LEO MESSI PALLONE D’ORO: TUTTO COMINCIÒ IL 1° DICEMBRE 2009

Submitted by marco.dimilia on Thu, 12/02/2021 - 09:15
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Leo Messi aveva 22 anni il 1° dicembre 2009, il giorno in cui vinse il primo Pallone d’oro della propria carriera. Quel giorno non ci furono polemiche, nessuno gridò allo scandalo: Messi era stato indiscutibilmente il miglior giocatore di quell’anno solare e si avviava a contendere, partita dopo partita, gol dopo gol, stagione dopo stagione, il titolo di miglior calciatore al mondo a Cristiano Ronaldo.

MESSI PALLONE D’ORO 2009: LA CONSACRAZIONE DI UN FENOMENO

Quando Messi vince il primo Pallone d’oro, si è affacciato già da tempo al grande calcio, al punto da aver vinto una Champions League, nel 2006, seppur non da protagonista, e aver partecipato al Mondiale nello stesso anno. Ma la consacrazione di quello che era sembrato a tutti un autentico fenomeno avviene proprio nel 2009, quando cioè Pep Guardiola viene promosso in prima squadra al Barcellona. Sembra un azzardo, è l’inizio di un’era scandita immediatamente dai trionfi. Liga, Champions League, Copa del Rey. In primavera arriva il Triplete, il primo della storia blaugrana, Poi, con la nuova stagione, ecco Supercoppa di Spagna, Supercoppa europea e Mondiale per Club. È l’en-plein, l’apoteosi assoluta. Del Barça e di Messi.

MESSI PALLONE D’ORO 2009: IL TIMBRO SULLA STORIA CONTRO RONALDO

Messi gioca ancora ala destra, se così si può dire, nel 2009, o almeno lo fa per quasi tutto l’anno, come vedremo: non è Guardiola a inventare l’utilizzo degli esterni a piede invertito, ma accetta volentieri l’evoluzione del calcio e Leo lo ripaga, anche perché a 22 anni non si limita a segnare, regalare assist,chiedere il pallone e andarselo a prendere, ma partecipa attivamente all’asfissiante pressing alto di una squadra che gioca un calcio divino, con lui, Henry ed Eto’o che si scambiano continuamente posizione. Così, non è ancora il Messi da un gol a partita delle stagioni successive, ma nel 2009 sarà comunque il miglior marcatore della squadra con 38 reti complessive, perché Eto’o segna più di lui in campionato (30 contro 23), ma Leo è il capocannoniere della Champions League con 9 reti. L’ultima, ovviamente, è quella che più delle altre passa alla storia, perché la segna in finale, all’Olimpico di Roma, contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo campione in carica: ironia della sorte, la segna di testa, lui che è alto 169 centimetri e da piccolino aveva problemi di crescita.

MESSI FALSO NUEVE: L’INVENZIONE DI GUARDIOLA

La trasformazione di Messi da numero 10 in attaccante vero e proprio è graduale, ma ha uno spartiacque: il 2 maggio 2009. Quel giorno, come raccontò lo stesso Leo, Guardiola lo chiama in ufficio e gli spiega come intende battere il Real Madrid al Bernabeu nella gara che può di fatto consegnare in anticipo la Liga al Barça: farlo giocare falso 9 con Eto’o e Henry larghi. Finisce 6-2 e Messi segna una doppietta. Quella è la partita che cambia la storia del calcio dell’ultimo decennio, perché dà il la al Triplete, consacra Messi e qualche mese più tardi gli mette nelle mani il primo dei sette Palloni d’oro, che poi legittimerà segnando il gol decisivo al Mondiale per club ai supplementari contro l’Estudiantes. In quell’anno, tra l’altro, Messi gioca anche dieci partite con la Nazionale. Segna tre gol, ma non è ciò che conta: sulla panchina dell’Albiceleste c’era un certo Diego Armando Maradona. “Uno come lui è unico, è il migliore della storia e non ci sarà nessun altro come lui”, disse Leo, quando ritirò il premio di France Football, primo argentino della storia a conquistarlo, perché all’epoca del D10S potevano vincerlo solo gli europei. E anche in questo Messi è stato un grande: non si è mai paragonato al suo grande idolo. Anche prima e dopo il magico 2009.

(Credits: Getty Image)


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