ATP 250 BELGRADO DJOKOVIC-RUBLEV: NOLE CONFIDA NELL’ARIA DI CASA PER TORNARE A FAR FESTA

Submitted by Anonymous on Sun, 04/24/2022 - 11:50
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

Quasi sette mesi di attesa dall’ultima finale possono sembrare eterni. Per un tennista “normale”, magari sono anche un lasso di tempo accettabile, forse per qualcuno persino eccessivamente ravvicinato. Ma per Nole Djokovic no, per lui 6 mesi e mezzo abbondanti rappresentato l’infinità.

E l’ebbrezza di un atto conclusivo di un torneo è pur sempre qualcosa che si racconta ben volentieri a se stessi, oltre che agli amici. Il proposito è destinato ad esaudirsi in fretta: oggi alle 14, sul centrale di Belgrado, il numero uno al mondo vuol tornare a dimostrare all’universo della racchetta che quella posizione non è solo retaggio dei trionfi del passato, ma anche sintomo di una ritrovata confidenza con il campo.

Dall’altra parte della rete, però, c’è un Andrej Rublev che seppur non sempre ha digerito la terra ha fatto capire che quella serba gli va particolarmente a genio, come dimostra anche il netto 6-2 periodico rifilato a Fognini (ben più specialista del russo sul rosso) in semifinale. Ecco perché servirà tutta la spinta del pubblico amico per spingere Djokovic verso un successo che avrebbe la capacità di scacciar via i demoni dalla sua testa e riconsegnarlo al grande palcoscenico con una dose di fiducia in più, pronto per andare a battagliare su campi di maggiore fascino e tradizione (Madrid? Roma? Di sicuro Parigi) e cercare di confermare quanto fatto lo scorso anno al Roland Garros, dove detronizzò nientemeno che Rafa Nadal raggiungendo uno dei picchi più alti della sua carriera.

UN PASSO FONDAMENTALE PER TORNARE IL “VERO” NUMERO 1

Indipendentemente da come andrà la finale con Rublev (appuntamento alle 14 su SuperTennis TV), Nole ha già raggiunto l’obiettivo che si era prefissato. Perché dopo i balbettii di Dubai (Fuori ai quarti con Veselj) e lo shock dell’eliminazione al primo turno a Montecarlo, per mano di Davidovich Fokina (che pure, arrivando in finale, ha dimostrato che non era fatto un outsider) a Belgrado sapeva di non poter steccare. Aver ritrovato l’atto conclusivo è un primo passo verso la redenzione tennistica, una piccola rinascita che attende solo di essere suggellata dalla conquista dell’Open di casa, e in tal caso sarebbe la quarta affermazione assoluta dopo quelle del 2009, del 2011 e del 2021.

La Serbia intera spingerà il proprio beniamino al cospetto di un rivale infido, perché Rublev è tennista che sa adattarsi in fretta a qualsiasi condizione e superficie e che, essendo suo malgrado russo, non avrà molte altre chance per garantirsi tutta questa visibilità, essendo di fatto stato già estromesso dai tornei inglesi sull’erba (e proprio Djokovic è stato tra i primi a protestare contro la decisione di non far giocare russi e bielorussi, ribadendo che non è certo colpa loro se Putin ha invaso l’Ucraina) ed essendo fortemente a rischio anche per altri appuntamenti, vedi gli Internazionali d’Italia.

Insomma, Rublev sente di non avere molte chance sulla propria racchetta, un po’ come successo al serbo negli ultimi mesi, seppur per altri motivi. La finale di Belgrado diventa quindi una sorta di incrocio tra due tennisti che necessitano di non sprecare neppure una pallina, chiamati dunque a darsi battaglia ben oltre la posta in palio nella giornata odierna.

NOLE VA PER IL POKER, RUBLEV SOGNA IL TRIS STAGIONALE

C’è un solo precedente tra Djokovic e Rublev, peraltro abbastanza recente: alle Nitto ATP Finals di Torino dello scorso novembre, nel match disputato nel round robin, vinse Nole in due set, lasciando poca libertà di manovra al rivale. Chiaro però che la finale odierna si presenta differente, sia per il fatto che si giochi sulla terra, sia perché nel frattempo di acqua n’è passata eccome sotto i ponti.

Djoko non è al massimo della condizione: ha detto di aver bisogno di giocare e forse per questo ha “scelto” di vincerei suoi tre incontri nel torneo di casa partendo sempre in svantaggio di un set: è successo negli ottavi contro Djere, poi nei quarti contro Kecmanovic e infine in semifinale contro Khachanov. E se contro Djere un po’ di ruggine s’è fatta sentire, con la vittoria arrivata grazie a due tiebreak nei quali l’equilibrio s’è mostrato davvero sottile, nei due successivi incontri giocati Nole ha fatto capire di essere sulla via giusta per ritrovare quella fluidità necessaria per battagliare ad alti livelli, vincendo e convincendo grazie a un gioco che ha rispedito con perdite i diretti avversari.

Queste tre partite vinte le considero delle vere e proprie partite chiave, perché Dio solo sa quanto fosse importante riuscire a portarle a casa. Ho sempre detto che per me era fondamentale giocare tanto e mettere chilometri nelle gambe ed è ciò che è accaduto. Giocare davanti al pubblico di casa poi è speciale e la spinta che ricevo, specie nei momenti più delicati, non ha prezzo.

Con la finale conquistata a Belgrado, Djokovic ha raggiunto per il 16esimo anno consecutivo un atto conclusivo di un torneo sul rosso, che almeno a inizio carriera non era specificatamente la sua superficie preferita (benché sia quella dove è nato e cresciuto). Solo Nadal con 17 stagioni di fila (e quest’anno potrebbe essere la 18esima) ha fatto meglio. Rublev è alla terza finale stagionale dopo quelle vinte a Marsiglia e Dubai, nonché alla 16esima complessiva (e 10 ne ha vinte).

Lui gioca in casa, ma io non ho nulla da perdere e dovrò solo cercare di giocare il mio miglior tennis per conquistare il titolo. Sarà una bella sfida e spero che ci sarà da divertirsi.

(Credits: Getty Images)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Tennis