AUSTRALIAN OPEN, LE FINALI INDIMENTICABILI

Submitted by Anonymous on Sat, 01/15/2022 - 18:04
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Redazione
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Australian Open, le finali (ma, più in generale, le partite) indimenticabili: ci sarebbe da scrivere un poema. Il vantaggio di essere il primo slam della stagione non è una cosa da poco: tutta l’attesa degli appassionati è ben riposta nell’Australian Open, che essendo appunto quello d’apertura finisce per regalare spesso emozioni di cui un po’ tutti vanno in cerca. Con partite spesso memorabili, finite direttamente negli annali di storia e divenute esse stesse dei veri pezzi da museo. Ce ne sono tante nel corso dei decenni che hanno accompagnato lo slam in territorio australiano, al punto che si fatica a sceglierne alcune e lasciarne fuori altre. Ma una selezione è inevitabile, e tanto vale spendere un po’ del proprio tempo a scovarle tra una narrazione che nulla ha da invidiare ai più grande tornei di sempre.

1988, QUANDO WILANDER FECE PIANGERE GLI AUSSIE

Se c’è un anno di rinascita per gli Australian Open, quello è senza dubbio il 1988. Quando le presenze sugli spalti raddoppiano, così come l’attenzione di pubblico e media. In finale vanno Mats Wilander e l’idolo di casa Pat Cash. Il torneo ha regalato emozioni e spettacolo e l’epilogo non sarà da meno. Wilander domina nel primo parziale, scappa via nel secondo ma la pioggia lo costringe a fermarsi, regalando a Cash l’opportunità di riordinare le idee. L’australiano vince al tiebreak e l’inerzia si sposta tutta dalla sua parte, tanto che nel terzo domina imponendosi per 6-3. Ma nel quarto arriva l’ennesimo ribaltone, con lo svedese che vince in scioltezza per 6-1. Si decide tutto al quinto, dove non c’è tiebreak: bisogna fare un break, e sul 5-5 il primo che lo mette a segno si prende di fatto la vittoria. Un paio di errori di Cash nel tredicesimo gioco fanno pendere la bilancia dalla parte di Wilander, che sul 7-6 serve con la solita padronanza che lo contraddistingue. Cash non ha scampo: è Mats il vincitore dello slam, lasciando affogare gli Aussie nei loro rimpianti.

1995, L’UNICA FINALE VINTA DA AGASSI CONTRO SAMPRAS

Nel 1995 il tennis è una questione tutta americana e tedesca. Ma i primi hanno preso a vincere a manetta: in finale si ritrovano così Andre Agassi (per la prima volta con bandana e capello corto) e Pete Sampras, due che non hanno bisogno di troppe presentazioni. Si solito il pronostico, quando di mezzo c’era una finale, pendeva tutto dalla parte di Pistol Pete, pronto a mettere un altro slam in bacheca. E il 6-4 del primo set pareva il preludio a una comoda vittoria. Agassi però quel giorno trovò risorse insperate e seppe andare oltre i propri limiti: vinse nettamente il secondo per 6-1, poi piegò il grande rivale al tiebreak del terzo, praticamente mettendosi nelle condizioni di andare a prendersi il titolo. Un break in apertura di quarto parziale fu sufficiente per accaparrarsi il primo slam della stagione, in un anno per lui magico che chiuderà con l’89% di vittorie. Fu l’apice di una rivalità che quello stesso anno portò Nike a realizzare l’iconico spot dei due, che escono a San Francisco mettendo una rete per strada e cominciando a palleggiare.

2012, IL GIORNO IN CUI NOLE DIVENNE GRANDE

Dieci anni fa Nole in Australia era il benvenuto. E contro Nadal mandò in scena una delle finali più belle di sempre. Con Federer spettatore e lo spagnolo pronto ad avvicinare il suo record di titoli dello slam (Djoko ancora era lontano), la partita fu un vero e proprio turbinio di emozioni. Nadal vinse il primo set per 7-5, ma nel secondo perse la battuta in avvio e dovette cedere per 6-4. E non ci fu storia neppure nel terzo, che vide il serbo prevalere per 6-2. Il quarto fu una maratona, quasi una partita nella partita: dopo un’interruzione per consentire di chiudere la Rod Laver Arena, Nole arriverà a sprecare la palla che gli avrebbe consegnato 3 match point sul 5-3. La capacità di Nadal di restare attaccato alla partita costringerà il serbo sulla difensiva, ma non gli risparmierà il tiebreak, vinto dallo spagnolo con 4 punti di fila. Nel quinto, dopo 5 ore di gioco, viene fuori tutta la classe dei campioni: botte da orbi, nonostante la stanchezza. Palle break e contro break ovunque, poi alla fine Nole chiude con un dritto e quasi non ha la forza di festeggiare.

2017, LA FINALE DIE SOGNI TRA FEDERER E NADAL

Il ritorno dell’immortale. È il 2017, Federer va per le 36 primavere, ma a Melbourne sembra quasi essere rinato. E Nadal, seppur un po’ acciaccato, è comunque nel pieno del suo furore agonistico. Tutti gli occhi del mondo sono sul centrale, auspicando un duello epico. Le attese non verranno deluse: Federer vince il primo set, ma cede nel secondo. Il terzo è ancora facile appannaggio dello svizzero, che però nel quarto paga dazio alla stanchezza. Si va al quinto, che somiglia a un romanzo: Nadal scappa subito via, conquistando un break al primo gioco che profuma di impresa. Federer lamenta un problema alla gamba destra e il medical time out lo rimette in pista: va subito vicino al contro break, che trova nel sesto gioco, ristabilendo la parità sul 3-3. Per lo spagnolo è il momento di rottura: concede 4 palle break nel turno successivo di battuta, ma è la quinta a risultargli fatale. Sul 5-3 Federer va a servire per il titolo: va sotto 15-40, si salva con un ace e con un diritto, poi nuovamente un ace gli concede la possibilità di chiudere la partita, con l’occhio di falco che conferma dentro al campo un diritto quasi impossibile. Salta incredulo Roger, piangono appassionati in ogni donde. Cinque mesi prima, sia lui che Rafa erano fuori dai giochi, infortunati e (per molti) giunti al capolinea. Mai sottovalutare il cuore di un campione.

(Credits: Getty Image)

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