NBA, IL COVID COMINCIA A FARE PAURA (E NON SOLO A NY)

Submitted by Anonymous on Sat, 12/18/2021 - 21:34
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Redazione
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Brooklyn, abbiamo un problema. Anzi, ne abbiamo tanti messi insieme nello stesso medesimo istante. Purtroppo fanno rima con Covid, e la cosa non può far dormire sonni tranquilli. Specie nello stato di NY, dove da tempo le regole sono più stringenti rispetto al resto del Paese. Che in queste ore assiste attonito a quanto sta accadendo in casa Nets, dove sono ben 8 i giocatori finiti dentro il “protocollo Covid” studiato dall’NBA. Tutta gente che Steve Nash non avrà a disposizione nei prossimi incontri, e tra questi a sorpresa figura anche il “figliol prodigo” Kyrie Irving, reintegrato dalla franchigia per ciò che riguarda allenamenti e partite, ma solo quelle da giocare in trasferta. Solo che, al primo accenno di ripresa, fatalmente anche lui è finito dentro al protocollo. In USA non si parla d’altro. Anche perché la faccenda dei contagi (diretti o per contatti avuti con persone positive) sta per debordare del tutto. E dire che ce ne sarebbero di motivi per focalizzare l’attenzione sul basket giocato.

EMERGENZA NETS, MA CONTRO I MAGIC NASH VUOLE LA W

Al Barclays Center andrà in scena una versione veramente light dei Brooklyn Nets. Che, fortuna loro, si ritroveranno ad affrontare i non certo irresistibili Orlando Magic, il cui record stagionale parla di 5 vittorie e 25 sconfitte ed è migliore solo rispetto a quello dei Pistons (3 vinte e 24 perse: in teoria potrebbero anche superarlo, se vincessero le prossime tre gare…). Ma Steve Nash deve fare davvero la conta dei superstiti, poiché non potrà disporre di Paul Millsap, LaMarcus Aldridge, James Johnson, DeAndré Bembry, Jevon Carter, James Harden, Bruce Brown e, last but not least, pure Kevin Durant. Il quale non si sa se sia positivo o se sia stato a contatto con un positivo, ma che la lega ha dichiarato essere finito nel protocollo in attesa di accertamenti. Irving non avrebbe giocato lo stesso, trattandosi di gara casalinga, ma in questo momento non può nemmeno allenarsi, essendo il nono giocatore considerato inabile. Le quattro vittorie consecutive di casa Nets rischiano di essere spazzate via dall’esito dei tamponi dei prossimi 5 giorni, necessari per liberare tutte le munizioni e riconsegnare a Nash tutto il roster. Intanto contro i Magic toccherà a Blake Griffin, Nicolas Claxton e Patty Mills guidare le truppe, auspicando che una mano possa arrivare anche dalla panchina (occhio a Cameron Thomas e Kessler Edwards). Preoccupano però piuttosto le prossime due gare contro Nuggets e Wizards, prima del viaggio a Ovest con Trail Blazers, Lakers (nel Christmas Day) e Clippers. Orlando è in una serie aperta di 7 sconfitte consecutive e può solo sperare di sfruttare le disgrazie altrui per risollevare la testa.

AL TD GARDEN È SFIDA TRA GRANDI DELUSE

Celtics e Knicks devono battere un colpo. Perché sin qui hanno tradito le aspettative dei rispettivi proprietari, e soprattutto dei tifosi, che mai si sarebbero immaginati di fare tanta fatica in un Est diventato di colpo selvaggio come l’Ovest. Boston non ingrana da parecchio: ha perso 4 delle ultime 5 gare disputate, battendo i Bucks (al completo) e facendo soffrire i Warriors grazie anche a un Jaylen Tatum tornato dirimpettaio come nelle attese. Ma contro New York non è mai una passeggiata: la vittoria di Houston ha interrotto una striscia di 4 ko. di fila dei ragazzi di Thibodeau, orfani ormai del grande ex di serata Kemba Walker (per lui l’ora di una trade si avvicina sempre di più), uscito dalle rotazioni e di fatto separato in casa. Fournier e Randle avranno una volta di più il compito di provare a espugnare il TD Garden, magari facendosi dare una mano da Quickley, che nel frattempo ha ripreso a recitare un ruolo da protagonista.

CLEVELAND NON È PIÙ UNA METEORA

La notizia dello stop di Evan Mobley è la peggiore che i Cavs potessero ricevere. Perché il giovane centro sin qui ha fatto vedere meraviglie, in coppia con Allen e in generale inserito in un gruppo che sta facendo ricredere tanti, anzi tantissimi addetti ai lavori. Cleveland è una rivelazione, ma non è più una sorpresa: senza Sexton, ma con Garland sempre più leader e una panchina dalla quale escono Love e Rubio, due che fanno gola a mezza NBA, cavalcano una striscia di 5 vittorie che l’hanno proiettati al quarto posto a Est, a una sola vittoria di distanza dai Bucks. Che sono stati l’ultima squadra ad averli battuti e che li attendono di nuovo sul parquet di casa, ma con più di una pezza cui dover far fronte. Intanto la probabile assenza di Giannis Antetokounmpo: senza il greco la squadra di Budenholzer perde tanto, e mancando anche Portis, Matthews e Di Vincenzo la situazione rischia di complicarsi ulteriormente. Non a caso hanno perso meno di 24 ore fa a New Orleans, contro una delle squadre peggiori della lega, pagando dazio alle tante defezioni. Dura spuntarla oggi contro questi Cavs. Che vogliono continuare a cavalcare l’onda, anche senza Mobley.

STEPH VUOL CHIUDERE BENE IL TOUR DELL’EST

Le celebrazioni per il record di Steph Curry, che ha scalzato Ray Allen dal trono dei marcatori da tre punti più forti di ogni tempo (fatele 2.974 bombe!), sono ormai andate in archivio. E per i Warriors c’è un’altra trasferta alle porte, stavolta in terra canadese, con i Raptors che certo non possono rappresentare oggi un ostacolo come lo furono durante le Finals 2019, quelle vinte grazie anche a uno straripante Kawhi Leonard (e agli stop in corso d’opera di Durant e Thompson). Il viaggio a Est sin qui ha regalato solo sorrisi a Steph e compagni, vittoriosi nelle ultime tre uscite e pronti a mettere in valigia un’altra W prima di rientrare in California e cominciare a pensare alla supersfida natalizia a Phoenix. Detto di Curry, e aspettando il ritorno di Klay (che però continua a spostare più in là l’appuntamento), c’è Wiggins che è salito in cattedra, ideale Robin in questa fase della stagione del Batman col numero 30. Toronto nelle ultime settimane ha mandato qualche segnali di risveglio: 4 vittorie nelle ultime 6 uscite sono un bel biglietto da visita, con tanto di vittoria sfiorata in casa dei Nets (che l’hanno spuntata solo all’overtime) nell’ultima recita. VanVleet e Siakam, ma non solo: Scottie Barnes è il nome nuovo, il terzo violino di cui i Raptors avevano bisogno. Difficile che possa bastare per abbattere i californiani, ma l’incrocio appare meno scontato di quanto sarebbe potuto essere pochi giorni fa.

(Credits: Getty Image)

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