Lo vuole più di ogni altra cosa, Ashleigh Barty. Perché di tutti i trofei che ha in bacheca ce n’è uno che ancora manca, ma al quale pensa ogni volta che si alza dal letto al mattino: il titolo degli Australian Open, cioè il titolo dello slam di casa, quello che da bambina l’ha fatta innamorare della racchetta e che già in un’altra occasione gli è sfuggito quando il più sembrava fatto.
Persa la semifinale due anni fa, torna in semifinale oggi, più forte e con molte più certezze, benché consapevole che per battere Madison Keys servirà una prova perfetta, di quelle che una numero uno al mondo sa di dover mettere in pratica quando più se ne avverte il bisogno. Ma la voglia di fare festa davanti al proprio pubblico è talmente grande che difficilmente la Barty si vorrà far scappare l’occasione.
BARTY, UNA SUPERIORITÀ SENZA MISURE
Anche perché basta vedere come ha trattato sin qui le rivali incontrate lungo il cammino per rendere l’idea di quanto sia forte e determinata l’australiana nel voler raggiungere il proprio scopo. Nei cinque match disputati nel torneo, alle avversarie ha lasciato la miseria di 17 game, di cui appena uno sul suo servizio (l’impresa, per così dire, è riuscita ad Amanda Anisimova, unica ad averla tenuta in campo per più di un’ora).
Mai una chiusura al tiebreak, mai la sensazione di dover faticare più del dovuto per portare via la posta. Insomma, una Barty semplicemente ingiocabile per la concorrenza, ora chiamata a superare il penultimo ostacolo al cospetto di una Keys che pure la sua bella corsa l’ha fatta, lasciando appena un set per strada contro la cinese Wang, dove è riuscita a scamparla bella vincendo al super tiebreak del terzo set dopo aver perso 6-4 il primo e vinto 6-3 il secondo.
L’americana, che la prossima settimana sarà numero 51 al mondo (era 87esima a inizio gennaio), qualche segnale l’ha mandato nel corso del torneo: battendo ai quarti la Krejcikova, ovvero la regina dell’ultimo Roland Garros, ha dimostrato di essere in gran forma e di poter recitare un ruolo da assoluta protagonista, benché l’incrocio con la Barty la vede fatalmente partire sfavorita. Ma non è tanto per demerito suo, quanto per l’onnipotenza dimostrata dalla beniamina del pubblico di casa, che sente che questa potrebbe essere davvero la volta buona per sfatare il tabù che sin qui non l’ha mai vista scrivere il proprio nome sull’albo d’oro del primo slam della stagione.
LA KEYS E LA SUA SECONDA GIOVINEZZA
Anche per la Keys quella in programma domani mattina alle 9,30 italiane è la seconda semifinale in carriera a Melbourne. La prima, datata 2015, la vide cedere contro Serena Williams, che in qualche modo vendicò la sconfitta ai quarti della sorella Venus proprio contro la Keys. Che contro la Barty vinse in due set nel 2017 al Roland Garros, nel primo precedente assoluto che le vide affrontarsi su un campo di gioco.
Due anni dopo, stesso torneo ma in un campo più prestigioso rispetto all’anonimo campo 2 della prima sfida (si sfidarono al Court Suzanne Lenglen), a imporsi fu la Barty, sempre in due set. Bilancio in perfetta parità, con la Barty che vanta semmai una vittoria in doppio in tandem con la Dellacqua nel Brisbane International di fine 2017 (la Keys giocava con la britannica Watson), ma poco conta.
Va da sé che il 2022 delle due atlete è cominciato decisamente sotto una buona stella: la Barty che ha vinto il torneo di Adelaide 1 cedendo appena un set in tutta la rassegna (al debutto contro Coco Gauff) e la Keys che ha risposto nel torneo di Adelaide 2, quello disputato la settimana successiva, guarda a caso cedendo un unico set durante il cammino e guarda a caso proprio a Coco Gauff, affrontata in semifinale. La statunitense aveva preso parte a inizio mese al Gippsland Trophy, uscendo al secondo turno contro la russa Kasatkina. Quella contro la Barty sarà la quarta semifinale in carriera in uno slam, che l’ha vista avanzare una sola volta all’atto conclusivo, cioè negli US Open 2017, sconfitta da Sloane Stephens.
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