PAOLO BANCHERO E DUKE VOLANO ALLA FINAL 4 NCAA: IL GIOVANE ITALIANO "VEDE" L'NBA

Submitted by Anonymous on Mon, 03/28/2022 - 11:02
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Redazione
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Tre anni dopo c’è di nuovo un pezzo d’Italia nella madre di tutte le final four dello sport americano: Paolo Banchero ha trascinato Duke verso il gran ballo conclusivo della March Madness, ovvero la “follia di marzo”, cioè il torneo nazionale con le migliori università statunitensi che per tre settimane abbondanti monopolizzano l’attenzione di tutti gli appassionati, coinvolgendo con lo spirito goliardico tipico del mondo collegiale ogni studente ed ex studente sparso in giro per gli USA.

La final four è l’evento che conclude un periodo di autentica follia collettiva: la raggiungono le migliori 4 formazioni uscite fuori dai quattro angoli del paese dopo una maratona fatta di 64 partite a eliminazione diretta, coinvolgenti come poche e destinate a riscrivere nel bene o nel male le carriere di molti ragazzi.

Banchero è uno di questi: nel suo futuro non ci sarà un’altra March Madness, perché tra tre mesi conoscerà il nome della prima squadra NBA nella quale metterà piede, peraltro accreditato di una chiamate tra le primissime della lottery (a inizio stagione veniva dato addirittura alla 1: presumibilmente non uscirà dalle prime 5). E siccome avrà una sola chance per prendersi il titolo NCAA, la final four in programma a New Orleans dal 2 al 4 aprile potrà realmente spedirlo nell’olimpo della pallacanestro.

PAOLO SOGNA GIÀ DI VESTIRE L’AZZURRO

Tre anni fa l’Italia mise piede per la prima volta nell’atto conclusivo del torneo NCAA grazie a Davide Moretti, che con Texas Tech si fermò in finale contro Virginia, per giunta nei secondi finali di partita. Moretti fu grande protagonista, ma il suo futuro difficilmente sarebbe stato in NBA (e lo sapeva): nel 2020 l’ha acquistato l’Olimpia Milano, che per ora l’ha parcheggiato a Pesaro. Banchero al contrario è già un predestinato: papà italiano (Mario, ex giocatore di football) e mamma americana (Rhonda Smith, ex giocatrice di pallacanestro) gli hanno trasmesso sin da bambino gli insegnamenti necessari per diventare un prospetto di grande respiro.

E il basket l’ha rapito sin dalla più tenere età, facendone ben più di una semplice passione. Nato e cresciuto a Seattle, svezzato dalla O’Dea High School, ha risposto presente alla chiamata dell’Università della Nord Carolina, che gli ha offerto una borsa di studio e gli ha permesso di mettersi a disposizione di coach Mike Krzyzewski nel suo ultimo ballo nel mondo NCAA, dal momento che il tecnico ha già annunciato il ritiro al termine della stagione. E forse proprio per questo tutti gli appassionati sperano che possa regalarsi un’ultima perla: ha già raggiunto la final four 13 volte e in cinque decadi differenti, conquistando 5 vittorie (1991, 1992, 2001, 2010 e 2015), cui ha aggiunto tre ori olimpici con Team USA (2008, 2012 e 2016).

L’ULTIMO BALLO DI COACH K, IL GOAT DELL’NCAA

Banchero è forse la stella più luminosa dei Blue Devils, che hanno una squadra fatta di tante ottime individualità (Adrian Griffin e Marl Williams su tutti) pur senza picchi clamorosi. Nella sfida di Elite Eight contro Arkansas la guardia italiana al solito ha fatto il suo: 16 punti e 7 rimbalzi, nonostante una serata da 4/11 al tiro, un po’ al di sotto dei suoi standard.

Abbiamo vissuto sin qui un anno fantastico, io stesso penso di aver vissuto tante vite nella stessa annata, con alti e bassi che si sono rincorsi lungo il cammino. Sapevamo però che avevamo le carte in regola per poter conquistare un posto nella final four di New Orleans e abbiamo lavorato sodo per guadagnarci questa opportunità. Sono orgoglioso del fatto che questo gruppo ha saputo unirsi e cementarsi con grande forza di volontà e determinazione, e ora cercheremo di completare l’opera per rendere il nostro coack K una volta di più il GOAT di questo sport.

Banchero è una guardia piuttosto esplosiva, dotata di un ottimo ball-handling e capace di saltare particolarmente in alto, tanto che non è così inconsueto vederlo arrivare a schiacciare al ferro. Il fisico piuttosto robusto gli permettere di assorbire bene i contatti e ne fanno uno degli elementi più temuti dalle difese avversarie. Probabilmente proprio i consigli paterni sono stati fondamentali nella sua crescita, attingendo qualche “trucco” dal mondo del football.

In stagione Paolo ha viaggiato con 17.1 punti di media a partita, 7.7 rimbalzi, 3.2 assist e una percentuale dal campo di poco inferiore al 48%. Potrebbe essere lui l’ultimo grande volto dell’epopea di Krzyzweski in quel di Duke, da dove sono passati negli anni giocatori come Grant Hill, Christian Laettner, Kyrie Irving, Jayson Tatum, Zion Williamson e molti altri ancora. Alla final four, oltre a Duke, si è qualificata anche Villanova: gli ultimi due posti se li giocheranno nella notte italiana North Carolina-Saint Peter’s e Kansas-Miami.

(Credits: Getty Images)

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