VAGNOZZI PARLA DI SINNER: IL NUOVO COACH PUNTA SULLA CRESCITA TECNICA

Submitted by Anonymous on Mon, 02/28/2022 - 12:45
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Redazione
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Non si può avere tutto e subito: tra Simone Vagnozzi e Jannik Sinner ci vorrà un po’ di tempo prima che l’alchimia giusta venga a galla. Ma intanto un paio di settimane abbondanti di lavoro sono già abbastanza per cominciare a delineare scenari che da qui a un futuro non troppo distante dovranno offrire quelle risposte di cui il giovane altoatesino va in cerca.

L’addio con Riccardo Piatti, il mentore che lo ha accompagnato nei primi anni di carriera, non è stato vissuto alla stregua di un trauma, semmai di un passaggio “quasi” naturale nel proprio percorso di crescita. Con Vagnozzi si apre un nuovo capitolo e il tecnico originario di Ascoli Piceno l’ha fatto capire da subito, sgombrando il campo dai “fantasmi” del passato. Della serie: Piatti c’è stato, e resterà comunque una figura chiave nell’evoluzione del Sinner uomo, oltre che giocatore. Adesso però meglio concentrarsi su quel che deve venire. Senza guardarsi indietro, ma solo proiettandosi a ciò che il domani riserva.

IL PRIMO IMPATTO: UN RAGAZZO CHE VUOLE IMPARARE

Vagnozzi conosce Sinner da tempo, anche se non così bene da poterlo giudicare. Ha spiegato di averlo notato per la prima volta da ragazzino, avversario di un giocatore che stava seguendo in quel periodo (Gianluca Quinzi, fratello del ben più noto Gianluigi, vincitore del torneo Junior di Wimbledon nel 2013), e di averlo ritrovato poi a distanza di anni a Montecarlo, la città dove entrambi vivono e dove venne chiamato dal coaching staff di Piatti per dargli una mano in allenamento. Vagnozzi s’è fatto un nome allenando Cecchinato (e portandolo fino a giocare la semifinale al Roland Garros) e poi Travaglia, ma è chiaro che i riflettori si sono accesi dopo la chiamata di Sinner.

Che sarà pure un 20enne, ma è pur sempre un top 10 al mondo (oggi 11 dopo l’aggiornamento settimanale del ranking da parte dell’ATP) e ha addosso gli occhi di tantissimi appassionati.

Comprendo perfettamente la pressione che viene esercitata su Jannik, ma in fondo tutto questo è diretta conseguenza della sua grande maturazione avvenuta molto prima rispetto a gran parte dei suoi colleghi. Forse alla sua età solo Alcaraz ha avuto un percorso di crescita più rapido e deciso, ma in fondo Carlos era un fenomeno già quando a 15 anni batteva gente più esperta nei Futures. Sinner ha un grande pregio: vuole imparare tanto, e vuole fare sempre qualcosa in più quando è in campo. Gli piace confrontarsi per migliorare il suo gioco e la sua capacità di incidere su determinati aspetti. È totalmente immerso in ciò che fa, e per chi gli sta accanto questa è una fortuna perché deve pensar solo a dargli i giusti consigli, senza dover badare ad altre distrazioni.

UNO STAFF SNELLO PER IMPARARE A CONOSCERSI IN FRETTA

Nel nuovo coaching staff di Sinner, oltre a Vagnozzi, ci sono il preparatore atletico Davide Cassinello e il fisioterapista Paolo Cadamuro. Una squadra “ristretta”, ma che va in cerca di un affiatamento che possa portare subito dividendi. Dopo il primo torneo affrontato assieme a Dubai, che ha visto l’altoatesino uscire ai quarti per mano di Hurkacz (ma hanno pesato enormemente lo stop per Covid delle settimane precedenti e una condizione per ovvii motivi non al top), Vagnozzi ha subito fatto capire di essere piuttosto sicuro che le cose tra loro potrebbero funzionare.

A Dubai ci sono state due situazioni che mi hanno fatto riflettere: la prima è il modo col quale Jannik è riuscito a capovolgere il proprio destino nel match contro Davidovich Fokina, dove era sotto di un set e un break e dove ha annullato 3 palle match, imponendosi poi al terzo. E poi il successo d’autorità su Murray, col quale aveva perso pochi mesi prima. Dopo appena una settimana di lavoro assieme, e sapendo come stava, ha dato segnali importanti, prima di cedere un po’ alla fatica contro il polacco. Abbiamo però avuto modo di capire dove focalizzarci con il lavoro, e per questo abbiamo già cominciato a mettere la testa su alcuni aspetti in vista anche della trasferta americana.

L’OBIETTIVO: AUMENTARE LA VISIONE DEL GIOCO

Vagnozzi ha elencato alcuni di punti sui quali proverà a battere nelle prossime settimane di allenamento:

Sinner può e deve migliorare al servizio, così come nell’esecuzione della volée e nella discesa a rete, dove è ancora un po’ insicuro. Anche sullo slice di rovescio ha dei margini di miglioramento, arrivando a utilizzarlo quando più ne avrà bisogno. È un ragazzo di 20 anni, che come tale deve anche imparare a crescere a livello tattico. Non baderemo troppo al ranking in questa fase, ma solo a crescere sotto l’aspetto tecnico e di interpretazione della partita. Perché quando affronti Djokovic, Medvedev o Nadal, un piano A il più delle volte non basta, ma hai bisogno di un piano B, un piano C e via dicendo.

Il prossimo impegno vedrà Sinner impegnato con la nazionale di Coppa Davis in Slovacchia, nel turno preliminare in programma venerdì e sabato prossimi. E Jannik dovrà cercare di trascinare una squadra orfana di Berrettini (che sarebbe stato dispensato dall’impegno indipendentemente dal problema addominale accusato ad Acapulco) e pure di Fognini (problema muscolare al polpaccio), al cui posto è stato chiamato Travaglia. Probabile che al giovane altoatesino verrà chiesto di giocare anche in doppio, a meno che le cose in singolare non si mettano subito per il verso giusto (l’altro singolarista è Sonego) e Volandri ne approfitti per mischiare le carte.

(Credits: Getty Image)

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