FABIANA LUPERINI, PANTANINA: LA CICLISTA ITALIANA PIÙ VINCENTE

Submitted by Anonymous on Fri, 01/14/2022 - 15:10
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Redazione
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Unica. Almeno in Italia, terra di vocazione ciclistica indiscussa, terra che ha visto sbocciare, vincere e ancora vincere la “cannibale” delle corse in rosa. Perché Fabiana Luperini a un certo punto ce la invidiava il mondo intero: vinceva una corsa dietro l’altra, lasciava senza armi le rivali, portava avanti il verbo del ciclismo tricolore negli anni d’oro di un movimento che mieteva e batteva un po’ ovunque. E di cui lei è stato uno dei volti principali, facile da riconoscere e semplice da ammirare. Piccola di statura (appena 157 centimetri), ma grande nel cuore, nella voglia e nella determinazione, quelle che le hanno permesso di dettare legge tanto in Italia, quanto all’estero. E di raccogliere un’eredità pesante come quella di Maria Canins, che superò abbondantemente nel conto dei titoli messi in bacheca. Italians do it betters, si diceva già al tempo. E mai frase fu più azzeccata.

LA VERSIONE ROSA DI PANTANI

La passione per le due ruote di Fabiana era retaggio di un’infanzia trascorsa sulle colline toscane, originaria di Cascine di Buti (provincia pisana). A 7 anni è già protagonista delle classiche gare della domenica, più forte di cadute e infortuni che si ritrova disseminati lungo il cammino. Ha talento, la Luperini, e chi ha l’occhio lungo per certe cose se ne accorge in fretta: nel 1985 è campionessa d’Italia nella categoria Giovanissimi, dove arriva a contare oltre 200 vittorie. Bisserà il tutto tre anni più tardi nella categoria Esordienti, mantenendo fede alle attese. Tra le Juniores arriva a prendersi persino il bronzo mondiale nel 1991, pochi mesi prima di fare il grande salto e passare professionista dal 1993 con la GS Gelati Sanson-Mimosa Forlì del grande direttore tecnico Marino Amadori. Che la prende sotto la sua ala, portandola subito a competere con l’elite internazionale: il Giro del Friuli 1993 è il primo acuto di una carriera che arriverà a contare centinaia di successi. La grande ascesa comincia però due anni più tardi: il 1995 è l’anno magico del primo trionfo al Giro d’Italia, del primo al Tour de France e del primo campionato italiano, a cui aggiunge pure un Giro del Trentino. Cosa ancor più incredibile, Fabiana riuscirà a bissare il tutto anche nei due anni successivi, nei quali si mostrerà al mondo come la dominatrice indiscussa del panorama ciclistico femminile. Un dominio sostanzialmente confermato anche alla fine del decennio: nel 1998 vince Giro e Tour de l’Aude (una sorta di anticamera del Tour), chiudendo al secondo posto sia nel Giro del Trentino che al Tour de France dietro la lituana Edita Pucinskaite. C’è però una costante nelle sue vittorie: conquista sempre la maglia del gran premio della montagna, dimostrandosi fortissima in salita.

DOPO LA CRISI, UNA FINE CARRIERA DA URLO

La Luperini vive il suo massimo splendore proprio in contemporanea con i trionfi di Marco Pantani. Del quale diventa amico, tanto da condividere assieme persino alcuni allenamenti. Sono loro il volto bello e vincente del ciclismo nazionale, ma il 1999 in serbo per entrambi un copione diverso da quello che si sarebbero immaginati. Perché il 10 novembre anche Fabiana viene travolta da uno scandalo doping: nelle sue urine viene trovato del nandrolone, e ciò la metterà alla gogna (all’epoca bastava poco) e le toglierà sicurezze e voglia di correre. In realtà si scoprirà in seguito che la sostanza era stata ingerita tramite un integratore che pure non riportava quella sostanza sull’etichetta, ma 8 mesi di squalifica gli fecero perdere tutto il 2000, inclusi i Giochi Olimpici di Sydney. Riparte nel 2001 con una nuova squadra e nuove motivazioni: si specializza nelle corse di un giorno, vincendo tre Freccia-Vallone e ritornando sul gradino più alto del podio al Giro del Trentino. La concorrenza è aumentata, ma la Luperini non intende mollare: a 30 anni è ancora sulla cresta e dopo un altro paio di campionati italiani mandati a referto e una vittoria ai Giro dei Paesi Baschi (2006), nel 2008 a 34 anni si prende pure lo sfizio di conquistare la quinta vittoria al Giro d’Italia, alla faccia dell’età e dei problemi. Andrà avanti per altri 6 anni, dividendosi tra ciclismo su strada e gran fondo. Non riuscirà mai a conquistare la maglia iridata, ma nessun palmares di un’italiana sarà mai tanto luccicante come il suo. Che ancora oggi a 48 anni si diverte a correre con gli amatori, partecipando a corse in giro per lo stivale con la passione di sempre. Per una ribattezzata la “Pantanina”, nulla di più naturale.

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