ALBERTO TOMBA, UN MITO SENZA ETÀ

Submitted by Anonymous on Sun, 12/19/2021 - 17:38
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Redazione
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Alberto Tomba compie 55 anni, ma la sua forza è quella di essere un mito senza età. Nel giorno in cui Sofia Goggia realizza l’ennesimo prodigio, lo sci italiano omaggia una leggenda che oltrepassa le epoche e in realtà anche i confini, capace, pensate un po’, di fermare persino il Festival di Sanremo, ma soprattutto di portare la neve, metaforicamente, nelle case di tutti gli italiani.

TOMBA LA BOMBA, 55 ANNI DI ALLEGRIA

Lo chiamavano Tomba la Bomba, più per il carattere che per lo stile. Gustav Thoeni, nel complesso, ha vinto più di lui (a seconda di come si vogliano leggere i dati), lo ha fatto prima di lui, ma era meno personaggio, meno innovativo. Tomba ha bucato lo schermo e conquistato i tifosi con la sua allegria, il suo modo di fare un po’ guascone, e ha battuto gli avversari allo stesso modo, perché convinto delle proprie possibilità, andava giù sfruttando la sua potenza in due discipline, lo slalom e il gigante, che di solito premiano l’eleganza più che l’aggressività. Oggi non allena, non scopre talenti: a 55 anni semplicemente si gode la vita e di tanto in tanto lo si rivede sulla neve, come testimonial, come commentatore, magari semplicemente come appassionato.

TOMBA, QUEL TRIONFO A SAN SIRO UN SEGNO DEL DESTINO

Il primo squillo di Alberto Tomba fu una specie di segno del destino: era ancora nella squadra B della Nazionale e sulla collinetta di San Siro, a 18 anni appena compiuti, vinse il parallelo di Natale del 1984. Lui che arrivava da Bologna e non dalle montagne dell’Alto Adige, trionfò a sorpresa in uno dei luoghi simbolo dello sport italiano, San Siro. La scalata verso la gloria, a quel punto, era inevitabile, come si capì il 23 febbraio 1986 ad Are, appena due mesi dopo il debutto in Coppa del Mondo: partì con il pettorale numero 62 e arrivò sesto. Sì, era appena nata una stella.

TOMBA, BRIVIDI MONDIALI E GLORIA OLIMPICA

La carriera di Alberto Tomba si riassume in una cifra tonda: 50. Sono le vittorie in Coppa del Mondo, record assoluto per un italiano, visto che al secondo posto c’è Thoeni con 24. L’apoteosi arrivò fin troppo tardi, nel 1995, quando finalmente conquistò la sfera di cristallo per il primo posto nella classifica generale, un’autentica impresa per chi, come lui, non gareggiava nelle discipline veloci, né nella combinata. I suoi territori di conquista sono sempre stati lo slalom, in cui era il re assoluto, e il gigante, dove non a caso ha vinto quattro coppe in ciascuna delle due specialità. La continuità è stata la sua grande forza, perché i tifosi, per almeno dieci anni, sapevano che avrebbero acceso la tv e che Tomba avrebbe vinto o avrebbe comunque regalato spettacolo. Poi, com’è ovvio, ci sono stati i picchi: la doppietta d’oro alle Olimpiadi di Calgary 88, l’oro del gigante e l’argento nello slalom ad Albertville nel 1992, l’ultima medaglia ai Giochi, l’argento nello slalom a Lillehammer, nel 1994. E infine l’ultimo grande sussulto d’orgoglio del campione, che nel 1996, in Sierra Nevada, a quasi 30 anni, piazzò un’altra doppietta diventando campione iridato nello slalom e nel gigante sfatando la maledizione dei Mondiali, dove fino a quel momento era riuscito a vincere solo un bronzo, nel gigante di Crans Montana nell’87. Nella sua Sestriere, l’anno successivo, non riuscì a ripetersi, ma il bronzo nello slalom fu una specie di premio alla carriera, che sarebbe terminata nel 1998.

ALBERTO TOMBA DA SANREMO AL CINEMA

Alberto Tomba ha avuto il privilegio di essere stato tra i pochi sportivi ad entrare, da atleta, nella scaletta del Festival di Sanremo. Non come ospite, ma come lieta interruzione, grazie al fuso orario: lui gareggiava a Calgary e Raiuno trasmise in diretta la seconda manche dello slalom olimpico, chiuso con una meravigliosa rimonta che lo portò sul gradino più alto del podio. È tornato a Sanremo, stavolta sì come ospite, nell’ultima edizione, per presentare insieme a Federica Pellegrini uno dei possibili loghi per Milano-Cortina 2026, l’Olimpiade invernale italiana. Come detto, pur non essendone parte integrante, non ha abbandonato del tutto il suo vecchio mondo. Ha provato persino a fare l’attore, senza successo, con il film Alex l’ariete, ma alla fine ha avuto la capacità di non riciclarsi, di non spendere la propria immagine in altri progetti: è socio fondatore dell’associazione Laureus per la promozione dell’attività sportiva contro il disagio sociale, e questo gli fa onore, ma per il resto sarà per sempre nell’immaginario collettivo l’atleta che ha portato lo sci italiano oltre la propria dimensione.

(Credits: Getty Image)

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