MILAN CAMPIONE DEL MONDO 2007 NELLA NOTTE DI YOKOHAMA

Submitted by Anonymous on Thu, 12/16/2021 - 12:19
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Redazione
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Cosa c’è di più bello e nostalgico di una festa di compleanno con annessa conquista del trofeo del 18esimo trofeo internazionale? Al Milan questo tipo di sensazione possono dire di averla vissuta per davvero. E sebbene siano trascorsi appena 14 anni, pare essere passato un secolo. Visto ciò che ha raccontato l’ultima decade, vivere di ricordi è il minimo che si possa fare. Ma quel 16 dicembre 2007 davvero il Milan era sul tetto del mondo. E non solo per aver messo le mani su uno dei pochissimi trofei che non annoverava ancora in bacheca (il Mondiale per Club, diretto discendente della Coppa Intercontinentale), ma soprattutto per aver effettuato il sorpasso ai danni proprio del Boca Juniors, avversario quel giorno a Yokohama in una finale dall’esito (quasi) scontato, trattandosi anche della rivincita dopo la finale persa nel 2003 ai rigori proprio contro gli argentini. Dopotutto il 2007 rossonero fu davvero l’anno delle vendette sportive: a maggio quella sul Liverpool, a dicembre appunto quella sul Boca. Nel giorno del compleanno del club, che brindava ai 108 anni di vita. Toccando il punto più alto di un’ascesa che pareva non conoscere limiti.

L’ULTIMO BALLO DELLA VECCHIA GUARDIA

Il fascino della finale nella terra del Sol Levante non è mai venuto meno, neppure quando la FIFA decise di stravolgere la vecchia formula della Coppa Intercontinentale, sottraendola al controllo di UEFA e Conmebol e affibbiandole una strana competizione a eliminazione diretta contro avversari per lo più sconosciuti. Il Milan di Ancelotti veniva dal trionfo di Atene, ma sapeva di essere quasi all’ultimo ballo. Avvisaglie di cedimenti s’erano già avvertite nei mesi precedenti, ma la vecchia guardia composta dai vari Maldini, Nesta, Kaladze, Ambrosini, Pirlo, Gattuso, Seedorf e Inzaghi, giusto per citare i più noti, sapeva di avere ancora un conto in sospeso. Yokohama era appunto la destinazione finale: battere il Boca per sventolare ai quattro venti di essere davvero i più titolati al mondo era un desiderio che ardeva forte nell’animo dei milanisti. Adriano Galliani aveva già pensato a come celebrare quel titolo così iconico, pensando di farsi ricamare sulla maglia dallo sponsor la dicitura “il club più titolato al mondo”. Insomma, la tavola era imbandita e nulla sarebbe potuto (e dovuto) andare storto. Del resto lo stesso Boca non era più quello battagliero e rognoso del 2003: Tevez se n’era già scappato in Europa, così come lo spauracchio Carlos Bianchi (che aveva già battuto il Milan col Velez Sarsfield nel 1994) aveva lasciato il posto in panchina a Miguel Russo. Sulla carta non c’era storia. E dopotutto il vero fuoriclasse quel giorno vestiva di bianco, come nelle notti che contano di casa Milan: indossava il numero 22 sulle spalle e da buon brasiliano non vedeva l’ora di dare un dispiacere a una compagine argentina.

KAKÀ, IL MIGLIOR GIOCATORE AL MONDO

Ricardo Izecson Dos Santos Leite, al mondo noto come Kakà, nel 2007 era davvero il giocatore più forte del pianeta. E dopo la stecca del 2003, quando non riuscì a incidere in una gara stregata persa poi dai rossonero ai rigori (iconico l’errore di Costacurta, che sparò la palla alle stelle), sapeva di avere a disposizione un palcoscenico unico per consegnarsi definitivamente alla leggenda e dare lustro al Pallone d’Oro che già da un paio di settimane France Football gli aveva consegnato in mondovisione. Ancelotti gli affidò le chiavi della regia rossonera, come da abitudine: nel consueto “albero di Natale”, con Kakà e Seedorf a ridosso dello scatenato Inzaghi, Bonera e Maldini vennero schierati terzini con Nesta e Kaladze al centro e la mediana tutta italiana composta da Gattuso, Pirlo e Ambrosini. Tra i pali c’era Dida, che invero non stava passando un buon momento di forma: non a caso dopo il gol del vantaggio milanista firmato da Inzaghi, lesto a fiondarsi su un pallone vagante dopo un tentativo di Kakà rimpallato da un difensore, proprio un errore del portiere brasiliano regalò l’immediato pari al Boca, firmato da Rodrigo Palacio. L’1-1 all’intervallo è fin troppo illusorio per gli argentini, che non a caso nella ripresa vengono ribaltati in soli 20’: a rimettere avanti il Milan ci pensa Nesta, su un corner calciato da Pirlo, quindi è Kakà a deliziare il pubblico con uno slalom degno del miglior Tomba, concluso con una progressione che non lascia scampo a nessun difensore. E sempre Kakà offre a Inzaghi un cioccolatino che attende solo di essere scartato, buono per il quarto gol di giornata. La rete di Ledesma a 5’ dalla fine serve solo per le statistiche.

I RECORD DI MALDINI E PIPPO INZAGHI

In Italia è l’ora di pranzo quando il Milan alza al cielo il trofeo nella notte di Yokohama. Maldini urla di gioia, completando la sua meravigliosa carriera con il 26esimo trofeo vinto in 25 anni di carriera. Inzaghi firma l’ennesimo record: è l’unico giocatore al mondo ad aver segnato in tutte le competizioni internazionali a cui ha preso parte, primato tuttora ineguagliato. Il popolo rossonero risponde così all’avanzata interista, pronta a raccogliere l’eredità della Juventus dopo Calciopoli, ma non sa che quella sarà davvero l’ultima gioia, o se preferite l’inizio della fine. Passeranno poco più di 6 anni e gli egiziani dell’Al-Ahly supereranno i 18 trofei internazionali del Milan, fino a che il Real Madrid di CR7 e Zidane non deciderà di alzare l’asticella ancora più in là (oggi ne conta 27). Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 16 dicembre 2007. E ogni milanista si chiede se potrà mai tornare a rivivere un’emozione simile.

(Credits: Getty Image)

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