fischiato a favore dopo una penetrazione a canestro a farlo uscire dai gangheri. Era James contro gli uomini vestiti Foot Locker, con tutto il mondo attorno a guardare. Stavolta no, stavolta The Choosen One l’ha fatta grossa: ha colpito a un occhio il “povero” Isaiah Stewart, nel tentativo di liberarsi per andare a prende un rimbalzo dopo un tiro libero. E lo ha fatto infuriare, facendogli uscire sangue dall’arcata sopraccigliare e costringendo poi una trentina di uomini a riportare la pace sul parquet. Mentre lui se ne stava beato in un angolino a osservare la scena, quasi a sentirsi immediatamente responsabile di tutto quel caos generato.


UN TAGLIAFUORI TROPPO ENERGICO


La NBA, quando accadono cose simili, non ci va giù per il sottile. E con LeBron s’è mostrata inflessibile: il movimento del braccio sinistro è troppo sospetto, la sensazione che volesse far male all’avversario (anche se certi contatti al rallentatore assumono tutt’altro significato) è abbastanza palese. Anche se James, che compirà 37 anni tra poco più di un mese, sa riconoscere se un contatto sia troppo duro e possa finire per destare sospetti. Invano, non appena accortosi della gravità della situazione, ha provato a tendere una mano a Stewart, cercando di scusarsi. Ma la reazione del giocatore di Detroit è stata di tutt’altro avviso: appena si è rimesso in piedi, un po’ frastornato dalla botta ricevuta, lo ha affrontato a muso duro, richiamando attorno a sé una schiera di compagni che intuendo la mal parata hanno subito provato a portarlo via dal numero 6 in maglia viola. Che ancor più intelligentemente (l’esperienza insegna), dopo aver capito che non c’era modo di risolvere la cosa pacificamente, si è sfilato e s’è allontanato da capannello che nel frattempo era andato formandosi. Per una volta il Re è sceso dal palco, lasciando la scena a al furiosi Isaiah.


L’IRA FUNESTA DEL PELIDE STEWART


Capita a volte che un giocatore, in trance agonistica, finisca per non riuscire a contenere le proprie reazioni. È il caso di Stewart, subito deciso a farsi giustizia da solo, nonostante a braccarlo ci fossero almeno una dozzina tra compagni (Cade Cunningham su tutti), assistenti e personale dello staff dell’arena. E dopo un primo tentativo bloccato abbastanza facilmente, quando le acque parevano essersi calmate ecco che il giocatore dei Pistons ha provato nuovamente a farsi largo tra la folla, venendo però nuovamente fermato e portato quasi nei pressi degli spogliatoi. Ed è lì che Stewart ha colto nuovamente tutti in castagna: dopo aver urlato al mondo “fuck off” una decina di volte ed aver allargato le braccia come a dire “va bene, mi fermo”, non appena s’è visto lasciare un po’ più di spazio è ripartito come una fionda, saltando il primo ”muro di difensori” e arrivando vicino a Westbrook (che tenendo fede alla sua fama non ha mancato di aizzare il fuoco sotto la cenere, tanto da prendersi un tecnico per non aver immediatamente contribuito a pacificare la situazione), costringendo ancora una volta Cunningham a placcarlo per evitare guai peggiori. E mentre ciò accadeva Cory Joseph, provando ad anticipare le mosse del compagno, aveva pensato bene di andare nei pressi della panchina dei Lakers, che hanno guardato a quella mossa con sospetto, mentre gli arbitri hanno lodato quell’eccesso di prevenzione. Solo allora, col volto sanguinante e scortato da 6 persone tra compagni e tecnici, Stewart s’è convinto a tornare negli spogliatoi. Non senza però regalare l’ultima perla: appena dentro al tunnel, s’è divincolato vorticosamente ed è scappato di corsa verso il locker room. Dal momento del contatto con LeBron erano trascorsi già 2 minuti, di certo i più lunghi e concitati della carriera del giovane centro di Detroit.


E SE FOSSE LA SCOSSA CHE SERVIVA AI LAKERS?


Il cattivo della storia, però, a conti fatti rimane James. Che ha certamente esagerato nel tentativo di effettuare un tagliafuori peraltro inutile, visto che il libero di Grant era andato a segno. Una macchia nella storia quasi ventennale del Re, che ha collezionato la seconda espulsione in carriera, e forse nel modo più inusuale possibile. Sulle qualità morali e la correttezza di LeBron negli anni garantito in tanti. L’ultimo, pochi minuti dopo la fine del match di Detroit (che i Lakers hanno vinto con una gran rimonta nel quarto quarto, orfani del loro faro guida), Anthony Davis: “Tutti sanno che James non è un giocatore che gioca sporco. Si è trattato di un gesto accidentale, anche se aveva intuito subito di aver sbagliato, tanto da tendere immediatamente la mano all’avversario. La cui reazione mi ha sorpreso: in 10 anni a questi livelli, mai mi era capitato di vedere una reazione simile. Ma pur di difendere un nostro fratello saremmo stati pronti a tutto”.
Coach Vogel è andato oltre: “Episodi come questi possono cambiare l’inerzia di una stagione. Vedere tutti i ragazzi attorno a James dopo essere stato espulso in circostanze così strane è stato un bel segnale, tanto quanto la reazione che hanno avuto nel voler andare a vincere una partita molto complicata”.


SQUALIFICHE E MULTE IN ARRIVO


Nell’assistere alla scena, a qualcuno è tornata in mente un’altra rissa epica, quella del 2004, sempre a Detroit, che vide protagonisti Pistons e Pacers (la famosa “Malice at the Palace”, con ben 9 giocatori squalificati per complessive 146 partite saltate e quasi 11 milioni di dollari di compensi non erogati). Ma è evidente come ogni paragona è da considerare fuori luogo, data semmai la particolarità della situazione creatasi nella notte italiana. Di sicuro, sia James che Stewart non se la caveranno solo con una lavata di capo e qualche milione di visualizzazioni sui social: per loro è in arrivo almeno una giornata di squalifica a testa (nel caso di Stewart forse anche più d’una), oltre a un’ammenda. Resta innegabile il fatto che l’avvio di stagione dei Lakers è molto più complesso e movimentato del previsto: la vittoria in rimonta ha permesso almeno a Vogel di allontanare lo spettro di una crisi di risultati che cominciava ad alimentare dubbi e perplessità, anche se la prestazione offerta dalla squadra fino al momento della rissa è tale da indurre a pensare che i problemi siano tutt’altro che spariti. LeBron, invece, ha aggiunto un altro capitolo alla sua quasi ventennale parabola cestistica: la seconda espulsione in 1.583 partite NBA disputate è pur sempre un qualcosa da tramandare ai posteri.

(Credits: Getty Images)

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