AUSTRALIAN OPEN NADAL-MEDVEDEV: RAFA E DANIIL, A VOI DUE

Submitted by Anonymous on Sat, 01/29/2022 - 16:07
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Redazione
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Comunque vada, a Melbourne si fa la storia. Sia che l'Australian Open lo vinca Rafa Nadal, che diventerebbe il giocatore con più titoli slam in bacheca (21), staccando i rivali di sempre Federer e Djokovic. Sia che lo vinca Daniil Medvedev, che dopo aver interrotto il dominio di Nole lo scorso settembre a Flushing Meadows diventerebbe automaticamente il grimaldello per tentare di defenestrare una volta per tutte il regno dei soliti noti, mettendo le mani sul secondo titolo dello slam nel giro di una manciata di mesi e proponendosi come il nuovo faro del tennis mondiale.

Insomma, qualunque sarà l’esito della finalissima della Rod Laver Arena, lunedì mattina il mondo della racchetta non sarà più lo stesso. Magari avrà ancora i connotati di un’era che sembra non voler finire, o forse semplicemente si accorgerà che il futuro è già cominciato, e come logica vuole il cambiamento non può più attendere. L’altra certezza è che nessuno resterà deluso da ciò che racconterà il campo: che si debba celebrare l’ennesima risurrezione del mancino di Manacor o la definitiva consacrazione del granatiere di Mosca, l’alba che attende il tennis è di quelle che rifulgono di luce propria.

UN RECORD O UN NUOVO NUMERO UNO MONDIALE

Debita è la premessa: Nadal-Medvedev in un atto finale dello slam non è una novità, perché nel 2019 agli US Open Rafa si prese il 19esimo titolo in carriera al termine di un’autentica battaglia, terminata quando in Italia era notte fonda. Parlare di rivincita non è esagerato, ma certo in due anni abbondanti ne sono cambiate di cose, tanto nel tennis quando (ahi noi) nella vita di tutti i giorni.

E i valori di forza da allora si sono evoluti: Nadal è sempre lì, araba fenice capace di risollevarsi dopo un 2021 da incubo, tra infortuni e problemi di ogni tipo. Medvedev è cresciuto tanto, ha acquisito sicurezza e credibilità, ha sbaragliato gran parte della concorrenza tra i protagonisti della cosiddetta Next Gen e adesso ha la possibilità di mettere un altro mattone pesante nella scalata verso la conquista della prima posizione nel ranking ATP.

Che sarebbe sua con una vittoria, scalzando dopo due anni di fila Djokovic che dalla Serbia potrà solo guardare la partita in tv e sperare che l’amico rivale Rafa gli faccia la cortesia di evitargli la detronizzazione. Il fantasma di Nole a Melbourne aleggerà per l’ennesima volta dopo settimane di polemiche, accuse e colpi di scena. E forse proprio una vittoria di Nadal, che non parte coi favori del pronostico, potrebbe regalare l’ennesimo colpo di coda di un torneo che ha somigliato più a un romanzo che non a una competizione strettamente tennistica. Vincesse lo spagnolo, a pensarci bene sarebbero contenti tutti. Tutti, meno che Medvedev, naturalmente. Che essendo giovane avrà tante altre occasioni per rifarsi.

MEDVEVED E LA FORZA DEL “TIFO CONTRO”

Il russo però parte favorito. Lo dicono i numeri: non fosse stato per i primi due set persi contro Auger-Aliassime, la sua campagna d’Australia sarebbe stata semplicemente impeccabile. Ma proprio a un passo dal baratro Daniil ha trovato la forza per rialzarsi, rimontando, annullando un match point e capitalizzando l’opportunità per spingersi nuovamente oltre i propri limiti.

La semifinale con Tsitsipas, al netto delle discussioni col giudice di sedia e le relative frasi colorote pronunciate in mondovisione (che gli sono costate 12mila euro di multa), ha ribadito al mondo la solidità di un giocatore capace di alzare il livello ogni qualvolta decide che è giunto il momento di farlo.

Politicamente scorretto, poco avvezzo ai compromessi, ma capace anche di tornare sui suoi passi, se capisce di aver sbagliato. E a volte fin troppo sincero:

Quando nei quarti ero sotto 2-0 mi sono detto cosa avrebbe fatto Djokovic per tirarsi fuori da quella situazione. È pensando a lui che ho trovato l’ispirazione per rimettermi in carreggiata.

Medvedev ha rotto gli schemi instaurati in più di un decennio di dominazione dei soliti noti. E il fatto che sia amico di Djokovic in questo momento storico agli occhi della gente lo mostra ancor più antipatico. Ma lui dal tifo contrario trae linfa, come spesso ha ribadito. E quello australiano domani farà tutto il tifo per Rafa, che a Melbourne ha vinto solo nel 2009, perdendo altre quattro volte ma conquistando sempre l’affetto del pubblico.

NADAL È RISORTO, COME L’ARABA FENICE

In fondo la storia di Rafa è quella di un uomo, prima ancora di un atleta, capace di resistere alle intemperie della vita, ma di venirne sempre fuori. Prima di sbarcare in Australia, a fine dicembre, veniva da un periodo nero, col piede destro che lo aveva costretto a rinunciare praticamente a tutti i tornei dopo la dolora eliminazione nella semifinale del Roland Garros di inizio giugno (due partite a Washington ad agosto avevano solo confermato che la sindrome di Muller-Weiss era tornata a presentargli il conto).

Temeva di dover dire basta una volta per tutte, e non ne aveva fatto mistero. Annunciando il ritorno, aveva anche ribadito di non aspettarsi nulla di così eccezionale, ma di voler vivere alla giornata. Magari sarà stato anche un modo per togliersi di dosso la pressione, ma raramente Rafa è uno che mente davanti alla telecamera.

Ho avuto molti momenti difficili, al buio, senza vedere la luce. Ne ho parlato spesso con il mio team e in famiglia. Mi chiedevo cosa fosse giusto fare, se fermarmi una volta per tutte, prendendo seriamente la cosa come mai avevo fatto prima in carriera.

Le lacrime dopo la vittoria su Berrettini non erano finte: erano proprie di chi aveva visto spegnersi la luce, e solo con tenacia ha saputo accenderla nuovamente. E comunque vada, lunedì sarà comunque accesa.

QUATTRO PRECEDENTI, MA ERA TUTTA UN’ALTRA STORIA

La finale a Flushing Meadows 2019 rivelò al mondo Medvedev come mai prima d’ora era successo, ma servì a Rafa per mettere un altro mattoncino nella sua inimitabile carriera. Vincendo domani taglierebbe un altro traguardo, entrando nel ristretto club di coloro che in carriera hanno vinto almeno due volte ognuno dei quattro slam.

L’ultimo precedente tra i due è datato novembre 2020: alle ATP Finals di Londra, il russo s’impose in semifinale in tre set dopo aver perso il primo 3-6 7-6 6-3, e quello fu una sorta di trampolino di lancio, dato che poi avrebbe vinto il torneo battendo Thiem in finale. Un anno prima, sempre a Londra ma nel round robin, stesso copione ma a parti invertite, con Rafa a inseguire dopo il primo parziale ma in grado di prevalere al terzo (6-7 6-3 7-6).

Nel 2019, oltre alla già citata finale degli US Open, ci fu un’altra finale, stavolta in Canada, stravinta da Nadal in due set (6-3 6-0). Il passato recente, però, suggerisce che almeno in partenza Daniil abbia qualcosina in più. Anche se lo spagnolo potrebbe trarre ispirazione da quanto accadde nel 2017, quando fu vittima del ritorno sulla scena di Federer, che un po’ come lui era a un passo dal ritiro e che con grande sorpresa di tutti tornò invece a vincere proprio in Australia, proprio contro Rafa, proprio dopo aver visto la morte in faccia al termine di un match più simile a un romanzo che a una partita di tennis, chiuso in gloria al quinto set (dove Nadal era in vantaggio di un break).

In fondo, se Medvedev ha detto di aver pensato a Djokovic quando stava per uscire nei quarti, Rafa potrebbe sempre pensare all’amico Roger quando (e se) ne avrà bisogno. Chi starà seduto a guardarli dal divano potrà invece pensare di assistere a un momento unico e magico: comunque vada, grazie Melbourne.

(Credits: Getty Image)

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