AUSTRALIAN OPEN BERRETTINI-NADAL: SPALANCHEREMO GLI OCCHI ALL'ALBA

Submitted by Anonymous on Thu, 01/27/2022 - 20:03
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

Lottatori indomiti, gente abituata a soffrire, a stringere i denti e a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Il pomeriggio di Melbourne, dalle nostre parti, è mattinissima. Allora punteremo la sveglia, prepareremo pure un caffè doppio, la semifinale dell'Australian Open si gioca all'alba: con Matteo Berrettini e Rafael Nadal bisognerà portare pazienza, nel senso che chi si aspetta una fine rapida della disquisizione rischia di rimanere deluso. Una semifinale è sempre una semifinale, questa forse è un po’ più speciale delle altre.

Perché l’assenza di Novak Djokovic è foriera di buoni propositi per entrambi: per Berrettini, che nel 2021 negli slam ha pagato dazio sempre alla dogana serba (tranne che in Australia, dove a fermarlo fu un infortunio prima dell’ottavo contro Tsitsipas). Ma anche e soprattutto per Nadal, che un mese fa mai si sarebbe immaginato così avanti nel torneo e così ringalluzzito, deciso a staccare sia Nole che Federer nella classifica dei giocatori più vincenti nei tornei dello slam (per ora sono tutti e tre a quota 20). Comunque vada, a partire dalle 4,30 italiane ci sarà da divertirsi. E probabilmente da non annoiarsi troppo.

VENDICARE LA SEMIFINALE DEGLI US OPEN 2019

So che questa per me è una grande opportunità. Voglio sfruttarla appieno, vincere e conquistarmi una nuova finale in un torneo dello slam. E aver raggiunto una semifinale per la terza volta in carriera significa che qualcosa valgo, e che questo livello mi appartiene. Ma stavolta voglio andare oltre e non voglio andar via con qualche rimpianto.

Berrettini in fondo è uno che la vita l’ha sempre presa un poco alla volta: quando nel 2019 all’US Open centrò la prima semifinale in carriera in uno dei quattro major stagionali, a frenarlo fu proprio Nadal. E quello è rimasto l’unico precedente da due giocatori che sotto certi aspetti si somigliano, perché capaci di tirar fuori il meglio anche dalle situazioni più complicate. A livello di gioco, chiaramente, le differenze non mancano: mancino lo spagnolo, più forte al servizio il romano, che predilige le superfici veloci (e l’erba) rispetto alle qualità indiscusse di Rafa sulla terra.

Matteo però è davanti a un bivio: sente di avere il supporto necessario dalla sua parte, non soltanto quello di un popolo che ormai lo ha eletto a nuovo simbolo sportivo.

So che sto scrivendo la storia del tennis italiano, e questa è una soddisfazione enorme perché in fondo nel passato abbiamo avuto grandi campioni, e sapere di poter essere paragonato a loro mi inorgoglisce. Sento tutto questo calore e spero di poter regalare a tutti i miei fans una bella soddisfazione.

Berrettini nel torneo ha servito benissimo con la prima, ottenendo il 78% di punti, ma qualche pausa se l’è concessa, come dimostrano i 6 set lasciati per strada nelle precedenti 5 partite. Eppure nelle difficoltà ha saputo esaltarsi, rimontando Alcaraz e resistendo al ritorno di un monumentale Monfils. Ma contro Nadal servirà di più.

RAFA È TORNATO MAGICO E NON SI PONE LIMITI

Perché Rafa nel 2022 ha sin qui mostrato la sua versione più luccicante. Prova ne è il fatto che tutti gli 8 incontri disputati l’hanno visto prevalere, spesso senza lasciare alcuna possibilità agli avversari: ha conquistato il primo torneo dell’anno nell’ATP 250 di Melbourne, ha ceduto la miseria di un set a Khachanov e due a Shapovalov nel corso degli Australian Open, benché ha ammesso di aver fatto fatica quando il cronometro è cominciato ad andare oltre le tre ore di gioco (e il fatto di aver riposato un giorno in più rispetto ai canonici due potrebbe aiutarlo).

Ma non giocava da agosto, anzi di fatto da giugno, quando dopo il Roland Garros si vide costretto a un primo stop per rimettere a posto la situazione del piede destro, da anni alle prese con la malattia di Muller-Weiss. E poi, storia di un mese fa, c’ha messo lo zampino anche il Covid, rallentando la sua marcia d’avvicinamento ai tornei australiani. Una volta ritrovato il campo, però, come per magia i guai si sono dissolti.

Ma contro Berrettini so che sarà durissima, perché lui è un giocatore molto solido, oltre che davvero molto forte. Dovrò giocare al massimo per cercare di accedere a una finale che avrebbe un significato molto particolare, perché se un mese fa m’avessero detto che sarei stato qui non so se c’avrei creduto.

L’opportunità di poter staccare gli altri big 3 del tennis mondiale in cima alla classifica degli slam è ghiotta, ma non è vissuta alla stregua di un’ossessione:

Se siamo tutti a 20 titoli significa che abbiamo condiviso un’era meravigliosa, e forse irripetibile. Ma non gioco per vincere uno slam in più rispetto a Roger o Nole. Non significa poi molto: non è che se il tuo vicino di casa ha una casa più grande o migliore della tua, io abbia motivo di lamentarmi. Sono soddisfatto di ciò che ho fatto e di ciò che sto facendo. Voglio continuare a competere e a vincere, godendomi il momento.

Stavolta però l’Italia della racchetta tiferà Matteo. Sperando che sia davvero un’alba di vittoria.

(Credits: Getty Image)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Tennis