NBA, LA TOP TEN DEL 2021: I CAMPIONI NON HANNO ETÀ MA GIANNIS LI HA BATTUTI TUTTI

Submitted by Anonymous on Wed, 12/29/2021 - 22:03
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Redazione
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Fine anno, tempo di bilanci. E di pagelle, il cui gusto è dolcissimo quando si guarda specificatamente a chi ha fatto solo e soltanto bene. E l’NBA, che ha vissuto un anno tutto sommato “normale”, semmai solo un po’ condizionato dal ritorno del Covid nelle ultime settimane, ha offerto tanti motivi per poter ritenere che un cambiamento è ormai in atto, con diversi volti nuovi in gradi di erigersi a protagonisti assoluti. Il 2021 che sta per andare in archivio ha ribadito che certi veterani, di abbandonare le luci dei riflettori, proprio non ne vogliono sapere. E stilare una top ten che tenga conto di quanto successo nell’arco di 12 mesi non è cosa semplice. Qualcuno giocoforza verrà lasciato fuori, ma che questi qua abbiano fatto il loro è sotto gli occhi di tutti.

  1. DAMIAN LILLARD

È rimasto a Portland controvoglia, e non c’è neppure da sorprendersi troppo: il livello dei Blazers non è tale da supportare adeguatamente il suo leader, che nella campagna play-off di maggio ha sfiorato l’impresa contro Denver giocando praticamente da solo. Nella stagione corrente deve ancora ingranare le marce, ma la testa è distratta da possibili trade che (nelle intenzioni) dovrebbero portarlo a lottare finalmente per il titolo. Per quanto visto, lo meriterebbe eccome.

  1. TRAE YOUNG

Nel mare magnum di una fine d’anno complessa in casa Hakws s’è un po’ smarrito, ma dimenticare quel che ha fatto fino a giugno è da pazzi. Una furia, un cecchino (quasi) infallibile, un giocatore eccelso su entrambi i lati del campo, nonostante la statura minuta rispetto a molti colleghi. È l’erede designato di Step, ha giocato play-off da sogno (28.8 punti e 9.8 assist di media), ora però non può più nascondersi.

  1. NIKOLA JOKIC

Il premio come MVP della stagione regolare 2020-21 è la prova provata di un talento che ha saputo ormai conquistare anche i più scettici, quelli che mai lo avrebbero ritenuto tanto dominante nella lega. Jokic ha giocato da dio fino a che non s’è ritrovato solo, perché senza Murray ai play-off contro i Suns ben poco ha potuto. È un gigante di simpatia, adora i cavalli, ha elevato il suo rango a All Star conclamato, ma per puntare al titolo a Denver è ancora troppo solo.

  1. RUDY GOBERT

Un centro come Rudy, nessuno mai. Almeno da qualche anno a questa parte, perché tolto Jokic davvero c’è solo da considerare il francese come il re del pitturato. Utah ne ha beneficiato, forse non ancora abbastanza, ma Gobert ha vissuto mesi su livelli altissimi, peraltro confermati anche con la maglia della nazionale ai Giochi Olimpici. È per distacco il miglior difensore della lega (a giugno ha vinto il terzo titolo in carriera nella categoria), così come il totem dei Jazz che con lui possono sognare.

  1. PAUL GEORGE

No, non avete letto male. Paul George è indiscutibilmente da annoverare nella top ten dell’anno, e se qualcuno ha qualcosa da obiettare, andatevi a rivedere le serie play-off contro Jazz e Suns. Orfano di Leonard, col quale sognava di puntare finalmente all’anello, PG13 ha alzato il livello mostrando doti da vero leader, anche se s’è dovuto arrendere alla coralità dei Suns. E nella stagione corrente, pur tra mille problemi, comunque ha fatto capire di essere un fuoriclasse.

  1. LEBRON JAMES

Nel bene o nel male, LeBron c’è sempre. E se i Lakers hanno deragliato subito ai play-off lo scorso maggio è proprio perché oltre a Davis si son visti privati anche del Prescelto. Che quando gioca sposta ancora gli equilibri, senza conoscere età (il 30 dicembre fanno 37 primavere). Ritocca record in continuazione (l’ultimo i 36.000 punti in carriera), e pur con un contorno a dir poco “farsesco”, quando indossa la canotta fa ancora paura. Clonatelo. Prima che sia troppo tardi.

  1. CHRIS PAUL

Maledette Finals, maledetto anello. Quello che Chris Paul vorrebbe tanto mettersi al dito, ma che gli è sfuggito quando il più sembrava fatto, cioè con i Suns avanti 2-0 contro i malconci Bucks. Invece alla fine la storia ha detto che CP3, se proprio vuole, deve ancora aspettare. Ma a 36 anni sta giocando divinamente, con continuità e leadership conclamata. Ha reso Phoenix molto più di una semplice contender, ha dimostrato che se sta bene è ancora un fattore. Impossibile non tifare per lui.

  1. STEPHEN CURRY

Aspettando il ritorno dell’altro Splash Brother, ci pensa Step a tirare la carretta. Anzi, a tirare come nessuno mai aveva fatto da tre: sfondato il muro delle 3.000 triple in carriera, superato Ray Allen, il 30 della baia ha rimesso GSW sulla cartina della lega. E promette di riportare i compagni a riprendersi l’anello, che manca ormai da tre anni e mezzo. Dopo averli spediti praticamente da solo al play-in (bellissimo il duello con LeBron, perso in volata), quest’anno sta facendo ancora più sul serio.

  1. KEVIN DURANT

Meriterebbe la numero 1, perché in fondo ad oggi è lui il vero numero 1 della lega. Ma paga un altro numero: il 55, ovvero la misura delle sue scarpe. Che per un maledettissimo centimetro hanno pestato la linea dell’arco nei secondi finali di gara 7 delle Eastern Conference Finals, impedendo ai Nets di vincere di un punto contro i Bucks, ma portando la partita all’overtime (poi perso). Insomma, con tutto quel talento smisurato, e con tutte quelle prestazioni da urlo (e veniva da una rottura del tendine d’Achille…), se siamo qui a parlare del numero di scarpe è perché è stato solo ciò a impedirgli di trascinare Brooklyn all’anello. Lui s’è consolato poi prendendosi l’oro a Tokyo, e successivamente s’è rimesso in marcia…

  1. GIANNIS ANTETOKOUNMPO

Un dio greco è sceso sull’NBA. Nonostante un ginocchio malandrino, che per poco non gli ha fatto perdere l’appuntamento con la storia. Ma alla fine Giannis ha saputo spingersi oltre ogni limite umano: ha trascinato Milwaukee, squadra forte ma non così tanto da poter fare a meno di lui, a una rimonta clamorosa nelle Finals contro Phoenix dopo aver trascinato i compagni lungo tutti i play-off, rendendoli immortali nel duello a distanza con Durant (e Harden) in una serie semplicemente meravigliosa. Ha raggiunto vette inesplorate, è diventato vincente, oltre che devastante. E la nuova stagione lo sta riproponendo come one man show, pronto a difendere l’anello da qualsivoglia pretendente.

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