SANDRO TONALI CUORE MILAN: L’UOMO DEL DESTINO, PRIMA TIFOSO E POI CALCIATORE

Submitted by Anonymous on Mon, 05/09/2022 - 14:39
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Redazione
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Appena una quindicina di giorni fa, con tre gare in meno disputate in carriera sulle 179 complessivamente raccolte da professionista, Sandro Tonali era il prototipo perfetto del calciatore destinato a diventare grande, ma considerato ancora troppo acerbo per poterlo essere nell’immediato.

Nonostante da almeno 5 mesi a questa parte le chiavi della mediana fossero già in suo possesso, perché tra i viaggi in Africa e i problemi fisici di Bennacer e Kessie, e con Bakayoko non pervenuto, Stefano Pioli non è che avesse poi tanta scelta quando c’è stato da affidarsi anima e corpo a un prim’attore in mezzo al campo. E Sandrino, dopo una prima stagione milanista vissuta col fiato sul collo della stampa e di chi lo considerava una delle tante promesse destinate a non mantenere di cui è piena la prosa calcistica italiana (specie da un decennio a questa parte), ha capito che quello era il momento per salire sul palcoscenico e zittire tutti.

Lui che poi è uno di poche, anzi pochissime parole, e che per questo suo modo di fare è stato accostato sin dall’adolescenza ad Andrea Pirlo, che molti hanno provato a imporre come suo punto di riferimento anche a livello tecnico e tattico.

Mister, a me tutti dicono che somiglio a Pirlo, ma io in realtà mi sento più un Gattuso.

Pioli ha raccontato l’aneddoto giusto pochi minuti dopo la doppietta di Verona, la prima realizzata in carriera. E poi ha aggiunto che a lui Sandro ricorda De Rossi, forse il centrocampista italiano più completo sin qui visto nel nuovo millennio. Di questo passo, però, tra un po’ sarà arduo trovare qualcuno che somigli a Tonali. L’uomo nel quale il Milan ha riposto i suoi meravigliosi sogni tricolore.

L’ANNATA PIÙ DURA, LA FIDUCIA INCONDIZIONATA DEL CLUB

Quando nell’estate del 2020 Maldini e Massara passarono dalle parti di Brescia a confezionare uno dei trasferimenti più importanti dell’intera sessione estiva (10 milioni per il prestito e 25 per il riscatto, puntualmente esercitato nell’estate del 2021), in tanti erano già pronti a puntare il dito verso un’operazione considerata eccessivamente rischiosa. Perché Tonali in fondo nella stagione precedente a Brescia aveva giocato (tanto) ma raccolto poco, chiudendo l’annata con una retrocessione che non lasciava presagire nulla di buono. E poi i dubbi maggiori erano legati alla posizione in campo: a Brescia giocava davanti la difesa in una mediana a tre, un po’ come faceva il “maestro” Pirlo.

Il Milan di Pioli, già sbocciato dopo il lockdown della primavera 2020, ha sempre giocato col 4-2-3-1 e specie all’inizio Sandro ha faticato a trovare i giusti meccanismi. A coloro che bocciarono l’affare, definendo il prezzo pagato esagerato, non parve vero di far notare al mondo intero di averci visto lungo, con Tonali relegato spesso in panchina e sparito addirittura dal radar nell’ultimo mese della stagione 2020-21, mai schierato neppure a gara in corso nelle 4 decisive sfide per l’accesso alla Champions League. Eppure Maldini e Massara al termine dell’annata non batterono ciglio quando presero la decisione di rispettare gli accordi con Cellino: riscatto esercitato e fiducia totale nel ragazzo. Che essendo prima di tutto tifoso milanista, e poi calciatore, in silenzio cominciava a covare la sua rivincita.

LA SVOLTA NELLA TESTA, I GOL CHE PROFUMANO DI SCUDETTO

Il gol segnato al Cagliari al debutto stagionale a San Siro era già parso il preludio a una stagione dal vago sapore di rinascita. Che poi, in un calcio italiano invaso da ignoti giocatori stranieri dai nomi impronunciabili, concedere un anno di ambientamento a un talento acerbo dovrebbe essere la regola, anziché una colpa. Il Milan dei giovani, dal budget risicato e dalle scelte oculate, il Milan che a gennaio è in lotta su entrambi i fronti nazionali e decide di non fare mercato e che a maggio ha in mano ago e filo per cucirsi lo scudetto al petto, diventa ben presto il Milan di Tonali. Che racconta di quando, da ragazzino, chiese a Santa Lucia di portargli in dono un completino rossonero, la squadra di cui è innamorato da sempre.

E che confessa la sua voglia di legarsi a questa maglia per tutta la carriera, non come fatto dal suo ex compagno Donnarumma, che l’estate scorsa ha lasciato la squadra preferendo andare a prendersi la ribalta altrove (per ora, senza successo). A inizio stagione, con gli africani della mediana logori e con la testa altrove, Sandro ha preso possesso del Milan e da quel momento tutto è cambiato. La svolta, a sentire il diretto interessato, c’è stata prima nella testa che nel corpo. Ed è coincisa proprio con la prima parte dell’annata corrente, quando Pioli ha capito di non poterne più fare a meno. Prova ne è che da gennaio in avanti, tolte le gare con Spezia (saltata per squalifica) e Cagliari (febbricitante), il tecnico nelle restanti 15 partite lo ha tolto dal campo solo per 30’ dei 1.350’ totali.

Aspettando di prendere le chiavi della prossima mediana della nazionale (con la Turchia, nel primo match post Macedonia, già se n’è avuto un assaggio, e a giugno l’investitura sarà ancor più marcata), Sandro ha deciso di prendersi definitivamente il Milan. Lui che vive questa lunga volata scudetto da tifoso, prima ancora che da calciatore. Lui che con il gol segnato alla Lazio ha riacceso una luce che pareva già spenta e che con la “tripletta” di Verona (solo il VAR gli ha tolto il primo gol, ma non i restanti due) s’è posto come l’uomo simbolo della cavalcata verso il 19esimo titolo. E che ha dimostrato di interpretare al meglio anche il ruolo della mezzala. Perché Tonali non è né Pirlo, né Gattuso e tantomeno De Rossi. È Tonali e basta. Ed è una gran fortuna sapere che è italiano.

(Credits: Getty Images)

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