ITALRUGBY, ANGE CAPUOZZO HA RISCRITTO LA STORIA

Submitted by Anonymous on Sun, 03/20/2022 - 11:09
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Redazione
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L’ultima volta che l’Italia del rugby vinceva una partita del VI Nations, storia vecchia 7 anni (e 36 partite) fa, Ange Capuozzo pensava a tutto, fuorché di diventare un giorno l’uomo che avrebbe interrotto il più lungo digiuno della storia della palla ovale nel torneo al quale prende parte dal 2000.

In fondo la carta d’identità era il primo ostacolo: vero che i suoi nonni erano emigrati da Napoli appena dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma in fondo quello sport che l’aveva letteralmente rapito sin dall’età di 5 anni era per lui una valvola di sfogo, un modo per compiacere il proprio desiderio di “contatto” applicato a una disciplina fisica.

L’ha ammesso da sempre di essere un po’ un fanatico del “contatto”: per questo con il rugby è stato subito amore, anche se la concorrenza a Grenoble (la città dov’è nato e cresciuto) era talmente elevata da convincerlo che forse battere bandiera francese non fosse poi la migliore delle idea. Ma nel 2015 tutto questo non era un pensiero: a lui piaceva e interessava solo giocare, e soprattutto capire una volta per tutto quale fosse il suo ruolo: gira tutte le posizione di trequarti, alla fine si specializza in mediano di mischia.

Numero 9, quello che detta i tempi dell’uscita dell’ovale dai raggruppamenti. Un ruolo che in Italia nessuno ha interpretato in maniera sublime come Alessandro Troncon. Il quale però ha appeso gli scarpini al chiodo nel 2007, guarda a caso dopo i mondiali disputati in Francia. Ne avremmo bisogno come il pane, ma il destino ha alti piani.

SANGUE PARTENOPEO, CUORE ITALIANO

Perché Ange ama il contatto, ma non ama restare a guardare. Nel novembre 2018 l’Under 20 azzurra, guidata da Fabio Roselli, gioca in amichevole proprio a Grenoble contro l’Espoirs, uno dei club cittadini. La vittoria per 33-19 è di per sé già una bella notizia, ma non è quello il punto: Capuozzo è in tribuna, a fine gara si presenta al CT e gli dice che, se vuole, lui è pronto a rispondere alla chiamata azzurra.

Nel frattempo s’è fatto conoscere nel massimo club della sua città, esordendo anche in Pro D2 (la seconda divisione francese), e per una selezione come quella italiana la sua candidatura è oro colato. Da qui la decisione di portarlo al mondiale in Argentina del giugno 2019, quando però avviene il punto di svolta: Roselli lo trasforma in estremo, e la carriera di Capuozzo decolla definitivamente.

In quel mondiale è una delle rivelazioni azzurre, ma lo spostamento tattico se lo porta appresso anche a Grenoble, dove nel frattempo scala le gerarchie e diventa un punto fermo del quindici titolare. Le sue prestazioni anzi destano l’attenzione dei media francesi, sempre attenti a coltivare i giovani talenti: pur avendo militato nelle nazionali giovanili italiane, qualora arrivasse la chiamata della nazionale maggiore transalpina (nemmeno di quella A) il giovane di origini partenopee potrebbe rispondere senza alcun problema e optare una volta per tutte per diventare un giocatore dei Blues. Solo che nei suoi piani c’è solo l’Italia. E alla prima occasione, una volta messa da parte la pandemia, Capuozzo trova ciò di cui va in cerca.

UN IMPATTO DEVASTANTE, PUNTANDO AL MONDIALE

Kieran Crowley non se lo fa ripetere due volte: lo convoca per il VI Nations 2022 e lo fa esordire nel penultimo match, all’Olimpico, contro la Scozia. Mentre risuonano le note dell’inno, Ange si commuove: in tribuna ci sono i suoi genitori, ma anche gli amici e qualche parente alla lontana arrivato da Napoli. Entra nel secondo tempo con gli ospiti in controllo, ma il suo impatto sulla gara è fenomenale: con due mete realizzate e un coraggio fuori dal comune infiamma letteralmente il pubblico della Capitale, prendendosi la scena e facendo passare in secondo piano anche l’amaro verdetto del campo.

Contro il Galles è inevitabile per lui finire nel quindici titolare: la gara è equilibrata e combattuta, con l’Italia che la conduce per lunghi tratti. Alla fine Josh Adams s’inventa la meta del sorpasso, passando con fin troppa facilità in mezzo a tante maglie azzurre. E quando il cronometro segna meno di 2’ al termine, ecco la corsa della vita: Capuozzo s’invola sulla destra, manda al bar un paio di gallesi e poi serve un cioccolatino a Padovani, una mossa lucidità perché permette all’ala di andare a schiacciare sotto i pali e prepararsi pertanto una piazzola più comoda per completare il sorpasso.

Col cronometro rosso, Padovani esegue e l’ItalRugby interrompe il digiuno più lungo della sua storia. E poco importa se la quaresima non è nemmeno a metà del suo percorso: ci voleva uno “scugnizzo” per ribaltare la storia e riannodare i fili con un passato che sembrava stregato. Addio cucchiaio di legno, addio vecchie paure, bentornata cara vecchia Italia. Con Ange al comando, un francese con sangue partenopeo che nel frattempo ha messo su casa a Tolosa, squadra di nobili tradizioni, e nel mirino il mondiale “di casa” del prossimo anno. Al quale l’Italia, dopo l’ultima settimana, arriverà un po’ più serena.

(Credits: Getty Image)

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