ROLAND GARROS ZVEREV-NAKASHIMA: SASCHA CHIEDE ATTENZIONI, MA DEVE EVITARE DISTRAZIONI

Submitted by Anonymous on Fri, 05/27/2022 - 13:45
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Redazione
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Non è una pura e semplice ricerca di attenzioni, è semplicemente un fatto di cortesia.

Ehi, mi vuoi guardare?

ha detto Sascha Zverev al giornalista che gli ha posto una domanda in conferenza stampa dopo la partita con Baez, il quale ha pensato bene di rivolgere il quesito al giocatore e poi tuffarsi nuovamente sulla lettura del suo smartphone.

E Zverev non gliele ha mandate a dire: è anche e soprattutto una forma di rispetto, perché non si può passare per belli e bravi e poi fregarsene di chi ci si ritrova davanti. E Sascha evidentemente in questo percorso di crescita che nelle intenzioni dovrà portarlo fino a competere per la coppa dei quattro moschettieri non vuol sentir parlare di distrazioni, tanto in campo quanto fuori.

Anche quando è seduto su una poltrona, “costretto” a rispondere alle domande dei giornalisti, benché nel suo animo preferirebbe di gran lunga starsene altrove. È comunque un segnale bello e diretto di ciò che il tedesco è diventato: un atleta sicuro di sé, concentrato sul proprio obiettivo e deciso a non lasciare nulla di intentato. Anche una risposta in conferenza stampa, insomma, vale la pena di essere attenzionata come si deve.

IL PERICOLO SCAMPATO, LA CAPACITÀ DI REAGIRE

Zverev vuole i riflettori per sé, e tutto sommato ne ha ben donde. Sin qui a Parigi per lui non sono state tutte rose e fiori: con l’austriaco Ofner al primo turno ha banchettato, con l’argentino Baez (terraiolo incallito) nel secondo ha rischiato l’osso del collo, costretto a rimontare addirittura da 0-2 prima di chiudere al quinto grazie al decisivo break nell’undicesimo gioco, ma dopo essersi visto costretto ad annullare un match point sul 5-4 per l’avversario.

Un po’ quello che ha dovuto fare Tsitsipas con Musetti, anche se il greco non ha dovuto annullare palle match.

Non so cosa mi sia successo nei primi due set, davvero fatico a darmi una spiegazione. Ero veramente fuori fase, non riuscivo a far bene neppure le cose più elementari. Poi nel terzo ho cercato di resettare tutto e rimettermi in partita, e in qualche modo ne sono venuto a capo. Alla fine però è stata una battaglia durissima e devo sinceramente fare i complimenti a Baez per come ha giocato. Potevo già essere a casa, spero che almeno questa vittoria un po’ rocambolesca e tanto sofferta mi dia la forza per superare le difficoltà che incontrerò da qui in avanti sul mio cammino.

Difficoltà che adesso fanno rima con Brandon Nakashima, origini chiaramente asiatiche ma passaporto statunitense, che a soliti 21 anni comincia a sentire che il vento soffia dalla sua parte. Non s’era mai spinto così in là in un torneo dello slam e la bella vittoria al secondo turno su Griekspoor gli ha dato grande fiducia.

NAKASHIMA, L’ALTRO NEXT GEN CHE NON T’ASPETTI

Nakashima è cresciuto sostanzialmente sul cemento (è originario di San Diego e da quelle parti la terra non è così convenzionale), ma curiosamente sta raccogliendo i frutti migliori del suo lavoro sul rosso. S’era messo in mostra agli occhi del grande pubblico durante le ultime Next Gen Finals, quando venne battuto in semifinale da Seb Korda, ma al Roland Garros non era mai riuscito a superare le qualificazioni.

Quest’anno l’ottima classifica che occupa (è stato numero 62 a fine 2021, adesso bazzica intorno alla 70) gli ha permesso di evitare il tabellone cadetto e dopo la sofferta vittoria sul polacco Majchrzak al primo turno (vittoria al quinto dopo essere stato sotto per due set a uno) ha avuto vita facile contro l’olandese, che pure nel ranking lo precedeva di una ventina di posizioni.

Chiaro che la sfida con Zverev è destinata ad alzare poderosamente l’asticella: in carriera Nakashima non ha mai battuto un top 20, tanto che la vittima più illustre è stata il connazionale John Isner agli US Open dello scorso anno, quando John era numero 22 al mondo.

Con Zverev ha già giocato proprio a Flushing Meadows, ma nell’edizione 2020 quando perse in quattro set al secondo turno in un match tirato e combattuto, nel quale il giovane statunitense non riuscì a sfruttare nessuna delle 5 palle break concesse dal tedesco, che invece riuscì a convertire 4 delle 9 che si procurò in corso d’opera (decisivo anche l’84% di punti conquistati sulla prima di servizio).

Chiaro però che sul rosso Sascha vede aumentare a dismisura la distanza che lo separa dal giovane californiano, che sulla terra ha uno score nel circuito ATP di 13 vittorie e 15 sconfitte (46% di vittorie) a differenza del ben più solido 68% del tedesco (138 W contro 64 L), che peraltro nelle ultime 24 partite disputate sul rosso ne ha vinte 19 e perse appena 5.

E anche se quest’anno non sono ancora arrivate vittorie nella stagione europea (la finale di Madrid persa contro Alcaraz resta il miglior risultato), considerare Zverev tra i papabili per la vittoria finale rimane un esercizio abbastanza scontato.

Intanto per chi accederà agli ottavi si preannuncia una sfida non così improba contro uno tra Isner e Zapata Miralles, mentre ai quarti la faccenda potrebbe farsi più ingarbugliata pensando al probabile incrocio con Carlos Alcaraz. Ma la storia è sempre la stessa: se si vuol arrivare a dama, bisogna inghiottire tutte le pedine.

(Credits: Getty Images)

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