NBA, LE BIG IN CAMPO CON LA TRADE DEADLINE SULLO SFONDO

Submitted by Anonymous on Mon, 02/07/2022 - 21:09
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Redazione
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Poche ore ancora, poi la trade deadline farà calare il silenzio su un mercato che sin qui è stato più parlato che “operato”, nel senso che pochi sono stati i movimenti, al netto di tanti nomi altisonanti accostati a possibili cambi di casacca. L’asse caldo, almeno a detta dei ben informati, è sempre quello che viaggia lungo la direttrice Phila-Brooklyn, con Ben Simmons che avrebbe fatto carte false per trasferirsi nella grande mela in cambio di James Harden.

Che pure i Nets non vogliono cedere, perché evidentemente sperano che possa ancora condurli al titolo, almeno quando rientrerà Kervin Durant (senza di li Brooklyn ha perso 9 delle 11 partite disputate…) e quando Kyrie Irving deciderà cosa fare del suo futuro da professionista (non essendo vaccinato, può disputare solo le gare lontano dal Barclays Center: delle 29 rimaste in regular season, solo 10 i Nets le giocheranno altrove).

Situazione ingarbugliata, ma tra 72 ore almeno il tormentone dovrà concludersi, in un modo o in un altro. E mentre a LA pensano al futuro di LeBron, che avrebbe già fatto sapere di voler giocare con suo figlio Bronny quando entrerà anch’esso nella dorata NBA (avrebbe dunque fatto sapere alla dirigenza che nel 2023, presumibilmente quando Jams jr. si renderà eleggibile al draft, vorrà essere libero di andare nella franchigia che prenderà l’erede), intanto il piatto della notte propone un Bulls-Suns da leccarsi i baffi, due delle migliori squadre viste su un parquet negli ultimi mesi.

TORONTO A CHARLOTTE VUOL CONTINUARE LA RISALITA

Ad aprire il programma delle 5 gare della notte italiana c’è un gustoso Hornets-Raptors, con i padroni di casa obbligati a ritrovare la vittoria dopo 4 sconfitte di fila e i canadesi capaci di andare a vele spiegate, reduci da una striscia di 5 vittorie consecutive. In pochi giorni Toronto ha riscritto la storia della sua annata, guarda a caso in concomitanza col rientro a pieno regime di Siakam: adesso ha agganciato il treno delle migliori a Est, recuperando tutto lo svantaggio sui Nets e andando a braccetto con i Celtics in una sorta di volata per accaparrarsi quello che al momento sarebbe l’ultimo posto play-off disponibile (altrimenti sarà play-in).

Siakam è l’ago della bilancia: viaggia a 24 punti, 11 rimbalzi e 5 assist di media nelle ultime 10 partite, e con VanVleet compone un tandem spesso micidiale per le difese avversarie. Charlotte ha dovuto fare i conti con qualche defezione nel recente passato, ma ora è tornata quasi al completo col rientro di Hayward (che però è andato malissimo nell’ultima sfida contro Miami) e chiede a Ball e Bridges di alzare il livello, altrimenti di questo passo il rischio concreto è di vanificare l’ottima prima parte di stagione che li aveva visti scalare il vertice dell’Est.

BUTLER + ADEBAYO, ADESSO MIAMI E DA CORSA

Miami è tornata a dettare legge a Est: col ritorno di Butler il vento è tornato a soffiare sulle vele dei ragazzi di Spoelstra, impegnati in casa dei Wizards che pure sperano di sfruttare un tour casalingo di 5 partite per rimettersi in carreggiata e provare a riagganciare il treno play-in.

Gli Heat però sono in un momento della loro annata nella quale possono fare il bello e il cattivo tempo: non stanno facendo sfracelli, ma col rientro di Butler e quello di Adebayo possono correre spediti senza troppi grattacapi, puntando di chiaramente a blindare il primato di conference. E poi anche Lowry sembra essersi ristabilito dia guai che l’avevano tormentato a inizio 2022: con la versione dei nuovi Big3 al competo, quelli della Florida hanno più di un motivo per sorridere.

Washington al contrario è a un bivio, attanagliata tra i mugugni di Bradley Beal (praticamente offerto al mondo, ma ancora di stanza nella capitale, seppure fuori dalle rotazioni) e la reale consistenza di un gruppo che alle prime vere difficoltà è sembrato dissolversi. Molti palloni passeranno dalle mani di Kuzma, ma sarà determinante il mismatch tra lunghi che vedrà Thomas Bryant contendere palloni a rimbalzo ad Adebayo.

PAUL A CASA DeROZAN, UNA SFIDA PER PALATI FINI

Chicago-Phoenix, per quanto visto nei primi 4 mesi di stagione, potrebbe tranquillamente essere una degna finale per l’anello. In fondo sono sempre state ai vertici delle rispettive conference, specie i texani che ora devono difendersi dal ritorno dei Warriors, anche se il calendario propone loro sfide toste (dopo i Bulls ci saranno i Sixers e i Bucks).

Presentarsi allo United Center al completo è però un bel modo per approcciare alla sfida: dopo lo stop di Atlanta, contro i Wizards la formazione di Monty Williams ha ritrovato in fretta la via maestra, con Ayton tornato a fare la voce grossa a rimbalzo (ne ha presi 16) e in attacco,top scorer con 20 punti a referto. I 9 assist di Paul, ormai, non fanno più notizia, lui che in stagione viaggia a 10.9 a partita (è il migliore della lega).

Chicago deve invece fare i conti con assenze pesanti come quelle di Ball, Caruso e (probabilmente) LaVine: tutto il peso dell’attacco poggerà sulle spalle di DeRozan, monumentale contro Phila (45 punti e 9 assist in 41’), ma incapace di porre rimedio alle falle difensive che sono costate la partita. Toccherà ancora al debuttante Ayo Dosumnu cercare di limitare i danni e provare a reggere il confronto contro i vice campioni in carica, che non saranno in vena di sconti. Altro fattore chiave: i Bulls sono in back-to-back. Dura…

WARRIORS, A OKC DEVE ESSERE UNA PASSEGGIATA

Otto vittorie di fila, un Curry più operaio che bombardiere, un Thompson che sta ormai tornando a esprimersi sui livelli che l’hanno reso grande agli occhi del mondo e in generale una crescita dei giovani che continua senza alcuna battuta d’arresto. Golden State sta ritrovando la via maestra e seppur OKC è un cliente che di tanto in tanto si mette giù di buzzo buono a scompaginare i piani altrui, è altrettanto vero che difficilmente i californiani troveranno ostacoli lungo il cammino tali da costringerli alla stop.

Pur se gravati ancora dell’assenza di Draymond Green, i ragazzi di Kerr hanno trovato spaziature e continuità in abbondanza: nelle ultime 10 gare hanno segnato 115 punti di media a partita, concedendo 105 agli avversari, tirando giù 48 rimbalzi ed eseguendo con quasi il 48% dal campo. Curry non sarà tornato l’alieno di un tempo, ma anche in questa versione non è affatto da disprezzare. Senza Shai Gilgeous-Alexander, i Thunder troveranno non poche difficoltà a contenere difensivamente i Warriors, ma soprattutto rischiano di fare fatica dall’altra parte del campo, dove il solo Josh Giddey sembra garantire un apporto decente alla causa.

KNICKS AL GANCIO, MITCHELL GLIELE VUOLE SUONARE

I Jazz hanno forse perso il treno veloce dell’alta classifica a Ovest, ma vogliono almeno consolidare la loro quarta posizione e la sfida casalinga contro New York potrebbe tornare loro assai utile. Ma i Knicks non possono permettersi altri errori: hanno perso 6 delle ultime 8 gare e sono quasi a una sorta di last called per provare a rientrare in gioco, almeno per il play-in.

Con RJ Barrett che continua a esprimersi su livelli comunque notevoli, a mancare sin qui sono stati sia Julius Randle che Kemba Walker, che dopo essere stato tolto dal mercato almeno è stato rimesso in campo, anche se per ora con profitti abbastanza risicati. A Salt Lake City invece hanno dovuto fare i conti con i tanti infortuni (vedi Mitchell e Gobert) che ne hanno fiaccato le reali potenzialità. Da quando è tornato, Mitchell viaggia a quasi 30 punti di media, tirando col 55% dal campo e oltre il 40% da tre.

È stato decisivo anche nella vittoria sui Nets e ora punta a ripetersi in una gara che sulla carta può apparire semplice, ma che al solito nasconde insidie. Con lui, fari puntati su Bogdan Bogdanovic, che ha giganteggiato contro il quintetto basso di Brooklyn (19 punti e 11 rimbalzi) ma che contro Robinson magari dovrà guadagnarsi la pagnotta.

(Credits: Getty Image)

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