LA FAVOLA DI NATALE DEL BRISTOL CITY 2017: QUANDO MOU E IBRA S’INCHINARONO AI ROBINS

Submitted by Anonymous on Mon, 12/13/2021 - 14:34
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Redazione
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Ogni favola è un gioco, diceva Bennato, ma spesso è semplicemente leggenda. Come quella che il 21 dicembre 2017 regalò una notte eterna al popolo di Bristol, città del sud ovest britannico, famosa in tutto il mondo perché ha dato il nome al cartoncino che ha fatto la fortuna e la felicità di chissà quanti ragazzi nelle scuole di ogni continente. La città per eccellenza dei cartoni e dei cartoncini, ma che in una serata prossima ormai alle festività natalizie decise di farsi ammirare grazie a una vittoria passata alla storia come una delle più iconiche e significative tra tutte quelle ottenute in 125 anni e passa di narrazione calcistica. Perché quella sera ad “Ashton Gate”, piccolo gioiello cittadino da 27.000 posti, non c’era libero nemmeno un centimetro quadrato: nessuno voleva mancare all’appuntamento con la storia, che si materializzò sottoforma di un clamoroso upset al cospetto del Manchester United di Mourinho, Rashford e Ibrahimovic.

UN’ANNATA PROMETTENTE

I Robins, come vengono chiamati i giocatori del Bristol, non hanno grande affinità con le vittorie. Non l’hanno avuta neppure agli albori del football britannico, quando arrivarono a giocarsi una finale di FA Cup proprio contro lo United (era il 1909) e conclusero secondi un campionato nazionale (1906-07, dietro al Newcastle). Almeno però all’epoca Bristol era davvero una delle squadre di riferimento del movimento nazionale, mentre ormai da decenni fa la spola tra Championship e League One, cioè tra seconda e terza serie. E nella stagione 2014-15 è arrivato l’ultimo verso successo, con il trionfo nel campionato di League One che riconsegnò dopo un solo anno il palcoscenico del secondo torneo nazionale. Una squadra di buona levatura tecnica, capace di stabilizzarsi senza grosse difficoltà in Championship nelle successive due stagioni. La terza, appunto quella 2017-18, vide la conferma in panchina di Lee Johnson, che l’anno prima tirò fuori la squadra da una situazione mica semplice, complice una partenza decisamente falsa. Johnson all’epoca aveva appena 36 anni ed era considerato un enfant prodige della panchina. Sarebbe rimasto fino all’estate del 2020, quando poi avrebbe preso posto sulla panchina di una nobile decaduta che risponde al nome del Sunderlan (“Til I Die” vi dice qualcosa?), ancora invischiata in una complessa risalita dalla terza serie. Ma in quel primo scorso di stagione ad “Ashton Gate” si respirava un’aria magica: al quarto posto in campionato si unì infatti la qualificazione ai quarti di finale di Coppa di Lega. Erano 28 anni che i Robins non facevano tanta strada in una competizione a eliminazione diretta: quando il sorteggio li abbinò in casa allo United, a molti parve di sognare.

L’ULTIMO GOL DI ZLATAN CON LO UNITED

Il calcio inglese è affascinante perche regala spesso storie fuori dall’ordinario. A Manchester quell’anno le ambizioni erano alte: Mourinho aveva messo in bacheca l’anno prima l’Europa League, ma puntava forte sulla Premier. A ridosso delle festività natalizie s’era portato avanti col lavoro in Champions, qualificandosi per gli ottavi, e si apprestava a mettere le mani sulla semifinale di Coppa di Lega, che per ragioni di sponsor era chiamata Carabao Cup. Lo scoglio Bristol non pareva insormontabile: un cartone da piegare o poco più, avranno pensato i Red Devils prima di mettere piede in campo. Ma certe notti nomi e blasone servono a poco. È una serata attesa da molti, specie da Zlatan Ibrahomovic: lo svedese ha la valigia pronta, a marzo lo attendono i Galaxy, ma da 8 mesi è a secco di gol, perché ha dovuto recuperare dall’infortunio al crociato. Pare la serata perfetta per rimuovere lo zero alla voce reti stagionali, e puntualmente Zlatan timbra il cartellino. Solo che, a differenza di quel che si può immaginare, la sua rete serve come risposta a quella realizzata da Joe Bryan in apertura di secondo tempo, che aveva fatto letteralmente esplodere “Ashton Gate”. Perché il Bristol quella sera non era in vena di convenevoli: trascinato dal calore del proprio pubblico, aveva tenuto botta fino all’intervallo, non senza un pizzico di fortuna (i pali colpiti da Rashford e Ibra parlano chiaro), ma con assoluta cognizione di causa. Davide stava mettendo in crisi Golia, ma la punizione bomba di Zlatan pareva aver rimesso i Red Devils sulla retta via.

LA PERLA DI SMITH, LA GLORIA DEL RACCATTAPALLE

Se pensate che Mourinho quella sera abbia voluto fare turnover, sappiate di essere lontani anni luce dalla verità. Pogba, Martial, Lindelof e McTominay erano solo alcuni dei titolari schierati dallo Special One, che nella ripresa inserì pure Mkhitaryan, Smalling e Lukaku, quest’ultimo subentrato a Ibrahimovic. C’era anche Darmian in campo: non una prestazione da incorniciare, rilevato proprio da Smalling. E dalla panchina il buon Matteo assistette a una delle tante favole che le solo coppe inglesi sanno regalare. Perché quando il cronometro segnava 47’ abbondanti della ripresa, sull’ennesima offensiva dei padroni di casa Korey Smith e Matt Taylor duettarono a meraviglia al limite dell’area, con Tayoler lesto a scodellare un pallone in profondità sul quale Smith si fiondò ad occhi chiusi, come se fosse uno spartito da mandare a memoria: la botta mancina non lasciò scampo a Romero, proteso in disperata uscita, e fece esplodere “Ashton Gate”, incluso Johnson che cominciò a saltare come un matto, arrivando persino ad abbracciare un raccattapalle di nome Jaden facendolo roteare più e più volte, con le telecamere che immortalarono la scene e contribuirono in pochi minuti dopo a farne il bambino più famoso d’Inghilterra. “Cominciò a suonare il telefono all’impazzata, tutti mi dicevano che Jaden era ovunque, in tv come sul web”, disse il giorno dopo la madre, ignara di quanto accaduto e preoccupata solo di rivedere il suo piccolo fare ritorno a casa. Bristol era in estasi, lo United in ginocchio e senza fiato, né parole.

LA FINE DEL SOGNO, COLPA DI GUARDIOLA

Sarà stata la magia delle ormai imminenti festività natalizie, ma un regalo così i tifosi dei Robins mai se lo sarebbero immaginato. Quel 21 dicembre entrò di diritto nella storia del club, tanto da oscurare anche il fatto che quel gol segnato su punizione fu anche l’ultimo della breve ma intensa parentesi di Ibrahimovic alla corte dei Red Devils. La corsa in Carabo Cup del Bristol City si sarebbe interrotta in semifinale, proprio come nel 1989, non prima però di aver vissuto altre due notti magiche: opposti al Manchester City di Guardiola, i ragazzi di Johnson fecero comunque un figurone, cedendo 2-1 all’andata dall’Etihad dopo essere andati in vantaggio con Bobby Reid sul finire del primo tempo (De Bruyne e Aguero a tempo scaduto ribaltarono il risultato) e venendo beffati per 3-2 al ritorno ad “Ashton Gate” sempre per mano del Kun, che fece doppietta e segnò il gol decisivo al 96’. Aguero avrebbe aperto le danze anche nella finalissima contro l’Arsenal, dominata per 3-0 dai pretoriani di Pep. Quanto ai Robins, da allora sono tornati a galleggiare in Championship, ma senza grandi acuti: attualmente navigano appena sopra la zona retrocessione, con l’ex difensore di Sheffield Wednesday e Middlesbrough Nigel Pearson in panchina. E adesso che s’avvicinano le feste, ripensare a quella notte magica è la cosa più naturale che un tifoso biancorosso può fare. Nostalgia canaglia…

(Credits: Getty Image)

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