GIRO DELLE FIANDRE 2022: LA FESTA NAZIONALE BELGA ORFANA DELL’IDOLO VAN AERT

Submitted by Anonymous on Sun, 04/03/2022 - 10:28
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Redazione
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Quando un paio di giorni fa il Belgio s’è risvegliato con uno strato di un palmo abbondante di neve a terra, tutti hanno pensato immediatamente a uno scherzo. Perché sarà pur rigido l’inverno nella parte settentrionale dell’Europa, ma da qui a pensare di vedere la neve ad aprile, beh, un po' ce ne passava. Freddo, vento e pioggia nessuno le ha mai messe in discussione, ma la neve no, è un’ospite indesiderata, specie a poche ore dalla celebrazione dell’orgoglio di un’intera regione.

Perché la domenica in cui si corre il Giro delle Fiandre è festa nazionale per milioni di belgi, perché la Ronde è sinonimo di festa, di esaltazione delle proprie radici, quasi come una rinascita dopo il lungo e tempestoso inverno. Ma il colpo di coda del freddo ha rimescolato dannatamente le carte: c’è chi non vede l’ora di assistere a uno spettacolo unico nel suo genere e chi teme che le temperature basse possano in intorpidire schiere di ciclisti, molti dei quali hanno lavorato per mesi solo allo scopo di farsi trovare pronti nel giorno in cui il Belgio si ferma in adorante devozione.

OCCHIO ALLA NEVE E AI DUE MURI FINALI

Le ricognizioni dei giorni scorsi hanno mostrato un paesaggio diverso dalle abitudini: i ciottoli e il pavé sono stati sgomberati in fretta dalla neve, ma ai lati il bianco è il colore dominante. Sembra Arendelle, per dirla alla maniera di Frozen, ma di ghiaccio ce n’è per tutti i gusti: temperature mai salite sopra i 5 gradi nelle ore più “calde” della giornata, pericolo di gelate notturne.

Domenica le previsioni mettono pioggia, solo perché le temperature sono riviste al rialzo. Ma farà un freddo cane ad Anversa, sede di partenza, e altrettanto a Oudenaarde, il luogo dove fino al 2028 è posto l’epilogo della seconda classica monumento della stagione. In totale saranno 18 i muri da scalare, con Kwaremont e Paterberg posti a una ventina scarsa di chilometri dall’arrivo, destinati a fare selezione e (forse) a decidere anche le sorti della Ronde. Due tratti diversi tra loro, ma in parte anche simili: 2.200 metri (di cui 1.500 di pavé) il vecchio Kwaremont, con pendenza media del 4% ma una punta massima dell’11%, mentre il Paterberg, nonostante gli appena 360 metri di lunghezza, è un colpo al cuore, arrivando a toccare una pendenza massima del 20% (e 12% è quella media). Chi ha le gambe e non soffre il freddo, qui può e deve fare la differenza.

TUTTI CONTRO VAN DER POEL, A PARTIRE DAI JUMBO-VISMA

L’assenza last minute di Wout van Aert è stato un colpo al cuore per gli appassionati belgi: già dato in non perfette condizioni da metà settimana, a sentenziare l’assenza del campione nazionale belga c’ha pensato il Covid, presentatosi nel momento meno indicato. E il problema è che il Belgio non ha un’altra cartuccia di simile valore da poter sparare: Tiesj Benoot diventa l’uomo di punta, colui sul quale milioni di appassionati proveranno a riversare sogni e attese di grandeur.

La buona prova offerta alla Dwars door Vlananderen mercoledì scorso rappresenta un motivo di speranza, reso tale anche dall’assenza del capitano. Eppure il team Jumbo-Visma ha un’altra carta importante da giocare, quel Christophe Laporte che di nazionalità è francese e che domenica scorsa alla Gent-Wevelgem si è fatto beffare in volata dall’eritreo Girmay, ma che ha dimostrato di essere in gran forma e pronto a sua volta a vestire i gradi del capitano dello squadrone belga.

Chiaro però che tutto questo potrà essere messo in pratica solo a patto che il grande favorito decida di non affondare il colpo: Mathieu van der Poel in inverno s’è risparmiato, complici anche i problemi alla schiena che gli hanno fatto saltare buona parte della stagione di ciclocross, ma mercoledì scorso alla DDV ha fatto vedere di essere in forma strepitosa. Non solo ha vinto l’antipasto del Fiandre, ma ha dominato la scena sgretolando il gruppo, andando spesso a riprendere i contrattaccanti e poi mettendo tutti in riga in volata. L’olandese della Alpecin-Fenix è il candidato numero uno alla vittoria finale, pronto a bissare il trionfo del 2020 (quando si corse in autunno).

POGACAR, LA PRIMA VOLTA NON LA SCORDERÀ MAI

Un anno fa a Oudenaarde vinse Kasper Asgreen. Fu una vittoria a sorpresa, ma neanche troppo: il danese era considerato un possibile outsider, capace di staccare tutti con un assolo di pura potenza, ma alla fine s’impose in vola proprio su MVDP. Giusto considerarlo un degno concorrente per il bis, anche se sin qui nel 2022 ha faticato più del previsto. Logico poi inserire nel novero di favoriti anche Tadej Pogacar, che alla Ronde è debuttante assoluto ma che nelle ricognizioni dei giorni scorsi sul pavé ha fatto capire di aver già preso le misure al percorso.

Dopo aver sognato ma solo sfiorato la Sanremo un paio di settimane fa, ecco che lo sloveno punta a un altro bersaglio grosso: a lui il freddo non ha mai fatto paura e la cosa, temperature alla mano, potrebbe assecondare i suoi propositi. Tom Pidcock, dopo un inverno maledetto, mercoledì scorso alla DDV ha fatto vedere grandi cose, pur perdendo la ruota di van der Poel non momento decisivo: il team Ineos-Granadiers punta tutto sul britannico e l’azzardo potrebbe pagare. Matej Mohoric, trionfatore della Sanremo, va messo nel novero dei favoriti per meriti raggiunti sul campo, anche se il Fiandre potrebbe non essere troppo congeniale alle sue caratteristiche. Stefan Kung, Mads Pedersen e Jasper Stuyven a loro volta avanzano qualche ambizione. Da tenere in considerazione, infine, Victor Campenaerts e Nils Politt. Menzione speciale per Philippe Gilbert, all’ultima Ronde in carriera: una lacrimuccia scenderà sul viso di molti.

TRENTIN PROVA A GUIDARE IL PLOTONCINO ITALIANO

E gli italiani? Tre anni fa Alberto Bettiol visse proprio sulle strade del Fiandre il giorno più bello della sua carriera, interrompendo un digiuno di successi tricolori che andava avanti dal 2007, quando vinse Ballan. Bettiol sarà al via, ma senza grosse velleità: l’inizio di 2022 per lui è stato un mezzo calvario, col Covid a condizionare tutta la preparazione.

Stesso discorso vale per Gianni Moscon: il virus prima e la bronchite poi l’hanno costretto a fare di necessità virtù, ma la condizione non è mai arrivata e ne avrà ancora per un po'. Resta fondamentalmente una sola carta, quella legata a Matteo Trentin, che di Ronde ne ha corse 9 e ha l’esperienza per provare a dare la zampata. Solo che nel team UAE-Emirates si parte tutti compatti per aiutare Pogacar, che all’esordio assoluto nella corsa, e solo di fronte a un crollo evidente dello sloveno a uno come Trentin potrebbe essere concessa la libertà di inseguire il successo finale. Se proprio uno volesse sognare, spazio allora a Daniel Oss: Sagan non partirà e in casa TotalEnergies non ci sarà una vera e propria prima punta. Sai mai che al veneto non venga voglia di tentare l’impossibile…

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