SANREMO E LO SPORT: FRANCESCO TOTTI AL FESTIVAL 2017

Submitted by Anonymous on Thu, 01/27/2022 - 18:15
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Redazione
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Più o meno come fa un piccione. Anzi, un Pupone: core de Roma, ciò che Francesco Totti ha rappresentato e continua a rappresentare oggi agli occhi del popolo giallorosso. Una icona senza tempo, anche adesso che son trascorsi quasi 5 anni dall’ultima gara disputata in carriera, quando un’intera città si cosparse il volto di lacrime al solo pensiero che quella sarebbe stata l’ultima volta che capitano in campo. “Speravo de morì prima”, scrisse un tifoso in curva.

Che qualche mese prima, in una anonima serata di inverno, si mise davanti alla tv a guardare un programma lontano anni luce dai propri gusti e dalle abitudini degli ultrà. Una serata in cui il calcio fece irruzione sul palco canoro più famoso d’Italia, portando Totti all’Ariston come ospite speciale di un Festival che necessitava proprio di una bella sferzata per cercare di accalappiare audience e spettatori. Era il 2017. Tutta Roma, esclusa quella di fede laziale, si sintonizzò su Rai Uno, sicura che il capitano avrebbe regalato qualche perla. E tanta attesa non venne delusa.

UN FUORI PROGRAMMA AL SAPORE DI SFOTTÒ

Carlo Conti e Maria De Filippi erano i mattatori di quell’edizione di Sanremo, che evidentemente era un po’ nel segno dei Francesco: se Totti fu uno dei super ospiti, Gabbani si prese semplicemente la vittoria con “Occidentali’s Karma”, canzone decisamente poco sanremese che pure fece breccia tra pubblico e critica.

Totti venne invitato nella seconda serata e, tra le altre cose, nel presentare il brano di Cheope (nuove proposte), sbagliò completamente la pronuncia del nome, ribattezzandola Chopin. E sbagliò pure a pronunciare il direttore d’orchestra del brano cantato da Michele Bravi. Ma a parte qualche purista del palco, nessuno se ne accorse. Anzi, al solito la simpatia e la semplicità del capitano riuscirono a bucare lo schermo e a conquistare la platea, che non poté che sorridere quanto, a precisa domanda su quale fosse il brano del cuore che più di ogni altro aveva ascoltato dal palco dell’Ariston, a sorpresa rispose:

Quella di Povia, il piccione.

Che aveva vinto 11 anni prima, nel 2006, guarda a caso proprio nell’altra edizione in cui Totti fu invitato a Sanremo. In verità il brano di Povia si intitolava “Vorrei avere in becco”, ma la cosa che fece saltare il banco fu il fatto che gli autori si aspettavano, come da accordi, che dicesse “Si può dare di più”, la canzone del trio Tozzi-Ruggeri-Morandi che vinse nel 1987.

Per qualcuno, evidentemente malpensante, quella battuta fuori programma fu una sorta di frecciata rivolta alla Lazio, il cui simbolo è l’aquila, accostata in questo caso a un piccione (come molti romanisti definiscono appunto l’aquila biancoceleste). Totti però dirà in seguito che a lui la canzone di Povia piaceva per davvero. Ma lo sfottò era fin troppo evidente.

IL GIORNO CHE NACQUE IL CORO MONDIALE

La serata dell’Ariston si chiuse con un lancio di palloni in platea, assieme a Carlo Conti e Maria De Filippi. Chiaro che le qualità tecniche di Totti, che pure all’epoca era già relegato spesso e volentieri in panchina da Spalletti, non passarono inosservate. Ben più discreta fu la partecipazione del capitano giallorosso all’edizione 2006 del festival, quando però la vera protagonista era la fresca sposa Ilary Blasi, che affiancava Victoria Cabello e Giorgio Panariello.

Eppure bastò una fugace apparizione sul palco del giocatore per far nascere quella che di lì a poco sarebbe diventata un’autentica mania: fu proprio Totti a intonare (o meglio, a stonare) l’iconico “Poo po po po po poooo poo” sulle note di “Seven Nation Army” dei White Stripes, che sarebbe diventato di lì a poco il tormentone dei tifosi della Roma e soprattutto della nazionale di Lippi, che contro ogni pronostico sarebbe andata in Germania (anche grazie a Totti) a conquistare il quarto titolo mondiale. E pur avendo solo accennato quel piccolo coro, dal giorno seguente il brano sarebbe andato letteralmente a ruba negli store fisici e digitali, specie della capitale. Non avrà vinto il festival, ma di sicuro nella classifica delle vendite ci fu un numero 10 che sparigliò le carte.

(Credits: Getty Image)

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