EUROVISION SONG CONTEST TOP E FLOP DELLA SECONDA SEMIFINALE

Submitted by Anonymous on Fri, 05/13/2022 - 10:56
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Redazione
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L’Australia ha debuttato nel 2015 all’Eurovision Song Contest e da allora è sempre presente, ma tendiamo a credere che davanti alla tv per la seconda semifinale oltre il 50% degli spettatori si sia chiesto come mai fosse lì, visto che è anni luce lontana dal vecchio continente. Oltretutto, stavolta, la performance di Sheldon Riley non ha aiutato. Ma, per quanto possa interessargli, stia tranquillo: non lo inseriremo tra i peggiori. Ecco qui, allora, i tre top e i tre flop della serata di giovedì.

TOP LA SVEZIA SPACCA CON CORNELIA

Cornelia buca il video, spacca lo schermo e ti strappa migliaia di applausi con la sua “Hold me closer”. Dicono sia tra le favorite e il perché è chiaro alla prima nota e alla prima inquadratura. La sua interpretazione è migliore sia del testo che della musica, ma questo è un merito enorme. Del resto, se andate a controllare la bio su instagram, con un eloquente “viva la f…” in italiano (e lei non mette i puntini) è una che sa come attirare a sé le simpatie del pubblico.

TOP BELGIO DI TALENTO CON JEREMIE

Dal campo al palco. Jeremie Makiese è un calciatore cantante e per definirlo citiamo Malgioglio: “Venatore soul e tracce di blues”. È bravo e ha voglia di dimostrarlo, forse un pochino troppo, ma la sua “Miss you” riesce a trascinare. A dirla tutta, visto che con il pallone ci sa fare, dà l’aria di poter ripercorrere le orme della sua nazionale, un Belgio pieno di talento che arriva a un passo dal traguardo ma non vince. Ecco, difficilmente arriverà primo.

TOP GEORGIA FOLLE E INCOMPRESA

Troppo folli o forse troppo geniali per i giurati. I “Circus Mircus”, rappresentanti della Georgia, sono fuori dalla finale e più ascolti la canzone e più li rivedi in streaming sul palco e più ti chiedi perché sia sempre così difficile apprezzare l’originalità. Non è il rock scatenato di “Zitti e buoni”, ma l’uso degli strumenti ti mette allegria, forse più del testo, che, ahiloro, contiene un doppio riferimento autoreferenziale al nome della band. Nota stonata.

FLOP ACHILLE LAURO FUORI CON SAN MARINO

Scegliete voi se il flop è la performance o il risultato, o semplicemente entrambe le cose, l’una causa dell’altra. Achille Lauro fa l’Achille Lauro, provoca, con i costumi, soprattutto, e con le parole, molte delle quali, oltretutto, citazioni da altre testi. Il problema, semmai, è che non provoca con la musica e questo fa la differenza. La sua “Stripper” non regala emozioni e il suo modo di fare rischia di essere sempre meno divisivo, cioè piace sempre un po’ meno a tutti.

FLOP TORMENTONE ANGLO-LATINO DALLA ROMANIA

L’artista si chiama WRS, arriva dalla Romania, comincia a cantare in inglese, poi in spagnolo e il sound è quello del tormentone latinoamericano, così come la scenografia che mette in piedi insieme al mini corpo di ballo. Il punto è questo: non è credibile. Non è una questione di nazionalità, ma di ritmo, di seduzione che manca. C’è a chi piace, però, perché va in finale: del resto è un brano commerciale, anche se la brutta copia di molti altri.

FLOP EMMA MUSCAT DA AMICI ALLA DELUSIONE EUROPEA

Le semifinali devono essere le colonne d’Ercole di Emma Muscat, cantante maltese, almeno fuori dai confini nazionali: si era fermata prima dell’ultimo atto ad Amici, nel 2018, e quattro anni dopo si ferma allo stesso punto all’Eurovision. Il brano si chiama “I am what I am”. Ed ecco, il punto è esattamente questo: nulla di drammaticamente inascoltabile, semplicemente Emma Muscat mette in scena se stessa e il suo talento con un testo che ascolti distrattamente e poi dimentichi.

(Credit: Getty Images)

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