NBA PLAY OFF: ATLANTA-MIAMI, CHICAGO-MILWAUKEE E NOLA-PHOENIX

Submitted by Anonymous on Fri, 04/22/2022 - 17:55
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Redazione
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Benedetto sia Aprile. Con le sue giornate finalmente lunghe e assolate, magari spesso intervallate dalla pioggia. Soprattutto però con le sue nottate che riempiono il cuore e il tempo ai sonnambuli, oppure a coloro che adorano l’NBA e non aspettano altro che sfide fratricida dove la posta in palio è elevata e dove nessuno tira indietro la gamba. Perché per quanto visto sino ad oggi i play-off hanno davvero regalato tanti, anzi tantissimi spunti di cronaca, motivi d’interesse e storie che fanno capire come mai questo sia davvero il momento più atteso di un’intera annata. Partite che si susseguono a ritmo frenetico, serie che regalano colpi di scena inattesi e difficili da pronosticare.

A conti fatti, giunti ormai a gara 3 in buona parte degli incroci, c’è già chi può cominciare a guardare al di là del monte: i Warriors non hanno perso tempo a mettere nel sacco Jokic e i Nuggets, potendo far leva su un sesto uomo davvero insospettabile (Steph Curry) che in uscita dalla panchina si sta rivelando un’arma micidiale nelle mani di Steve Kerr, che sta seriamente pensando di lasciarlo lì dov’è anche nelle serie che verranno (perché cambiare una cosa che funziona?).

Così come Phila a Est ha praticamente ipotecato lo sweep ai danni dei Raptors, dove VanVleet e Siakam poco hanno potuto sin qui contro lo strapotere di Joel Embiid e i tanti punti nelle mani di Thybulle e Maxey. Per il resto però l’equilibrio regna sovrano. E se Memhpis nella notte s’è ripresa il fattore campo, espugnando Minnesota in gara 3, a sorpresa anche i Dallas, aspettando il ritorno di Doncic, hanno ribaltato l’inerzia contro i Jazz, grazie anche a un Jalen Brunson salito sul proscenio al momento propizio. Scherzi da play-off, o se preferite, favole da play-off. Aspettando che la notte porti consiglio.

ATLANTA-MIAMI (ORE 1,00): OCCHIO ALLA PANCHINA LUNGA DEGLI HEAT

Miami ha tutto quel che si addice a una contender degna di tal nome. Intanto un one man show buono per tutte le stagioni che risponde al nome di Jimmy Butler, che a dispetto del cognome (in italiano traducibile con “maggiordomo”) più che al servizio dei compagni sa come tirarli fuori dai guai al momento opportuno. E poi tanti onesti gregari che di tanto in tanto flirtano con lo status di all star, vedi Adebayo, Herro,

Robinson, Lowry, e perché no, i giovani Strus e Vincent che sembrano usciti dal nulla, eppure trasformano spesso l’acqua in vino sulla tavola di coach Spoelstra. Miami ha quel che si definisce una “panchina lunga”: Robinson stecca in gara 2? Nessun problema, ci pensano Herro e Strus a coprire la serata no del cecchino. E anche quando Butler se la prende un po’ più comoda (vedi in gara 1) tocca a Tucker compensare qualche numero meno altisonante al tiro.

Insomma, Miami viaggia col pilota automatico e per Atlanta tutto questo rappresenta un bel dilemma. Almeno però in gara 2 gli Hakws qualche segnale l’hanno mandato, anche se Trae Young è entrato timido nella serie e il solo Bogdanovic non è riuscito a coprire le mancanze del compagno. Più che altro è in difesa che i ragazzi di McMillan hanno pagato dazio (115 punti subiti in entrambe le gare), orfani di Capela e con Gallinari che ha vissuto una serata da incubo e che dovrà cambiare registro in fretta se vorrà aiutare i compagni a rimettere in piedi una serie che rischia di finire già stanotte. Soprattutto Atlanta dovrà limitare le palle perse (19 in gara 2) che le hanno fatto dilapidare una cospicua dote di vantaggio, fino ad arrivare a perdere l’incontro.

CHICAGO-MILWAUKEE (ORE 2,30): SENZA MIDDLETON I BUCKS RISCHIANO

Sembrava una serie apparentemente già segnata prima ancora di cominciare, concetto peraltro corroborato appieno da quanto visto in gara 1, serata passata agli annali per le cifre bassissime dall’arco (26% i Bucks, 18% i Bulls). Ma gara 2 ha cambiato davvero l’orizzonte del confronto tra Milwaukee e Chicago, e non solo perché DeRozan è tornato a martellare la retina (41 punti con giocate da autentico all star).

Più di tutti a contribuire a rimescolare le carte ha pesato l’assenza dal parquet di Khris Middleton, che bontà sua dovrà restare a guardare almeno fino a inizio maggio. In pratica i Bucks perdono una delle loro prime punte e si vedono costretti a chiedere a Grayson Allen, il probabile sostituto in quintetto, uno sforzo extra per provare a non far rimpiangere l’assenza del compagno. Una brutta botta per coach Budenholzer, già privo di George Hill e con Bobby Portis a mezzo servizio.

Toccherà allora una volta di più a Giannis Antetokounmpo prendere su di sé i peccati della franchigia e spedirla nuovamente in acque meno agitate, anche se Chicago adesso ha preso forza e vigore, ricompattandosi attorno al suo leader e confidando in un’altra prova monstre da parte di Nikola Vucevic, decisivo in gara 2 con 13 rimbalzi e un fatturato da 24 punti in avanti che ha finito per togliere molte delle certezze acquisite nel tempo da Milwaukee. Quanto potrà pesare l’assenza di Middleton nell’economia della serie? A prima vista, non poco. Ma scommettere contro Giannis è sempre un rischio…

NOLA-PHOENIX (ORE 3,30): BOOKER NON C’È, ORA TOCCA A PAUL

Se l’infermeria decide di farla da padrona, il cuore di ogni tifoso si può pure acquetare. A Phoenix, loro malgrado, se ne sono accorti quando Devin Booker ha abbandonato il campo a metà del terzo quarto, col risultato ancora in bilico e uno score personale di 31 punti in soli 25’. Insomma, tutto volgeva secondo i piani prestabiliti, ma l’infortunio al ginocchio che costringerà la guardia dei Suns a star fuori per le due gare in programma a New Orleans potrebbe cambiare notevolmente il volto a una serie che grazie all’ingegno e all’astuzia di Willie Green s’è già dimostrata essere molto più complessa di quanto qualcuno potesse pensare.

La soluzione tattica con due centri (Valanciunas e Hayes) ha permesso ai Pelicans di difendere meglio nel pitturato e costringere soprattutto Ayton a grossi compiti difensivi nella propria metà campo, obbligando poi i Suns a cercare spesso la soluzione dall’arco, faticando però a tenere le percentuali alte come quelle di NOLA (che ha chiuso gara 2 con il 54% da campo e un fantasmagorico 56% da tre, con 17 canestri realizzati sui 30 tentati). Chiaro che contro questo Ingram le cose sarebbero difficili per chiunque, non solo quindi per la squadra con il miglior record in stagione regolare.

Che orfana di Booker dovrà individuare la pedina giusta per sostituirlo in quintetto: salvo sorprese la scelta ricadrà su Cam Johnson, nonostante in stagione quando Booker era rimasto fuori era toccato a Landry Shamet prenderne il posto (oggi però è finito un po’ indietro nelle rotazioni). Ma è evidente che per superare l’empasse l’unico giocatore che può davvero fare la differenza non può che rispondere al nome di Chris Paul: dopo la doppia doppia da 30 punti e 10 assist di gara 1, nella seconda CP3 ha fatto più fatica, firmando 17 punti e fornendo 14 assist per i compagni. Senza Booker, però, il peso dell’attacco sarà ancor più nelle sue mani.

(Credits: Getty Images)

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