BARI IN SERIE B, FESTA PROMOZIONE ATTESA TRE ANNI

Submitted by Anonymous on Mon, 04/04/2022 - 12:34
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Redazione
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Il paradiso non può attendere, ma accontentarsi del purgatorio è pur sempre un passaggio intermedio necessario e non per questo da disprezzare. Un po’ quello che hanno pensato bene di fare a Bari, dove a quattro anni di distanza dal fallimento che di colpo spazzò via i propositi di ritorno nella massima serie dei Galletti si è tornati a vedere la luce.

La Serie D nell’estate del 2018 venne vissuta quasi alla stregua di un inferno, anche se durò lo spazio di una stagione. Peggio, molto peggio è andata in C, dove per due stagioni le delusioni sono state all’ordine del giorno, all’insegna di un “vorrei, ma non posso” che sembrava voler fare a cazzotti con quella che era la storia e la tradizione calcistica barese. Paure che anche nella stagione corrente sono tornate d’attualità quando, specie nelle prime giornate, la squadra di Mignani faticava a prendere ritmo e le rivali (Palermo, Avellino, Catanzaro e Monopoli) non restarono certo a guardare.

Poi però con l’arrivo dell’inverno le cose sono cambiate: a Bari faceva caldo anche a gennaio, e non solo meteorologicamente. Perché 8.000 spettatori di media a partita in Serie C sono un lusso per pochi, diventati peraltro 25.000 in vista dello striscione del traguardo. Tanto che l’astronave progettata da Renzo Piano, capace di ospitare anche una finale di Coppa dei Campioni nel 1991, è tornato prepotentemente sulla mappa degli stadi italiani. E ha tutto l’interesse a non tornare più in decadenza.

ANTENUCCI, L’UOMO DEL DESTINO. MA CHE BRAVO MIGNANI

Che a firmare il gol promozione sia stato Mirco Antenucci è tutto, fuorché una casualità. Il Lupo di Roccavivara è stato il primo grande colpo di mercato dopo la risalita dai dilettanti, sceso dalla A con l’intento di diventare il nuovo totem del calcio barese. Ha dovuto soffrire e non poco per i fallimenti sportivi delle prime due stagioni in biancorosso: atroce la sconfitta nella finale play-off dell’estate del 2020 a Reggio Emilia, contro la Reggiana, con il gol di Kargbo nei supplementari a spegnere i sogni dei pugliesi.

Peggio ancora è andata l’anno passato, quando a far fuori il Bari fu la Feralpisalò nel secondo turno play-off. Una stagione strana, quasi l’anticamera di un nuovo incubo: la proprietà dei De Laurentiis costretta a scacciar via le voci che la volevano pronta a cedere il club e un progetto tecnico che stentava a decollare, perché a Bari non si può perdere tempo con la programmazione, ma serve vincere e farlo possibilmente in fretta. La scelta di affidare a Mignani il nuovo corso biancorosso, voluto fortemente dal diesse Ciro Polito, ha pagato dividendi. Il tecnico aveva già sfiorato la B col Siena e col Modena, fermandosi proprio come il Bari una volta in finale play-off e un’altra volta nei primi turni. È anche la sua rivincita, ma in fondo lo è di tutta una città che non ha mai abbandonato i propri beniamini, passando sopra due fallimenti (quello del 2014 e quello del 2018) e potendo ora tornare a gioire.

DE LAURENTIIS, DUE ANNI PER DECIDERE COSA FARE

La regola del fallimento ogni 4 anni, almeno per ora, è stata scongiurata. Anche se i problemi restano sullo sfondo, tenuto conto che la famiglia De Laurentiis dovrà decidere entro due anni se tenere per sé il Napoli o se lasciare i partenopei in mano altrui e proseguire col progetto barese. Le nuove norme federali impongono una scelta: entro il 2024 non sarà più possibile possedere due club professionistici, e pertanto una soluzione andrà individuata per tempo, possibilmente evitando il balletto che ha avuto per protagonisti Lotito, il cognato Mezzaroma e i trust di acquisto della Salernitana.

A Bari si dicono convinti che alla fine i De Laurentiis sceglieranno di proseguire il progetto, abbandonando Napoli (che pure oggi è a un passo dallo scudetto…). Più probabile che avvenga il contrario, ma una cosa è certa: un Bari tornato grande è appetibile per tanti imprenditori, non necessariamente italiani, e come tale non dovrebbe avere grosse difficoltà a individuare una nuova proprietà.

UN COLLETTIVO VINCENTE. E IN B SI VA PER VINCERE

Il presente racconta di una festa sfrenata in città, seguita a quella che ha visto 6.000 tifosi prendere d’assalto il “Francioni” di Latina nel giorno del trionfo decisivo. La stagione è stata senza dubbio eccellente: 75 punti in 35 gare testimoniano una superiorità lampante, peraltro in un girone bello competitivo come da tempo non lo si ricordava.

Detto di Antenucci, leader con 16 gol all’attivo e una capacità fuori dal comune di trascinare i compagni, a eccellere c’hanno pensato Walid Cheddira (7 reti e ben 34 presenze stagionali), l’esperto Terranova in coppia con Di Cesare in difesa, i mediani tuttofare Maita e D’Errico, e ancora i vari Botta, Simeri, Scavone, Celiento e Pucino, gente che ha fatto dell’esperienza un’arma micidiale per prendere per mano i compagni più giovani nei momenti più delicati del torneo.

Davanti a Frattali il 4-3-1-2 di Mignani raramente si è inceppato, e con gli innesti di gennaio (Citro e Galano) s’era già capito come sarebbe andata a finire la stagione. È il trionfo di un collettivo che ha saputo fare quadrato, plasmato dalla mente del diesse Polito che ha voluto fortemente Mignani e ha vinto la sua scommessa. Chiaro che in B il Bari non vorrà fare da spettatore: la concorrenza sarà abbondante, ma in Puglia hanno una voglia matta di riprendersi quella Serie A che manca da 11 anni. E magari tornare a fare il trenino sotto la curva dopo un gol, come amava fare bomber Protti negli anni ’90.

(Credits: Getty Images)

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