DEL POTRO, RITORNO O RITIRO? I DOLORI DELLA “TORRE DI TANDIL”

Submitted by Anonymous on Mon, 02/07/2022 - 12:27
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Redazione
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Quasi 1000 giorni lontano dai campi, ma un ritorno che ha tutta l’aria di essere un addio. Perché Juan Martin Del Potro non l’ha ancora comunicato ufficialmente, ma è quello che ha lasciato intendere: la sua presenza in tabellone nell’ATP 250 di Buenos Aires potrebbe rappresentare una sorta di passerella d’addio, perché la conferenza stampa convocata per far sapere a tutti che dopo 942 giorni dall’ultima volta sarebbe tornato a disputare un incontro ufficiale ha ben presto preso un’altra piega.

Tutti pensano che sto per dire al mondo che torno a fare quello che più mi piace e mi diverte, ma in fondo sono qui per dire che sto per dire basta dopo quasi tre anni di sofferenze e illusioni. Purtroppo il mio ginocchio non sta dando le risposte che da tempo vado cercando: è un incubo, e non vedo la luce in fondo al tunnel. Se proprio devo smettere, però, allora sono contento di giocare le ultime mie partite a Buenos Aires, perché non saprei immaginare altro luogo per chiudere la mia carriera.

CONTRO DELBONIS UNA SFIDA PER CUORI FORTI

In realtà, Del Potro ha fatto sapere di essere stato inserito anche nel tabellone del torneo di Rio De Janeiro, in programma la settimana successiva. La sensazione però è che sarà proprio il torneo nella capitale argentina a catalizzare le sue ultime energie, peraltro a fronte di numerosi sacrifici: negli ultimi mesi ha perso oltre 10 chili, requisito necessario per rimettersi in forma e presentarsi in condizioni accettabili nell’appuntamento che potrebbe segnarne l’ultimo passo della carriera.

Non so se avrò davanti a me ancora una o due partite, ma so che mi attende un carico emotivo molto particolare.

E a rendere il tutto ancor più significativo, l’annunciata presenza della mamma Patricia in tribuna, lei che in tutta la carriera del figlio non l’ha mai visto giocare dal vivo. Un segnale, senza girarci troppo intorno, che pare proprio il preludio all’addio.

Non vedo l’ora di scendere in campo, anche perché io vivo per questo sport e sono davvero felice di tornare a giocare. Ma questo ginocchio mi sta rendendo la vita impossibile: dopo 4 operazioni negli ultimi due anni mi sono detto che non ha più senso soffrire così. Sogno solo un’ultima settimana da protagonista, un ultimo momento di felicità e competizione. Farlo davanti al mio pubblico è la cosa migliore che potesse capitarmi.

Sarà un altro argentino, Federico Delbonis, ad affrontarlo nel match in programma al primo turno. Un amico, prima che un rivale: comunque vada, la lacrimuccia sarà d’obbligo.

IL SOGNO (PRECLUSO) DI UNA VITA NORMALE

Del Potro non gioca più una partita dal torneo del Queen’s 2019, quando vinse in due set contro Shapovalov ma fu costretto al ritiro per via dei guai al ginocchio destro. In carriera ha conquistato un titolo dello slam (gli US Open 2009), un Masters 1000 (a Miami nel 2018: entrambe le volte ha sconfitto Federer in finale), conquistando altri 20 titoli nel circuito professionistico e pure la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Rio 2016 e quella di bronzo a Londra 2012.

Con la maglia della nazionale ha vinto una storica Coppa Davis, battendo in finale in trasferta la Croazia nel 2016 dopo aver perso due volte la finalissima nel 2008 e nel 2011. La migliore posizione mai occupata nel ranking mondiale è stata la numero 3 nell’estate del 2018, quando arrivò di nuovo all’apice centrando un’altra finale all’US Open, battuto però da Djokovic.

La “torre di Tandil”, così soprannominato per la stazza imponente (è alto 198 centimetri), è stato per tutto il periodo dei Big 3 (Federer, Nadal e Djokovic) forse l’unico insieme a Murray a impensierire concretamente i grandi dominatori della scena mondiale, anche se i tanti infortuni (prima del ginocchio erano stati i due polsi a tormentarlo) lo hanno frenato a più riprese.

Non a caso nella conferenza stampa convocata prima del suo ultimo ritorno non ha mancato di sottolineare quanto il suo cruccio più grande fosse quello di aver raccolto meno rispetto a quanto avrebbe sperato, naturalmente facendo riferimento ai troppi infortuni che ne hanno costellato il cammino, pur aggiungendo di aver realizzato tutti i suoi sogni.

Forse non avrò un altro ritorno miracoloso, come spesso, mi è capitato in passato, ma voglio pensare solo a divertirmi. Il ginocchio mi rende la vita impossibile: sono un ragazzo al quale piace essere attivo, correre, giocare a calcio e fare tante cose, e dover convivere col dolore non è per niente piacevole e molte di queste cose mi sono precluse. Il messaggio che voglio far passare è che non mi sono mai arreso, ma ancora oggi fatico a muovermi liberamente.

Vuole restare in piedi, Juan Martin. Ma l’ultimo passo non sarà per nulla semplice.

(Credits: Getty Image)

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