MIMMO CRISCITO E IL GENOA: UNA LUNGA STORIA D’AMORE E QUELLE LACRIME VERE

Submitted by Anonymous on Tue, 05/03/2022 - 17:07
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Redazione
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Dietro quelle lacrime non c’era solo l’uomo, e nemmeno il calciatore. Dietro quelle lacrime ci sono anni di sacrifici, di gioie (poche) e delusioni (tante), di un amore viscerale che risale sottopelle che non si può spiegare solo con un gol sbagliato e uno segnato, e tantomeno con un’annata storta nella quale tutto sembra voler andare ostinatamente nella direzione contraria a quella desiderata.

Dietro quello lacrime c’è una storia di vita, la storia di Mimmo Criscito col Genoa, una maglia tatuata come una seconda pelle, un legame viscerale che ha convinto il 36enne di Cercola, area metropolitana di Napoli, a rinviare l’addio pur di tentare di salvare il Grifone e consegnare a coloro che ne dovranno raccogliere l’eredità una squadra ancora viva e in Serie A.

Probabilmente il proposito verrà disatteso, anche se affermare che sia solo (o soprattutto) colpa del capitano è certamente un azzardo. Anche se certi episodi fanno riflettere e lasciano senza fiato: da due anni non sbagliava un rigore, e l’errore del dischetto è arrivato nel derby con la Samp, al minuto 93, con la squadra sotto di una rete e appesa a un filo in una volata salvezza che s’è fatta veramente complicata.

Ma lo sarebbe stata anche con un pari, al punto che nessuno nell’ambiente genoano ha osato muovere un dito contro il capitano. Che pure s’è addossato su di sé la colpa, chinando il capo e provando a mascherare quelle lacrime, frutto di amore e di eterna gratitudine verso un club che lo ha cambiato dentro e fuori dal campo.

UN RAGAZZO CRESCIUTO IN FRETTA

Non ci fosse stato il Genoa, forse la carriera di Criscito non sarebbe neppure cominciata. O quantomeno non avrebbe prodotto i risultati che ha portato: oltre 500 presenze nei professionisti, di cui 271 (ad oggi) con la maglia rossoblù, le 26 in nazionale con tre gare disputate al mondiale 2010 sotto la gestione Lippi, e le 26 in Under 21, seppur coincise con due avventurare europee non troppo fortunate (2007 e 2009) che non portarono in dote alcun titolo.

E la sua parabola russa allo Zenit, il club nel quale per sette stagioni è stato uno dei pilastri nel ciclo che lo ha visto conquistare due campionati, una Coppa di Russia e due supercoppe. Un palmares che avrebbe forse meritato un bottino migliore, ma la dedizione e la costanza mostrate negli anni dallo scugnizzo partenopeo nessuno le ha mai messe in dubbio.

Nemmeno quando una storia di calcio e scommesse l’ha estromesso ingiustamente da Euro 2012, con Prandelli costretto a privarsene per via di un coinvolgimento che poco tempo dopo risultò essere stato solo figlio di un errore in fase di investigazione, col proscioglimento totale dalle accuse a lui imputate.

Quel fatto lo ha aiutato a diventare uomo più in fretta di quanto non fosse accaduto sino a quel giorno, e lo convinse una volta di più che la vita sa dare spesso cazzotti dai quali si può fare una fatica immane a rialzarsi da terra. Con Criscito però sbatté male. Perché non solo ha saputo rialzarsi, ma forse anche mostrare al mondo che dietro quel volto da bambino c’era una forza d’animo fuori dal comune.

GENOVA, LA SUA CITTÀ DEI SOGNI. E DEI DESIDERI REALIZZATI

C’ha messo la faccia anche nel derby della Lanterna che forse ha condannato il Genoa a un mesto ritorno in B. Non doveva nemmeno scendere in campo, eppure l’ha fatto nel momento del bisogno: un affaticamento muscolare lo aveva tenuto fuori per una decina di giorni, ma quando Blessin gli ha chiesto di entrare lui non s’è tirato indietro.

Nemmeno quando c’è stato da presentarsi sul dischetto, con Audero che una volta tanto s’è dimostrato però più forte. A quel punto le lacrime che sono scese lungo il viso sono state il segnale che la ferita dentro, quella dell’anima, farà una fatica a immane a rimarginarsi. Mimmo a febbraio sarebbe già potuto scappar via, destinazione Toronto, pronto ad anticipare di qualche mese l’amico Insigne. Alla fine sarà comunque addio a giugno, ma l’idea di andar via da Genova e dall’Italia con un lavoro ancora incompleto non lo avrebbe fatto dormire la notte.

Anche perché il Grifone rappresenta per Criscito una parte troppo grande della propria esistenza. Il luogo dove ha trovato l’amore della sua vita, vale a dire la moglie Pamela che l’ha reso padre di due maschi e una femminuccia nata lo scorso 26 dicembre, ma soprattutto che l’ha fatto sentire a casa anche se il mare non era lo stesso di Napoli, ma il fruscio e il rumore delle onde in sottofondo continuavano a scandire le sue giornate.

Se alla fine sarà retrocessione (al Genoa mancano da affrontare Juve e Bologna in casa e Napoli, società gemellata tra tifoserie, in trasferta), Mimmo sarà il primo ad andare a chiedere scusa ai tifosi. Perché lui c’ha sempre messo la faccia, anche quando nel giorno della presentazione come nuovo giocatore della Juventus (estate 2007) disse candidamente di essere contento, ma di voler sperare un giorno di tornare al Genoa. E qualcuno in sala stampa si guardò con occhio torto, come a dire chi fosse questo pischello che preferiva pensare di tornare un giorno alla casa madre anziché puntare a diventare grande con la Juve. Ma l’amore, si sa, ha le sue ragioni che la ragione non conosce.

(Credits: Getty Images)

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