ROLAND GARROS NADAL-THOMPSON: PARTE LA CACCIA DI RAFA AL 14ESIMO TITOLO PARIGINO

Submitted by Anonymous on Mon, 05/23/2022 - 09:44
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Redazione
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Quattordici è il numero perfetto. Anzi, 14 è il numero dei sogni. Quelli di Rafa Nadal, che a Parigi si sente davvero come a casa, non fosse per quel numero esorbitante di vittorie ottenute sui campi di terra rossa della capitale francese che non ha eguali nel panorama tennistico: 108 gli incontri disputati dal 2004 ad oggi, appena 3 le sconfitte a fronte di 105 vittorie.

Chissà se la 106eseima arriverà al cospetto dell’australiano Jordan Thompson, al quale certo è toccato in sorte un compito ingrato, perché affrontare il re di Parigi al debutto non è mai un segnale di buon auspicio. Anche se questo Nadal fa meno paura rispetto alle versioni dominanti del passato. Perché dall’infortunio patito a Indian Wells a inizio marzo in poi non tutte le cose sono andate per il verso sperato, con l’aggiunta del problema al piede sinistro che è tornato a farsi largo quando il peggio pareva passato.

Così la campagna 2022 di Rafa sui campi polverosi d’Oltralpe parte già con un handicap non da poco: capire quanto potrà reggere il suo fisico e provare a guardare oltre la solita retorica, quella cioè che indica il maiorchino alla stregua dell’uomo da battere. Perché Nadal stavolta sa perfettamente che i pretendenti al trono sono altri, da Alcaraz a Djokovic, da Tsitsipas a Zverev, e magari mettendoci dentro anche Ruud e Norrie, freschi vincitori degli ultimi appuntamenti sulla terra prima della giostra del Roland Garros. Però Nadal è Nadal, e come lui non ce n’è nessuno al mondo.

THOMPSON E LA TERRA ROSSA, UN AMORE MAI DECOLLATO

Jordan Thompson, come detto, ha avuto la sfortuna di ritrovarselo subito di fronte. Pronostico in questo caso direzionato in maniera ben precisa, anche perché aspettarsi un copione differente è francamente improbabile. L’australiano sulla terra non è che se la cavi poi tanto bene: ha una percentuale di vittorie inferiore al 50% e quest’anno nei 7 incontri disputati l’ha spuntata appena due volte, la prima contro il canadese Diez a Houston (numero 292), la seconda contro lo svizzero Bertola nel Challenger di Tunisi, ma contro un avversario di poco sotto alla posizione 600 del ranking.

Forse troppo, insomma, per considerarli test davvero attendibili, e forse troppo per sperare di poter impensierire anche un Nadal a scartamento assai ridotto. Rafa che peraltro ha vinto l’unico precedente disputato in passato contro Thompson, relativo al torneo Masters 1000 di Parigi-Bercy del 2020, quando in due set (comodo il primo, meno il secondo) riuscì a imporsi negli ottavi del torneo parigino. Ma allora si gioca sul cemento indoor, superficie assai più nelle corde dell’australiano. Che stavolta dovrà inventarsi qualcosa per impedire a Rafa di iniziare sul velluto la sua rincorsa al 14esimo slam sul rosso.

RAFA E QUEL MALEDETTO PIEDE CHE GLI DA TORMENTO

Diciassette anni fa Nadal debuttava ufficialmente nel torneo che più di ogni altro lo ha consacrato nel gotha del tennis mondiale. E la resilienza con la quale si presenta di nuovo sul Philippe Chatrier è figlia di una determinazione che non conosce eguali nel mondo della racchetta. Rafa sa perfettamente di non essere il favorito, ma nemmeno se ne cura troppo. Probabilmente era così anche prima dell’Australian Open, e probabilmente lo sarà da qui al prossimo futuro ogni volta che ci sarà un appuntamento da affrontare.

Non è mai stato un problema sapere di non essere favorito, non ci pensavo nemmeno quando tutti dicevano che sarei stato l’uomo da battere. Arrivo a Parigi con la voglia di misurare il mio stato di forma e di vedere giorno per giorno cosa potrò fare per cercare di arrivare in fondo al torneo. Non ho riferimenti molto stabili: giocare ogni due giorni potrebbe aiutarmi, ma non è così scontato. Il problema al piede c’è e ci sarà in eterno, ma devo capire in che misura mi potrà consentire di muovermi liberamente in campo, e quanto soprattutto il dolore sarà sopportabile. È una cosa ch scoprirò giorno dopo giorno, ma non deve diventare un’ossessione.

Così come non deve diventarlo il fatto di sapere che dalla parte di tabellone del maiorchino ci siano sia Djokovic (possibile incrocio ai quarti), sia Alcaraz, da affrontare eventualmente in semifinale.

Il tabellone lo guardiamo tutti, anche se poi l’unica cosa che conta è la prossima partita. Vengo a Parigi con la voglia di darmi delle chance e spero di poter mantenere la parola che mi sono dato, ma sarà un percorso da scoprire giorno per giorno.

La settimana per Rafa si preannuncia intensa e assai carica di attese: non c’è solo la rincorsa al 22esimo titolo dello slam, quanto anche la voglia di fare festa sabato 28 maggio a Saint-Denis con l’amato Real Madrid, avversario del Liverpool in finale di Champions League.

Ho già preso i biglietti, spero di poter andare a vedere la partita

ha ammesso candidamente. Ma prima meglio pensare a Thompson e a riprendere le misura sul Chatrier, per lui come un giardino di casa.

(Credits: Getty Images)

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