SANREMO E LO SPORT: IL FESTIVAL NEL 1988 SI FERMÒ PER ALBERTO TOMBA

Submitted by Anonymous on Sun, 01/30/2022 - 12:47
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Redazione
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Quando vinse la prima gara in carriera, il celeberrimo Parallelo di Natale del 1984 sulla collinetta di San Siro, i giornali il giorno dopo nemmeno si azzardarono a scrivere nel titolo il suo cognome. Perché innalzare uno che si chiamava Tomba non era certo il massimo dell’eleganza applicata alla fantasia giornalistica.

Venne etichettato come “il ragazzo della squadra B”, dando per scontato che in fondo non ci sarebbero state molte altre occasioni per doverlo nominare. Il problema, all’epoca, non si poneva, ma siccome la storia è piena di campioni che con la loro capacità di dominare in lungo e in largo riescono ad abbattere qualsiasi ostacolo, ecco che solo un paio d’anni più tardi Alberto Tomba divenne uno dei volti più familiari non solo per gli appassionati di sci, ma in generale per un’intera nazionale.

Che sabato 27 febbraio 1988 aveva acceso la tv, rigorosamente sul primo canale, per assistere a uno scontro campale nella finalissima del festival di Sanremo, con pezzi da novanta del calibro di Franco Califano, Massimo Ranieri, Toto Cotugno, Fausto Leali, Tulli De Piscopo, Matia Bazar, Richci e Poveri, Luca Barbarossa, Ron e molti altri ancora. Uno scontro tra titani, ma che per almeno una decina di minuti dovette necessariamente fare i conti con un’inattesa, quanto benvenuta intromissione. Perché a Calgary, dalla parte opposta del mondo, si stava disputando lo slalom speciale che avrebbe assegnato la medaglia olimpica. E il tricolore, pochi giorni prima il trionfo di Tomba nello slalom gigante, era pronto a sventolare ancora.

IL GRANDE DILEMMA DEL CANALE

Agli occhi dei dirigenti Rai, così come alla produzione del festival, il problema si presentò già nei giorni precedenti alla finale.

E se Tomba vincesse anche lo speciale?

si chiesero nella consueta riunione mattutina. Le opzioni per ovviare al problema erano sostanzialmente un paio: trasmettere la diretta integrale della seconda manche (quella che si sarebbe accavallata con la finalissima) su Rai 2, oppure interrompere la diretta del festival per collegarsi via satellite con il Canada.

Non una decisione facile: Telemontecarlo all’epoca deteneva i diritti dei Giochi Olimpici, e pertanto avrebbe comunque trasmesso lo slalom in diretta. Una decisione definitiva sarebbe stata presa solo nel tardo pomeriggio del sabato, vedendo cosa sarebbe accaduto nella prima manche della gara olimpica. E Tomba, puntualmente, rispose presente: terzo dietro il tedesco Wrondl e lo svedese Nilsson, con un ritardo di 6 decimi dal primato. Fermare il festival appariva alla stregua di una bestemmia, ma le pressioni di molti telespettatori convinsero la produzione a fare un’eccezione. Quando sarebbe partito Tomba, la gara canora si sarebbe dovuta fermare, dando la linea all’inviato Alfredo Pigna, collegato dal Canada.

TOMBA E RANIERI, DUE MITI UNITI PER SEMPRE

Quell’anno sul palco dell’Ariston la conduzione era stata affidata a Miguel Bosè e Gabriella Carlucci. I quali interruppero le operazioni per collegarsi con Calgary proprio nel momento in cui Tomba stava per uscire dal cancelletto di partenza. E come da pronostico, l’azzurro arrivò al traguardo facendo segnare il miglior tempo, scalzando il leader provvisorio (l’atleta del Liechtenstein Frommelt, autore di una grande rimonta), prendendo il comando e mettendo già piede sul podio.

Lo svedese Nilsson, divorato dalla pressione, incappò in una manche decisamente deludente, uscendo dai giochi. Restava solo Wrondl, e milioni di italiani erano in attesa di sapere se la medaglia di Alberto sarebbe stata d’argento oppure nuovamente d’oro. Al parterre Tomba era già in festa, quasi come se sapesse l’esito di quell’incredibile manche. Il tedesco dilapidò in fretta il vantaggio, e gli ultimi secondi di gara furono interminabili. Alla fine quei 6 decimi di cui disponeva si trasformarono in 6 centesimi di ritardo, consegnando a Tomba un favoloso bis.

La voce di Pigna, rotta dall’emozione, si sovrappose alla geniale intuizione della regia della Rai, che decise di far vedere cosa stava accadendo all’Ariston, cogliendo la standing ovation del pubblico in sala, con gente che urlava di gioia quasi fosse allo stadio. L’Albertone nazionale era riuscito in un’impresa mai vista prima: obbligare il festival a fermarsi e diffondere un sentimento di euforia collettiva che avrebbe pervaso l’intera serata finale della kermesse.

Quando poche ore dopo Massimo Ranieri venne acclamato vincitore con “Perdere l’amore” la festa fu completa. E il giorno dopo i giornali raccontarono i trionfi della serata precedente, intuendo appieno la portata storica di quanto accaduto. “Mi è andata bene perché ho vinto, altrimenti non so se sarei stato così famoso”, raccontò tempo dopo Tomba. L’unico ad aver trionfato sul palco dell’Ariston senza aver mai intonato una strofa.

(Credits: Getty Image)

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