CONTE, AMBIZIONE MA NON SOLO. PERCHE' IL TOTTENHAM?

Submitted by marco.dimilia on Mon, 11/29/2021 - 09:41
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La sconfitta di giovedì sera in terra slovena ha causato il primo stop per il Tottenham di Antonio Conte, arrivato contro il Mura, una formazione tutt’altro che temibile per i londinesi, visto che occupa la posizione più bassa nel ranking Uefa fra le società presenti nelle coppe europee 2021/22. Il gol storico di Marosa al quarto minuto di recupero, oltre all’ingenua espulsione di Sessegnon alla mezz’ora del primo tempo, hanno costretto gli Spurs a riflettere sulle fondamenta del progetto sposato dal tecnico italiano appena tre settimane fa. Il Presidente Levy sta cercando di compiere lo step che separa un’ottima squadra da un top club, ambizione mai nascosta da quelle parti, che tecnici come Pochettino e Mourinho non sono riusciti a compiere. La rosa è giovane, così come gli investimenti effettuati in estate da Paratici, neo Direttore Sportivo: Gollini, Romero, Emerson Royal e Bryan Gil sono giocatori di talento ma con scarsa esperienza internazionale, che è notoriamente conosciuta come la peculiarità che fa fare il salto di qualità alle squadre. E l’allenatore italiano lo sa bene, vedesi la scelta degli acquisti di Vidal e Kolarov nell’ultima stagione nerazzurra. Un progetto a lungo termine iniziato oltre dieci anni fa, con zero trofei e una finale di Champions League persa all’attivo, che sembra non arrivare a completarsi mai. La domanda sorge spontanea a chi conosce la filosofia di Conte, perchè accettare un incarico così lontano dalla sue idee?

L’ambizione di Antonio Conte

Così Conte ai microfoni di Sky Sport dopo la sconfitta contro il Mura di giovedì sera:

Ci sono tanti giovani e sappiamo che devono essere aspettati, lungo il percorso possono esserci degli errori. Ma ho accettato il lavoro al Tottenham e sapevo di andare incontro a una grande sfida per me e per la mia carriera. Questa sconfitta, quindi, non tocca il mio orgoglio, l’unico obiettivo resta migliorare la squadra e portarla a un buon livello, ma serve tempo e anche i nostri tifosi devono essere pazienti.

Ecco quindi che portare gli Spurs a livello di un top club europeo, obbiettivo fallito da altri illustri colleghi, è una motivazione molto valida per l’allenatore pugliese.

Le promesse: visione e strutture

L’ambizione non è però sufficiente per attirare Conte. Levy lo sapeva e, nonostante l’affondo di quest’estate respinto dall’allenatore italiano in quanto ancora emotivamente provato dal biennio scudettato all’Inter, ha fatto breccia nel cuore dell’ex Juventus grazie ad una parola fondamentale: visione.

Quando il presidente Levy mi ha cercato la prima volta a giugno, l’avevo ringraziato ma non me l’ero sentita. Avevo bisogno di staccare la spina. Ma quando Levy è tornato alla carica mi ha convinto dimostrando di volermi a tutti i costi. Nel suo progetto ho percepito la visione. Una parola a me molto cara

ha chiosato Conte all’arrivo a Londra, lanciando anche una frecciatina non troppo velata indirizzata alla società nerazzurra. Gli stimoli arrivano anche dall’ambiente di lavoro, sicuramente un fattore fondamentale per permettere ad un allenatore di esprimere al meglio le proprie idee:

Dallo stadio che è un gioiello di modernità e comfort, costato un miliardo di euro, a un centro sportivo da restare a bocca aperta: senza dubbio il migliore che io abbia mai visto.

Le sfide in Premier League

Recuperando una parte dell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport poco dopo il suo annuncio alla guida del Tottenham, si evince come il calcio inglese vissuto alla guida del Chelsea abbia lasciato ottimi ricordi nella mente di Conte:

Solo il fascino della Premier League poteva convincermi a tornare in pista così presto. […] L’obiettivo è “essere all’altezza dei top club della Premier. Ci sono colossi come i due Manchester, il Chelsea e il Liverpool, ma anche società ricche e ambiziose come Everton, Arsenal, West Ham. In tanti hanno voglia di investire in Inghilterra, vedi il Newcastle.

Competere nel campionato dei migliori per dimostrare di essere il migliore. Classico esempio della mentalità vincente di Conte, il quale conosceva perfettamente la difficoltà della sfida:

Non ho mai fatto scelte comode, ma questa è certamente la più difficile e per questo anche la più stimolante.

(Credits: Getty Images)

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