L'URLO DI MATTEO. L'URLO DI JANNIK

Submitted by Anonymous on Mon, 01/24/2022 - 20:38
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Redazione
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Matteo Berrettini e Jannik Sinner ai quarti di finale dell'Australian Open, edizione 2022. L'Italia del tennis può esultare e provare a fare bei sogni.

Penso che un sogno così non ritorni mai più.

Domenico Modugno non doveva essere appassionato di tennis, o almeno questa non è virtù nota del favoloso cantautore che più di 50 anni fa fece innamorare intere generazioni di italiani. Ma calza da Dio quel ritornello che oggi riecheggia nel cielo d’Australia, dove due racchette vestite d’azzurro provano a riscrivere la storia nel bel mezzo di un slam che sta facendo parlare a lungo.

Prima per ragioni che poco o nulla hanno a che fare con la pratica agonistica, poi per i favolosi exploit mandati a referto da Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Che, tabellone alla mano, sono davvero la coppia più bella del tennis mondiale. Anzi, agli occhi degli appassionati se la giocano con quella dei canadesi Shapovalov e Auger-Aliassime e, curiosamente, nei quarti la sfida italo-canadese resterà in pectore, semmai da riproporre in semifinale qualora tutti e 4 andassero oltre i propri limiti. E poi ci sono un francese (Monfils), un greco (Tsitsipas), un russo (Medvedev) e uno spagnolo, naturalmente Nadal. Tutti forti, tutti vincenti, tutti da temere. Ma l'afflato per provare a spingere la palla quando ci sarà bisogno di spostarla più in là o più in qua dalla riga bianca sarà solo per loro. Matteo e Jannik.

LA GLORIA CHE ARRIVA DALLO SPORT

Nel giorno in cui il Paese ha cominciato a fare il countdown per conoscere il nome di colui il quale saprà essere valido rappresentante del popolo e degno successore di Sergio Mattarella, ancora una volta la gloria non arriva dalla politica che, semmai, sta assemblando uno spettacolo quantomeno discutibile alla ricerca di un Capo dello Stato trasversalmente benaccetto.

E' un giorno di gloria per l'Italia ma quella gloria le viene restituita dallo sport. Per la prima volta nella storia ci ritroviamo con due tennisti capaci di raggiungere l'obiettivo dei quarti di finale dell'Australian Open. Berrettini e Sinner hanno scritto una pagina di indelebile importanza, senza tuttavia aver ancora abbattuto i record della racchetta tricolore. Era infatti già successo che due azzurri riuscissero contemporaneamente a qualificarsi per i quarti di uno Slam: tocca andare indietro nel tempo di 49 anni. Tocca lustrare gli album fotografici e i video repertati. Tocca chiedere a chi ricorda. A chi c'era. Tornerebbe con la memoria al Roland Garros del 1973, ricorderebbe di quella volta che Adriano Panatta e Paolo Bertolucci fecero idealmente sventolare il tricolore sotto la torre Eiffel, racconterebbe che poi il solo Panatta riuscì ad accedere alle semifinali. Berrettini e Sinner come Panatta e Bertolucci. Ma non solo. Perchè il Roland Garros - a differenza dell'Australian Open - aveva già regalato un'accoppiata azzurra ai quarti. Anche prima di Panatta e Bertolucci. Ci erano riusciti nel 1948 Gianni Cucelli e Marcello Del Bello. Poi, nel 1956 Nicola Pietrangeli e Giuseppe Merlo. Ancora Pietrangeli, stavolta insieme a Orlando Sirola, nel 1960.

LA RIVINCITA DI BERRETTINI, UN ANNO DOPO

Urlano, i due azzurri. Sfogano tutta l’adrenalina accumulata in corpo in una settimana bella come poche, che li ha catapultati una volta di più sotto le luci dei riflettori. Forse Berrettini era quello che aveva qualcosa in più da chiedere all’emisfero australe. Perché un anno fa la malasorte ci mise lo zampino mettendolo fuori causa proprio alla vigilia dell’ottavo di finale contro Tsitsipas, al quale dovette rinunciare per via di un problema addominale. Sentiva che qualcosa gli era stato tolto ingiustamente, e anche lì l’unico modo per farlo capire al mondo era dimostrare quanto valesse in campo: quarti di finale arpionati al Roland Garros, addirittura finale a Wimbledon (dopo aver trionfato al Queen’s), altro quarto di finale all’US Open.

Unico problema? Quel maledetto Djokovic, che sarà anche un suo caro amico, ma che ogni volta gli si è frapposto, respingendolo al mittente. La campagna 2022 era cominciata tra mille perplessità legate a una condizione fisica per forza di cose non al massimo, poiché l’infortunio patito a novembre contro Zverev gli ha accorciato la fase di preparazione di almeno tre se non quattro settimane. L’hanno messo sull’aereo, destinazione Melbourne, coi cerotti, ma è la testa che ha fatto la differenza.

Con l’aiuto dell’amico Imodium, determinante per superare il primo turno (e sarebbe stata una beffa), quindi con la forza della determinazione. La maratona con Alcaraz lo ha convinto che il limite potesse essere solo il cielo, la vittoria (netta) su Carreno Busta lo ha instradato nella maniera migliore verso la sfida contro Monfils, sempre battuto in carriera, veterano del circuito, ma da prendere con le molle. Matteo però ha il braccio caldo: 28 ace negli ottavi significano una sola cosa, cioè fiducia cieca nei propri mezzi. Ecco perché urla quando mette l’avversario alle corde. E sono urla di gloria.

LA MATURITÀ (NON RICHIESTA) DI SINNER

Jannik invece è l’uomo di ghiaccio. Facile, direte voi: è nato a San Candido, davvero riuscite a immaginarvelo al sole su una spiaggia deserta? Nella calura australiana però si è sciolto pure lui, ma solo con lo sguardo e con quel pugno che di tanto in tanto (anzi, fin troppo spesso) agita verso il suo angolo. Sinner è tra i volti belli e puliti del nuovo che avanza: 20 anni compiuti ad agosto, una fidanzata influencer messa alla porta (a lui i social danno sui nervi), un probabile super coach che risponde al nome di John McEnroe e un’investitura a capofila della cosiddetta next gen, ma quella vera, quella dei millennial, non quella degli eterni “vorrei ma non posso” (Zverev, non te la prendere, dai…).

E pure un amico… degli animali, come dimostra la farfalla lasciata docilmente posatasi sul suo cappellino durante l’intervista di fine match. De Minaur sin qui aveva infiammato il pubblico della Rod Laver Arena regalando vittorie e prestazioni di raro spessore, ma al cospetto dell’altoatesino ha alzato presto bandiera bianca. Non ha resistito alla varietà dei colpi di Jannik, che ha giocato una volta di più con la maturità di un veterano, lui che veterano non è.

E che adesso sogna di entrare per la prima volta in semifinale in uno slam, e magari pure di scavallare fino alla finale, dove dall’altra parte della rete vorrebbe trovare proprio l’amico Matteo. Già, perché Berrettini e Sinner, oltre che colleghi e rivali, sono anche amici. E dicono di trarre nuova linfa l’uno dall’altro, spinti a fare ancora meglio. Bagliori di luce luccicante di un azzurro intenso, che comunque vada la campagna d’Australia sono destinati a divertirsi e a far divertire nuove schiere di appassionati. E poi, pensandoci bene, loro due non si sono mai affrontati in carriera: speriamo che domenica prossima sia la volta buona.

(Credits: Getty Image)

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