2021 UN ANNO DI BASKET: L’EUROPA SEMPRE PIÙ AL CENTRO DEL MONDO

Submitted by Anonymous on Sun, 12/26/2021 - 15:25
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Redazione
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Una cosa è certa: se una volta erano comprimari, oggi gli europei sono più che mai al centro del mondo cestistico. E il 2021 l’ha ribadito a chiare lettere: d’accordo, gli americani resteranno i maestri, ma il vento che soffia dal vecchio continente ha preso forza e intensità come non mai. Ed è destinato a crescere ancora, perché in fondo il ricambio generazione in atto ormai da qualche tempo è prossimo a maturare ancora, perseverando in una rivoluzione che nessuno può più ignorare. E guardando a ciò che ha lasciato in dote l’anno che sta per volgere al termine, è facile riscontrare segnali che vanno tutti in un’unica direzione.

TEAM USA, MISSIONE COMPIUTA (MA COL FIATONE)

Per trovare un motivo valido che attesti che c’è pur sempre qualcosa che resiste alla “tradizione”, tanto vale partire da ciò che ha raccontato l’Olimpiade di Tokyo. Dove gli USA hanno faticato e pure parecchio all’inizio, salvo poi andare in progressione e rimettere le cose al loro posto. Insomma, il quarto oro olimpico consecutivo di Team Usa (il settimo nelle ultime 8 olimpiadi: solo nel 2004 l’inno statunitense non ha risuonato nel cielo di Olimpia) non è stata la solita passeggiata di salute, anche perché tra quarantene e arrivi alla spicciolata l’esordio è stato da incubo (ko. con la Francia) e coach Popovich ha dovuto sgobbare e non poco per radunare i cocci. A togliergli le castagne dal fuoco c’ha pensato soprattutto Kevin Durant, il leader emotivo, spirituale e tecnico di un gruppo assemblato in fretta, ma che dopo aver chiuso il ciclo d’oro della Spagna nei quarti (lode e onore eterna ai fratelli Gasol) ha regolato la sempre sorprendente Australia in semifinale e poi vendicato il ko. dell’esordio in finale contro la Francia, incapace di tenere a bada Durant (29 punti per lui) seppur capace di tenere aperta la questione sino a una manciata di secondi dall’ultima sirena. Il grande sconfitto alla fine è risultato colui che pure, per quasi tutto il torneo, ha dispensato spettacolo a iosa: Luka Doncic e la Slovenia sono arrivati a punto dall’accesso alla finalissima, cedendo poi più di testa che di gambe contro l’Australia nella finalina. Applausi anche alla Francia: la miglior generazione transalpina, con Gobert, Fournier, Batum e De Colo, s’è fermato solo a un passo da un clamoroso trionfo.

LA RINASCITA AZZURRA, ASPETTANDO BANCHERO

E dire che da italiani abbiamo odiato il giorno in cui proprio i cugini francesi hanno deciso di rovinare la festa a Meo Sacchetti e ai suoi ragazzi. Perché a Tokyo ci sono stati eccome sprazzi d’azzurro, pure intenso, con le semifinali mancate davvero per poco dopo che un mese prima dei giochi nessuno avrebbe mai osato solo pensare di vedere l’Italia presente tra le 12 qualificate. Con un vero e poi upset la nazionale azzurra ha ribaltato il pronostico andando a vincere il preolimpico a Belgrado, in casa della Serbia (orfana di Jokic, ma non è che mancasse il talento…) e con un palazzetto tutto esaurito, che dopo mesi di porte chiuse non era mica un dettaglio. Un successo figlio anche della qualità e della determinazione mostrata da tanti giovani e da qualche veterano gregario: il sorprendente Nico Mannion, il sempre più convincente Simone Fontecchio, l’ormai collaudato Achille Polonara e la rivelazione Alessandro Pajola. A Tokyo a un gruppo rodato s’è aggiunto anche Danilo Gallinari, non al meglio ma pur sempre capace di alzare ulteriormente il livello della squadra. Che ha superato un girone durissimo, salvo poi arrendersi solo di fronte alla Francia al termine di un quarto di finale giocato con il cuore. Una rivincita per Sacchetti, messo alla porta fino al trionfo nel preolimpico e adesso riconfermato in vista dell’appuntamento con gli Europei 2022, che vedrà l’Italia impegnata nella prima fase a Milano. E chissà che per quel giorno a roster non ci sarà anche Paolo Banchero: il talento di Duke, destinato ad essere scelto in una delle prime tre pick al Draft NBA 2022, sta facendo sfracelli nella sua stagione NCAA e ha già detto di non vedere l’ora di indossare la maglia azzurra. Se queste son le premesse, il futuro non può che essere roseo.

MILANO È TORNATA GRANDE, LA VIRTUS CI STA LAVORANDO

A proposito di Italia: l’Olimpia Milano in Eurolega ha contribuito a rimettere il bel Paese sulla cartina geografica del basket continentale. Il ritorno in panchina di Ettore Messina ha rappresentato un punto di svolta: la final four di Eurolega conquistata a primavera, col rimpianto del finale punto a punto perso contro Barcellona (poi battuto in finale dall’Anadolu Efes di Vasilije Micic, MVP della stagione e pronto a ripetersi dopo aver rinunciato a sbarcare ad OKC), ha riacceso l’entusiasmo intorno a una squadra che ha saputo comportarsi ancora meglio nella prima parte della nuova stagione, tanto da tenere per diverse settimane la testa della classifica prima di una flessione segnata da problemi di varia natura (e il Covid non s’è fatto scrupoli a intralciare i lavori) che pure paiono superati. L’Olimpia ormai è una solida certezza e chi vorrà ambire a salire sul trono dell’Eurolega dovrà fare i conti con Datome, Melli e compagni. Peccato che a farle compagnia non ci sia la Virtus Bologna, che ha mancato l’accesso alle magnifiche 18 perdendo la semifinale di EuroCup contro l’Unics Kazan, vanificando il gran lavoro svolto nella passata stagione da Sasha Djordjevic, che tra le altre cose ha contribuito a portare a basket city anche Milos Teodosic. Il quale ha dimostrato al mondo tutto il suo talento sconfinato guidando le V nere al clamoroso cappotto su Milano nella finale scudetto dello scorso giugno, evento che ha rimesso Bologna al centro dei riflettori come da anni ormai non si ricordava. A Djordjevic in estate è subentrato Sergio Scariolo e le premesse per un duello entusiasmante in Italia con l’Olimpia ci sono tutte, complice anche la presenza a roster di quel Marco Belinelli che a 34 anni ha deciso di salutare l’NBA e fare ritorno a casa (anche se lui era scuola Fortitudo). L’obiettivo di patron Zanetti è di rimettere piede in Eurolega e rinverdire i fasti degli anni ’90: sulla carta la via è tracciata, ma la strada non sarà priva di insidie.

I MAESTRI AMERICANI S’INCHINANO A UN DIO GRECO

Che l’Europa abbia deciso di prendersi l’America non è un mistero da tempo. E stavolta è toccato a un greco illuminare la scena e scrivere il proprio nome nei libri di storia: Giannis Antetokounmpo ha una storia alle spalle che fa tenerezza, costretto a guadagnarsi da vivere vendendo souvenir vicino al Partenope, svezzato da una scuola basket di basso livello della capitale greca e poi rivelatosi alla stregua di un talento come mai da quelle parti se ne era avuta notizia. I Milwaukee Bucks nel 2013 l’hanno selezionato alla 15 al draft pescandolo direttamente nell’A2 greca, e 8 anni dopo hanno incassato il jackpot: pur se gravato da un problema a un ginocchio, “The Greak Freek” ha guidato i Bucks ha una clamorosa rimonta nella finale NBA contro i Phoenix Suns di Chris Paul, che a 35 anni ha avuto la chance inseguita per tutta la vita vedendosi scivolare di mano l’anello dopo essere stato avanti per 2-0. I Suns, probabilmente la squadra più bella da vedere della stagione 2020-21, hanno dilapidato una dote ingente dopo aver spodestato il Re, cioè LeBron James, che con i Lakers è affogato in un mare di problemi e infortuni (e nella stagione corrente sta andando persino peggio). Va da se che proprio le defezioni dei big nella fase cruciale della stagione hanno contribuito a rimescolare le carte: i Bucks alla fine sono stati tra i pochi a salvarsi (o comunque a limitare i danni), mentre tante altre franchigie hanno dovuto fare i conti con i forfait dei propri leader, vedendo minate le relative chance di mettere al dito l’anello. Leonard (Clippers), Harden e Irving (Nets), Murray (Nuggets) e Young (Hakws) sono stati solo alcuni dei “sacrificati” sull’altare dell’infermeria, mentre Jokic a Denver, dopo essersi preso l’MVP della stagione regolare, non ha saputo ripetersi rimasto più solo nel momento del bisogno. La nuova stagione ha riportato in auge i Warriors, con Step Curry capace di riscrivere nuovi record (miglior tiratore da tre della storia), ma col Covid sempre in agguato, chissà se ad aprile i valori non verranno ancora sconvolti da eventi extra campo.

(Credits: Getty Image)

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