LE MAGLIE PAZZE DEL CALCIO MODERNO

Submitted by Anonymous on Mon, 04/18/2022 - 07:52
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Redazione
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Bianconeri, rossoneri, nerazzurri, giallorossi, e via dicendo.
Tutti gli appassionati di calcio saprebbero riconoscere al volo di chi si sta parlando, ma se il quesito si ponesse a qualche osservatore meno attento, facendogli magari vedere una partita in tv, davvero saremmo così certi che riuscirebbero a capire di quale squadra si stia parlando?

Dubbio lecito e fondato, perché ormai i colori sociali sono rimasti un optional, sinonimo di un passato in cui il tratto distintivo era rappresentato proprio dal colore della maglia, senza troppi fronzoli e con poco spazio alla fantasia.

Da qualche anno, però, il mondo s’è capovolto: la maglia, quella divisa iconica che rende unico il legame tra un tifoso e la squadra del cuore, è stata letteralmente sacrificata sull’altare del marketing e del profitto, con la scusa di raggiungere una platea quanto più vasta possibile.

Ma così facendo le società, piuttosto che aprirsi a nuove fasce di pubblico e alla ricerca di nuovi target di moda, hanno finito per scollegare la propria anima con quella di chi li sostiene da sempre. E sarebbe bello sapere se anche le casse societarie abbiano realmente beneficiato di queste strategie di mercato. A prima vista, la cosa appare abbastanza improbabile. E nel frattempo sulle divise delle squadre di mezzo mondo se ne vedono di tutti i colori.

JUVENTUS, LA “SCUSA” DELLA STREET ART NON REGGE

L’ultima “perla” l’ha proposta la Juventus, che ha presentato la quarta maglia (sigh!) per la stagione 2022-23, che ha una base azzurra con più triangoli di colore blu, arancione e bianco. L’hanno definita ispirata alla street art, realizzata in collaborazione con l’artista brasiliano Eduardo Kobra, ma pensarla addosso a un giocatore della Juventus fa sussultare le palpebre.

E averla presentata con i vari Dybala, Locatelli, Kean e via dicendo immortalati davanti a una scala di un imbianchino ha finito per renderla persino oggetto di facile ironia da parte degli stessi tifosi juventini. Non passi inosservato, poi, il dettaglio dei triangoli: la prima divisa della prossima stagione vedrà infatti delle strisce geometriche composte da 6 piccoli triangoli neri su base bianca, che a prima vista offrono quasi un effetto ipnotico su chi le vede.

Insomma, uno stile marcatamente artistico che pure fa a cazzotti con la storia e del quale, francamente, nessuno ne avvertiva il bisogno. E che arriva in coda a stagioni nelle quali Adidas per la Juve ha osato e non poco, come nel 2019-20 con la maglia a due bande (una bianca e una nera) intervallata da un striscia rosa e quella della stagione 2020-21, con una sorta di “pennellata” nera su sfondo bianco. Comunque decisamente più gradevole di quella della prossima stagione.

MILAN, QUANTA CANDEGGINA HAI MESSO IN LAVATRICE?

Ha fatto tanto parlare la maglia prodotta da Puma per il Milan nel corso della partita con il Bologna dello scorso 4 aprile. Intanto perché ha prestato il fianco a innumerevoli ricostruzioni in rete, con i tifosi scatenati nel bocciarla senza appello (molti hanno pensato che fosse eredità di un candeggio sbagliato o di un pigiama natalizio fuori stagione).

E poi perché oggettivamente la scelta fatta dall’area marketing è sembrata un po’ troppo ardita, discostandosi troppo dalla tradizione e proponendo un kit che risulta davvero indigesto, quasi come se fosse incompleto. Aggiungete poi che sul campo il risultato non è stato nemmeno positivo, e allora giù a lanciare strali contro l’idea di Puma.

Si potrebbe poi discutere anche della terza maglia dell’Inter, completamente nera ma con 10 strisce di colore flou nella parte anteriore della stessa che nelle intenzioni dovrebbe riprendere il motivo nerazzurro su sfondo bianco della stagione 1988-89 (impresa miseramente fallita).

Certo un passo avanti gigantesco ripensando al terzo kit della stagione passata, una maglia con base bianca colorata di giallo, nero, azzurro e con strane forme apparentemente senza senso, vista all’opera un paio di volte anche in campionato. Senza dimenticare che Nike quest’anno ha “omesso” il nero sulla prima maglia, che in realtà ha una trama squamata blu scuro che pure da lontano sembra tendere al nero (ma non è). Insomma, Inzaghi quest’anno non allena i nerazzurri, ma semmai i bluazzurri.

NAPOLI, PRATICAMENTE UNA DIVISA PER OGNI PARTITA…

In Serie A c’è poi da registrare il caso limite e oggettivamente incomprensibile del Napoli, che auto produce le proprie divise in collaborazione con Armani, ma che è arrivato a proporne addirittura 13 nel corso della stagione, facendo la somma tra quelle indossate in campionato e nelle coppe europee.

Tanto che si fatica a comprendere se la prima sia azzurra, blu o addirittura rossa (quest’ultima reietta dopo i due ko con la Fiorentina, costati l’eliminazione in Coppa Italia e una mezza resa per ciò che riguarda lo scudetto). Impossibile per un tifoso identificarsi con una di esse, tanto è stravolta la realtà e la tradizione del club partenopeo.

Se lo scorso anno, sull’onda emotiva della morte di Maradona, venne realizzata a partire da fine novembre una maglia a striscia bianco e azzurre, che doveva un po’ ricalcare quella dell’Argentina (omaggio sobrio e apprezzabile), quest’anno s’è letteralmente scaduti nel trash con divise senza alcun senso logico.

Con i tifosi che faticano a comprendere certe scelte di marketing che anziché avvicinare nuovi utenti o aprire a nuovi target finiscono per depauperare il patrimonio fidelizzato nel tempo. È chiedere troppo tornare a un po’ più di sana “tradizione” e rispetto per la storia del proprio club? Alle prossime presentazioni l’ardua sentenza.

(Credits: Getty Images)

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