IL CAPO TIFOSO MANOLO “EL DEL BOMBO”. DA VALENCIA CON LA ROJA NEL CUORE

Submitted by Anonymous on Sat, 01/15/2022 - 17:59
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Redazione
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Giocare in 12 è meglio che farlo in 11. Non se l’abbia a male Nils Liedholm, che diceva che in 10 si giocasse meglio (perché c’era più spazio di manovra, a suo dire): in Spagna, di sicuro la prima corrente va per la maggiore. E non è necessariamente detto che il giocatore extra debba per forza di cose scendere sul rettangolo di gioco: a volte basta che prenda posto in tribuna, magari non troppo distante dal campo, e far sentire la sua voce come si conviene a un tifoso doc. Perché quando di mezzo ci va Manuel Caceres Artesero, per tutti Manolo, il rumore è assicurato: i colpi che batte sul tamburo li sentono bene i giocatori, e allo stesso modo i tanti spettatori assiepati vicino a lui. Se poi vi state chiedendo perché lo chiamino “El del Bombo”, beh, vi basti sapere che la traduzione letterale di tamburo è appunto bombo. Manolo, quello del tamburo. Il capo tifoso che dal 1982 non s’è perso neppure una partita della sua adorata nazionale iberica.

LA NUMERO 12, LA MAGLIA DEL “VERO” TIFOSO

In effetti c’è stato un tempo in cui i tifosi erano persino più famosi dei giocatori. Potreste non ricordare il nome di un solo calciatore della nazionale degli anni ’80, ma di sicuro vi ricorderete di quel sostenitore che con tamburo e basco d’ordinanza, unitamente alla maglia rossa col numero 12 e a un fazzolettone aragonese (il cachirulo), imperversava davanti ai flash dei fotografi o dell’occhio della telecamera. Manolo da 40 anni a questa parte è stato il vero punto di riferimento della Roja, ma ironia della sorte ha dovuto saltare qualche partita per… infortunio. E non si trattava di partite qualunque: nel giugno del 2010, a causa di problemi di salute, fu costretto ad anticipare il rientro a Valencia durante il mondiale sudafricano, senza dunque poter assistere alle gare decisive che portarono la Spagna sul tetto del mondo. Uno scherzo (balordo) del destino che pure non ne ha fiaccato la gioia e l’entusiasmo nel seguire la propria nazionale in ogni angolo del mondo, indipendentemente se si tratti di una gara amichevole, o di qualificazione a una rassegna o di un europeo o di un mondiale. Perché il tamburo di Manolo non può mancare, elemento caratterizzante del vissuto spagnolo.

DA VALENCIA CON LA ROJA NEL CUORE

Se chiedete a un iberico chi è il primo tifoso a cui pensa, certamente vi risponderà con Manolo. Che nel giorno in cui festeggia 73 anni starà già pensando a prendere i biglietti per Qatar 2022, l’appuntamento che a novembre lo vedrà protagonista (salute permettendo) anche in medio oriente per spingere la Roja verso la conquista del secondo mondiale della sua storia. Un appuntamento a cui tiene tantissimo, considerando il fatto che il primo se l’era perso (almeno fisicamente). Sarà anche un modo per festeggiare una lunga e onorata carriera cominciata proprio con un mondiale, quello di Spagna ’82. Manuel, che vive a Valencia ed è proprietario del bar Tu Museo Deportivo, situato a pochi metri dal Mestalla, è un grandissimo tifoso della squadra valenciana, ma ha sempre ammesso di essere soprattutto innamorato della propria squadra nazionale. E non è solo un fan del calcio: nel 2007 seguì tutte le gare di Eurobasket, rammaricandosi per la sconfitta in finale dei suoi beniamini contro la Russia. Nel 2020 la pandemia per poco non lo ha portato sul lastrico, quasi costringendolo a cedere l’attività e arrivando persino a pensare di vendere l’adorato bombo (certo acquirenti non sarebbero mancati). Superata la crisi, Manolo s’è ripresentato a Euro 2020, costretto però a fare ritorno a casa con qualche giorno d’anticipo per mano di Jorginho e compagnia cantante. Ma intanto lui i biglietti per il Qatar ce li ha già in tasca. E il tamburo, costretto a restare fuori per le norme sulla sicurezza a Russia 2018, state pur certi che stavolta glielo faranno passare…

(Credits: Getty Image)

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