CONFERENCE LEAGUE: IL GOL È DI CASA TRA BODO GLIMT E ROMA

Submitted by marco.dimilia on Wed, 04/06/2022 - 13:26
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Redazione
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6-1: due cifre, un risultato, una condanna. Roma non è sicuramente la piazza più razionale del calcio italiano, anzi, è sempre estrema, tanto negli entusiasmi quanto nella disperazione. Una città che, soprattutto sponda giallorossa, vive di gioie indicibili e tonfi a prima vista irrimediabili. Un tifo, dunque, tremendamente esposto alle mutazioni dell’animo, ad una emotività intermittente che, senza dubbio, influisce sulla costanza di rendimento della squadra. È a partire dalla consapevolezza tragica propria del tifoso romanista che quelle due cifre, il 6-1 rimediato lo scorso 21 ottobre in terra norvegese, valgono molto più dell’equilibrio proficuo che gli 11 di Mourinho sembrano aver trovato in questa ultima fase di campionato.

La squadra capitolina infatti non perde una sfida di campionato da 11 partite, ovvero da quell’inspiegabile Roma-Juventus terminato 3-4, dopo una gara quasi dominata fino al 70’. In mezzo vittorie importantissime, su tutte il trionfo per 3-0 contro la Lazio ed a seguire la vittoria per 1-0, sempre in casa, contro l’Atalanta e quella nel match di andata in trasferta contro il Vitesse (sempre 0-1), valido per l’accesso ai quarti di finale di Conference League. E tuttavia il ripescaggio della squadra norvegese fa già spirare venti di sventura e suonare melodie nefaste, accende timori e paure, come se un fato avverso fosse pronto a scagliarsi contro la squadra della Lupa in un loop dal quale è impossibile balzare fuori.

 

VENTI FREDDI DAL NORD

Tentando di andare oltre questi fattori mistici, che pure influenzano in maniera concretissima l’ambiente romano, c’è da sottolineare che il club di Bodo resta un avversario tutt’altro che comodo, una squadra che a novembre (il calendario dei paesi nordici è spesso diverso a quello a cui siamo abituati nell’Europa centrale e meridionale) ha trionfato in Norvegia vincendo il secondo campionato consecutivo, dimostrando, anche in Europa (ricordiamo l’eliminazione agli ottavi rimediata dagli olandesi dell’AZ Alkmaar), di essere un collettivo ben organizzato, in grado di andare a prendere alte le squadre avversarie e con una discreta capacità difensiva (la migliore nello scorso campionato di casa). La squadra di Kjetil Knutsen non sembra dunque essere al di sotto del livello medio espresso in Conference League, vincendo 11 dei 16 match validi per la competizione. Fattore da tenere in considerazione è però, come accennato prima, la differente strutturazione del calendario norvegese, la Eliteserien ha infatti iniziato lo scorso weekend la sua stagione 2022/2023 e si sa quanto gli inizi di stagione possono spesso essere nascondere stati di forma non eccezionali, con un pareggio si è infatti conclusa la prima sfida contro il Rosenborg.

Tornando sulle sponde del Tevere, Mourinho avrà dunque il compito di tenere lontani gelidi spettri che potrebbero riaffiorare tra i giocatori. Nota è però la capacità dello Special One di mantenere alto il livello di tensione, cementificando lo spogliatoio attorno ad una mentalità ed un sentimento collettivo che più e più volte, anche con toni decisamente accesi e ruvidi (ricordiamo proprio lo sfogo di Mourinho nella sconfitta di ottobre contro il Bodo), sono stati evocati. Il portoghese, con strategie che sono parse contestabili ed estreme, è riuscito a tenere dritta la barra della squadra e compatto l’ambiente, essendo capace di risollevarsi da stati di morte apparente facendo leva proprio su elementi quali il carattere, la testa, la personalità e gli attribuiti. Si sa che Mourinho ‘funziona’ quando riesce a toccare le corde più sensibili degli uomini prima che dei giocatori, quando cioè ha dalla sua fattori che eccedono la dimensione tecnica del gioco e riguardano i moti interiori degli individui e del gruppo. È quando al posto di aderire semplicemente alle direttive tattiche, i suoi uomini sono pronti a sacrificarsi per e con lui, che Mourinho riesce nell’impresa di estrarre dalle squadre un potenziale inespresso.

 

DA MODULO A MODULO

Risultato che, almeno nell’ultimo periodo, a Roma è stato raggiunto scegliendo di governare con il bastone. Josè, dopo aver sicuramente studiato tutti i limiti cronici che affliggono la piazza romana, ha sapientemente indirizzato a sua scelta, durante tutto l’arco della stagione, il pathos dei tifosi (scagliandoli talvolta contro la classe arbitrale, talvolta contro una rosa non all’altezza oltre gli 11 titolari) ed allo stesso tempo ha lavorato, dall’interno, come un generale che ha il compito di forgiare lo spirito dei propri soldati, nel tentativo di creare un ‘sentire comune’.  Un polso duro è forse ciò che Roma richiede, in questa fase, per non cedere alle classiche, viste e riviste oscillazioni patologiche.

In questo contesto di generale compattezza, acquisito col tempo, Mourinho ha anche iniziato a potersi permettere, in occasioni decisive, qualche variazione tattica che si è rivelata feconda. Il passaggio dal 3-5-2 che puntava tutto, in fase offensiva, sulle falcate di Abraham (uomo da 23 gol stagionali) e Zaniolo (e che pure aveva fruttato le due vittorie contro l’Atalanta), al 3-4-2-1 (modulo usato nel derby) con il posizionamento tra le linee di Mkhitaryan e Pellegrini a fare da bretella tra la linea mediana e Abraham, sembra aver dato alla Roma la possibilità di accennare una manovra più armoniosa ed accompagnata, un insieme che meglio lega le sue parti. Tuttavia il portoghese resta un ‘tattico’ e siamo pronti a rivedere un 3-5-2 ed il rientro di Zaniolo se Mou dovesse valutarla l’opzione più efficace per affrontare le caratteristiche dell’avversario. Segnaliamo anche il ballottaggio tra Zalewski e Vina.

La Roma, dunque, nonostante l’infelice passato e la trasferta da affrontare, arriva da favorita al match di giovedì. Viva è la passione e alta è la curiosità nel vedere se i giallorossi saranno in grado di scacciare i propri demoni e dare equilibrio ad un’indole instabile.

(Credits: Getty Images)

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