L’ESPLOSIONE DI ALCARAZ: A MIAMI LA CONFERMA DI UN POTENZIALE SCONFINATO

Submitted by Anonymous on Mon, 04/04/2022 - 12:33
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Redazione
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A star is born. Macché, Carlos Alcaraz era già nato da un pezzo. E sbaglia chi si sorprende di averlo visto trionfare a Miami dopo essere già andato a un passo dalla gloria a Indian Wells, battuto solo da quel Rafa Nadal che per lui è stato fonte immane di ispirazione, il motivo che più di ogni altro l’ha spinto a diventare un tennista professionista. Colui al quale ha sottratto il record di precocità nell’aver raggiunto la finale nel Masters 1000 della Florida, che poi a differenza di Nadal ha vinto, mentre il maestro di Manacor contro Federer nel 2005 non riuscì a spuntarla.

Certo, Casper Ruud non è Roger, e tantomeno può ambire a diventarlo. Ma era pur sempre un rivale di cui tenere conto, in grado di salire di colpi non appena se ne avvertiva la necessità. Alcaraz però una volta di più s’è dimostrato ben più maturo di quanto non dicano i suoi 18 anni e 11 mesi: ha vinto d’astuzia, giocando sui punti deboli dell’avversario e andando a prendersi i punti più importanti dell’incontro. L’ha fatto durante tutta la campagna americana di primavera, e per questo non si può restare stupiti di fronte a un simile successo.

QUELLA VOGLIA DI PRENDERSI IN FRETTA UNO SLAM…

La disarmante facilità con la quale s’è presentato ai microfoni dopo il successo su Ruud, dichiarando senza mezzi termini di sentirsi pronto per mettere le mani su un torneo dello slam entro la fine dell’anno, è la riprova di una fiducia cieca nei propri mezzi che non conosce limiti.

Penso di poter riuscire a vincere un torneo dello slam, non dico che accadrà già a Parigi fra due mesi, ma forse entro la fine dell’estate si (velato riferimento all’US Open, dove lo scorso anno raggiunse i quarti di finale). Dico questo perché credo di essere sulla strada giusta e le prestazioni offerte in questi primi tre mesi dell’anno sono state molto confortanti. Cos’ho di diverso dai miei coetanei? Difficile dirlo, ma di sicuro riesco ad essere molto dinamico, cioè riesco a passare in un attimo da una difesa a un colpo vincente in attacco. Ho qualità sufficienti che mi permettono di variare il tipo di gioco in base al momento della partita. Ma non mi sento invulnerabile, però ammetto di avere fiducia nelle mie qualità.

La presenza al suo fianco di Juan Carlos Ferrero è un’altra chiave della sua crescita così repentina: l’ex numero 1 del mondo lo ha preso per mano e lo ha condotto verso un altro livello. E a Miami, conscio della particolarità del momento, gli ha fatto pure una graditissima sorpresa:

Non sapevo che Juan Carlos sarebbe venuto a vedere la finale. Ero pronto a fargli una telefonata prima di scendere in campo, ma quando l’ho visto arrivare ho capito che avrei vinto, perché non potevo tradire la sua fiducia.

Di Ferrero si dice che abbia metodi piuttosto severi: con Zverev l’accoppiata non funzionò, con Carlos gira tutto a meraviglia.

NEL 2022 VIAGGIA SUI LIVELLI DI NADAL

Alcaraz ha fatto irruzione sul pianeta ATP come si conviene a un uragano. Ha certo approfittato del momento di stasi di Djokovic, così come dei balbettii dei vari Medvedev (che si opererà per un’ernia e starà fuori almeno fino a fine maggio), Zverev, Tsitsipas e compagnia bella. Solo Nadal lo precede nella Race, cioè la classifica dei punti conquistati a partire dal 1° gennaio. Ma Nadal salterà la prima parte della stagione sulla terra rossa e pertanto tra un mese le cose potrebbero cambiare, tenuto conto poi che storicamente Carlos nasce come un formidabile prospetto sulla terra, come la buona tradizione spagnola insegna.

Il circuito l’ha accolto però come un nuovo Re Mida: al di là della grande forza fisica che mostra in campo, certamente importante tanto quanto la tecnica già affinata, Alcaraz non viene visto come un personaggio arrogante, semmai come uno che è perfettamente consapevole dei mezzi di cui dispone. Da oggi è a soli 29 punti dalla top ten mondiale, ma in fondo è scontato che già ad aprile avverrà l’aggancio: Montecarlo sarà solo la prima (probabile) tappa di un percorso che a stretto giro di posta, stando così le cose, lo potrebbe avvicinare in fretta ai piani alti del ranking.

Il suo 2022 parla chiaro: 20 partite disputate (più una in Davis Cup, naturalmente vinta), 18 vittorie e due sole sconfitte, quella con Berrettini agli Australian Open e quella contro Nadal nella semifinale di Indian Wells. Quattro vittorie sono arrivate con giocatori top 10 (Berrettini e Rio, Tsitsipas, Hurkacz e Ruud a Miami), a ribadire una certa attitudine a poter già stare al passo con i big.

La prima vittoria conquistata sul cemento somiglia invece tanto a un monito per la concorrenza: Carlos non è solo il terraiolo che qualcuno aveva ipotizzato che fosse, piuttosto un giocatore completo e in grado di poter reggere l’urto con qualsiasi sfida. Magari sull’erba ci sarà da sgobbare (è stato così anche per Nadal a inizio carriera), ma anche a Wimbledon sanno che tra tre mesi arriverà un ragazzo da Murcia con un’idea fissa in testa: diventare il nuovo numero uno del tennis mondiale, tempo al tempo, ma Carlos s’è già portato avanti col lavoro.

(Credits: Getty Images)

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