IL FUTURO DEL TENNIS ITALIANO

Submitted by marco.dimilia on Thu, 12/02/2021 - 09:12
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Redazione
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L’orizzonte non è mai stato così sereno. Anzi, l’orizzonte non è mai stato così azzurro. Perché se il 2021 ha lasciato qualcosa in dote al tennis italiano, di sicuro è la sensazione di poter puntare negli anni a venire su un movimento destinato a far parlare di sé. Una crescita esponenziale di cui nessun altro paese al mondo ha goduto da 12 mesi a questa parte, con due giocatori nella top ten (solo la Russia sin qui ha saputo far meglio) e una nidiata di giovani talenti pronti a fare il definitivo salto di qualità. Un cambio copernicano rispetto alle abitudini del recente passato, quando il settore maschile arrancava a differenza di quello femminile, florido come non mai. Ora che il quadro s’è ribaltato, la speranza del movimento è di continuare a scalare posizioni e cercare di fare dell’Italia una potenza a livello internazionale. Per quanto detto dal 2021, un proposito decisamente sulla strada giusta.

BERRE, ADESSO È L’ORA DELLA CONFERMA

 

Il faro della next gen a tinte azzurre non può che essere Matteo Berrettini. Al quale solo l’infortunio ai muscoli addominali rimediato nel corso del match con Zverev alle Nitto ATP Finals ha negato la possibilità di lottare ad armi pari con i migliori tennisti al mondo, oltre a impedirgli di prendere parte alla Coppa Davis. Il suo 2021 è stato a dir poco esaltante: due tornei vinti (Queen’s e Belgrado), due finali perse contro Zverev (a Madrid) e soprattutto Djokovic a Wimbledon, ulteriori due quarti di finale al Roland Garros e agli US Open (sempre battuto da Djokovic), il best ranking in carriera, con il settimo posto al mondo che di fatto gli ha consentito di migliorare quanto fatto alla fine del 2019, quando chiuse ottavo (a fine 2020 era decimo). La costanza di rendimento è stata il suo forte, unito a una crescita anche a livello mentale che gli ha permesso di rendere al meglio nei tornei sull’erba e soprattutto di mostrarsi competitivo anche sul veloce. Compirà 26 anni il prossimo 12 aprile e nel 2022 andrà a caccia di conferme, certo di avere davanti a se ancora molti anni ad alti livelli.

SINNER, MOLTO PIÙ DI UN SEMPLICE PREDESTINATO

 

Jannik Sinner ha dalla sua la carta d’identità (ha compiuto 20 anni il 16 agosto scorso) e una tecnica sopraffina, unita a una mente che sembra essere uscita da un computer. È certamente il talento più puro e precoce che il tennis di casa nostra abbia conosciuto dai tempi di Nicola Pietrangeli, perché ritrovarsi così giovane nella top ten è un privilegio di cui nessun altro italiano (nemmeno Panatta) ha potuto godere. Rivelatosi nelle Next Gen Finals del 2019, dopo il break per la pandemia l’altoatesino ha letteralmente cambiato marcia, arpionando la top ten mondiale dopo un’annata nella quale ha conquistato 4 finali (i 250 di Melbourne, Sofia e Anversa e soprattutto il 500 di Washington), gli ottavi agli US Open, la finale nel Masters 1000 di Miami e soprattutto la partecipazione, subentrando come riserva, alle Nitto ATP Finals, conquistando anche un netto successo su Hurkacz e facendo tremare il numero 2 al mondo Medvedev, che lo ha battuto solo al terzo set. Sinner è certamente un predestinato, di quelli che con gli enfant prodige Alcaraz e Korda potrebbe seriamente raccogliere l’eredità dei Fab 3. Già personaggio di culto tra gli appassionati, ha un decennio davanti per riscrivere la storia della racchetta tricolore.

SONEGO VUOL TROVARE CONTINUITÀ

 

Lorenzo Sonego non è più un giovanotto di primo pelo (ha festeggiato 26 anni a maggio), ma sta conoscendo l’età della maturità sportiva dopo anni di risultati ondivaghi. Nel 2021 ha dimostrato di poter ambire seriamente a un ruolo da prim’attore sulla scena internazionale: numero 27 mondiale dopo essere arrivato fino alla 21, ha confermato quanto di buono mostrato nella parte conclusiva del 2020, quando raggiunse gli ottavi al Roland Garros (quest’anno li ha conquistati a Wimbledon), vincendo un torneo ATP 250 a Cagliari e poi cedendo in finale sull’erba di Eastbourne a De Minaur. Gran combattente, abituato a giocare da fondocampo, nel tempo ha saputo migliorare sia il rovescio sia che la discesa a rete, mostrando una varietà di colpi tale da proporlo come uno dei giocatori più completi della sua generazione. La sconfitta in Davis contro Gojo, decisiva per sancire l’eliminazione dell’Italia contro la Croazia, gli ha fatto chiudere l’anno con un cruccio, ma dovrà servirgli da sprone per ripartire ancora più forte dopo la pausa di fine anno. Per lui vale quanto detto per Berrettini: l’età della maturità lo attende con impazienza.

L’ALTRO LORENZO, MAGNIFICA RIVELAZIONE

 

Altra gemma preziosa dello scacchiere azzurro, Lorenzo Musetti è un altro di quei giocatori destinati a un avvenire luminoso. Classe 2002, si è messo in luce negli anni in cui ha disputato i tornei Juniores in giro per il mondo (conquistando anche l’Australian Open 2019), vivendo la prima vera annata da pro nell’anno appena concluso, dove ha raccolto due semifinali a Lione e Acapulco, oltre ad aver centrato alcuni record di precocità (è il più giovane italiano ad aver centrato un ottavo di finale in un Masters 1000 e una semifinale negli ATP 500) e aver battuto il primo top ten della sua giovane carriera, vale a dire l’argentino Schwartzman. Al Roland Garros ha raggiunto gli ottavi, piegato non senza difficoltà da Djokovic (e dal mal di schiena). Rispetto a Sinner deve ancora maturare a certi livelli, ma ha estro, talento e fantasia da vendere. E può davvero diventare il crack della stagione che verrà, partendo dall’attuale posizione 59 nella classifica ATP. Provare per credere.

DENTRO I CENTO, CON LICENZA DI STUPIRE

 

Alla 62 c’è Gianluca Mager, classe 1994, che nel 2021 è cresciuto ulteriormente dimostrando di essere entrato in una nuova dimensione dopo aver già fatto vedere buone cose tra il 2019 (quando vinse quattro tornei Futures) e il 2020, sconfitto da Garin all’Open 500 di Rio de Janeiro. Stefano Travaglia a 30 anni ha trovato il suo posto all’interno del tennis che conta: la prima finale ATP conquistata in carriera, persa sul cemento di Melbourne contro Sinner, lo ha fatto rimbalzare nei primi 100 al mondo (a fine anno è 74), corroborata anche dal successo nel Challenger di Sibiu (Romania) di inizio ottobre, battendo in finale Kokkinakis. Per un pelo dentro la top 100 mondiale c’è finito anche Marco Cecchinato, classe 1992, specialista della terra rossa, che pur perdendo qualche colpo rimane sempre un buon punto di riferimento per il movimento, non vivendo di rendita con la semifinale conquistata al Roland Garros nel 2018, sconfitto da Thiem.

 

L’ESEMPIO DI FOGNINI, LE SCOMMESSE DI DOMANI

 

Se vi state chiedendo perché in questa speciale classifica non c’è Fabio Fognini, beh, non stupitevi troppo: Fogna è ancora un signor giocatore, magari meno esplosivo e continuo rispetto a un paio di anni fa, ma sulla terra rossa duro da digerire per chiunque. Classe 1987, il ligure non può rappresentare concretamente il futuro del tennis tricolore, pur rimanendo un caposaldo nel presente. Il futuro, quello a lungo raggio, ha allora il volto di Flavio Cobolli, classe 2002, figlio d’arte (papà Stefano fu un discreto giocatore, arrivato alla numero 236), che in soli 9 mesi ha scalato oltre 600 posizioni del ranking mondiale, perdendo due finali Challenger tra cui una contro il sorprendente argentino Cerundolo. Cobolli è oggi numero 243 al mondo, ma con ampi margini di miglioramento. Lo stesso dicasi di Luca Nardi, classe 2004, pesarese doc e in grado di scalare oltre 400 posizioni nell’anno solare (oggi è 440 al mondo) grazie ai tre torni ITF messi in bacheca (Genova, Perugia e Madrid). Giulio Zeppieri, numero 328, per poco non soffiò all’amico Musetti la possibilità di partecipare agli Internazionali d’Italia, e viaggia ora verso un’ascesa destinata a portarlo in fretta nella top 100.

LE RAGAZZE NON POSSONO RESTARE A GUARDARE

 

A tutto questo ben di Dio, come detto, fa da contraltare un movimento femminile che tolta Camila Giorgi fatica a ingranare. Non che manchino atlete in grado di fare strada: da Martina Trevisan a Jasmine Paolini, da Elisabetta Cocciaretto a Lucia Bronzetti, di materiale sul quale poter lavorare ce n’è a sufficienza. Il ricambio generazionale dopo i fasti dell’epoca d’oro di Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani fatica a manifestarsi, anche un po’ appannato dai propositi di grandeur dei maschi. Il 2022 potrebbe però regalare qualche gradita sorpresa, auspicando di fare del movimento italiano un must a 360 gradi a livello internazionale.

 

(Credits: Getty Image)

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