MILAN, 25 FEBBRAIO MALEDETTO: DIECI ANNI DOPO, ALTRO ERRORE ARBITRALE

Submitted by Anonymous on Fri, 02/25/2022 - 21:04
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Redazione
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Stesso storia, stesso posto, stesso… Var. Quello che non poteva intervenire 10 anni fa, quello che ha deciso di non intervenire, 10 anni dopo. Il calcio è cambiato, il mondo è cambiato (in peggio, naturalmente: non serviva Putin per capirlo), ma certi corsi e ricorsi rimangono testardi, lasciano sempre dietro di se il proprio stuolo di polemiche, fin tanto quasi da condizionare la corsa scudetto. Oggi come allora, il posto è sempre lo stesso: stadio di San Siro, che magari tra dieci anni non ci sarà più (almeno così vorrebbero le due inquiline), ma che intanto offre una storia simile nei colori (rossoneri contro bianconeri), nel risultato (1-1) e nell’episodio controverso che riscrive la bibliografia del calcio italiano.

E poi c’è lei, la tecnologia, quella che il mondo del pallone ha imparato a conoscere con il nome di Video Assistant Referee, abbreviato Var. Che il 25 febbraio 2012 non era stato ancora reso disponibile, anche se da anni se ne faceva pressante richiesta. Che il 25 febbraio 2022 c’era, ma forse si è dimenticato di fare il suo dovere quando il campo gli ha chiesto consiglio. E così facendo ha fatto ripiombare tante menti a 10 anni prima, nella data che ha cambiato l’ultimo decennio del calcio italiano.

MUNTARI E IL NON GOL PIÙ FAMOSO DELLA STORIA

Oggi come allora, i social hanno dato libero sfogo alla rabbia di chi si è sentito una volta di più “offeso” da una decisione che rischia di avere un peso capitale nell’economia del campionato. A subirne le conseguenze è sempre il Milan, che il 25 febbraio 2012 sognava la fuga decisiva nel confronto diretto con la Juventus. Con una vittoria Allegri, all’epoca sulla panchina rossonera, avrebbe messo una seria ipoteca sul secondo tricolore di fila, e il gol di Nocerino in avvio (con la decisiva deviazione di Bonucci) era sembrato il passepartout per una serata di gloria.

Quando poi Sulley Muntari colpì di testa da due passi, obbligando Buffon a un intervento di straordinaria fattura (ma col pallone almeno mezzo metro oltre la linea), il più pareva fatto. Solo che né l’assistente Romagnoli, seppur apparentemente in linea con la traiettoria del gioco, né tantomeno l’arbitro Tagliavento riuscirono a capire che la palla era effettivamente entrata, cosa che invece a chi seguiva la gara dalla tv (e anche dagli spalti, a seconda dell’angolazione) parve da subito evidente.

L’azione proseguì tra le proteste stupite dei milanisti, che quel gol non lo ebbero mai più indietro, e che nella ripresa subirono la rimonta juventina ad opera di Matri, vedendosi costretti a pareggiare e perdendo l’occasione di spiccare il volo. La Juve su quella rimonta costruirà invece l’altra rimonta, quella in classifica, coronata un mese e mezzo più tardi col sorpasso in vetta nel sabato di Pasqua e poi conclusa felicemente nel mese di maggio, col Milan sempre più al gancio e sempre più vittima dei “ma” e dei “se” che segnarono quella serata di fine febbraio.

LA MANO GALEOTTA DI UDOGIE

Dieci anni esatti più tardi, l’ambientazione è un po’ differente, ma l’oggetto del contendere è sempre lo stesso: il Milan vuole lo scudetto, e battere l’Udinese è essenziale per continuare a mettere pressione alla concorrenza. Il primo tempo fila via abbastanza liscio, con Leao che ancora una volta toglie le castagne dal fuoco. I friulani però sono vivi, vanno più volte vicini al pari, poi lo trovano a metà ripresa con Udogie, che anticipa Romagnoli e a un metro da Maignan gira la palla nel sacco.

Solo che nel farlo si porta avanti la sfera con la mano sinistra, e nonostante le tante telecamere e i replay a 24 frame al secondo dalla sala Var nessuno si prende la briga di richiamare l’arbitro Marchetti al monitor. Rispetto a quello di Muntari il caso non è così eclatante, ma già il primo replay dal retro della porta smaschera in una certa misura la “furbata” dell’esterno dell’Udinese. E alla fine il gol viene convalidato, col Milan fermato ancora sull’1-1, come dieci anni prima (ma anche per demeriti propri). Un dejavu che fa male ai milanisti e non lascia dormire sonni tranquilli a Pioli, già peraltro scottato da un altro episodio capitale nell’annata rossonera (il vantaggio non concesso da Serra nell’azione che avrebbe portato al gol di Messias contro lo Spezia).

IL PASSATO (A QUANTO PARE) NON INSEGNA

È incredibile, insomma, come la sorte si sia divertita a giocare… col diavolo a distanza di dieci anni esatti. Stesso stadio, stessi colori, stesso risultato, stesse recriminazioni, stesse polemiche. Il non gol di Muntari ebbe un impatto devastante non soltanto su quell’annata, ma più in generale su tutto il calcio italiano degli anni a venire: fu il momento in cui il Milan inaugurò la sua discesa verso l’oblio (da allora ha messo in bacheca la miseria di una Supercoppa, nel 2016) e che al contempo vide materializzarsi l’ascesa della Juventus, destinata a vincere 9 scudetti consecutivi, aprendo un ciclo di vittorie nei confini nazionali senza precedenti e difficilmente replicabile.

Chiaro che l’1-1 con l’Udinese non potrà avere le stesse implicazioni sul futuro del calcio italiano: per il Milan sono altri punti persi pesanti, e magari ad approfittarne, più che Inter e Napoli, potrebbe essere la Juventus, che al termine del week-end potrebbe ritrovarsi a 7 punti dalla vetta. Semmai però è l’ennesimo episodio che dimostra come il Var è a sua volta incline agli errori dell’occhio umano: nessuno ne discute l’utilità in termini tecnologici, ma se chi lo usa non sa maneggiarlo con cura, allora si torna sempre al punto daccapo.

(Credits: Getty Image)

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