ROLAND GARROS RUUD-RUNE: DERBY SCANDINAVO PER GIOVANI SOGNATORI

Submitted by Anonymous on Wed, 06/01/2022 - 13:42
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Redazione
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Con le temperature decisamente fresche che imperversano in questo primo scorcio di giugno a Parigi, davvero qualcuno si stupisce nel vedere due scandinavi avanzare fino alle porte della semifinale? La logica farebbe pensare il contrario, ma la logica spesso non c’azzecca quando di mezzo ci va una parte bassa del tabellone che definire imprevedibile è esercizio assai scontato.

Così Holger Rune e Casper Ruud si ritrovano a un bivio: non sono mai entrati nei magnifici quattro di un torneo dello slam, ma per uno di loro domattina il risveglio sarà dolce come non mai. Con l’unica insidia dettata dall’orario in cui riusciranno ad andare a dormire: a Nadal e Djokovic l’altra sera è andata persino “bene”, perché aver chiuso la sfida numero 59 della saga al quarto set ha impedito loro di restare in campo per almeno un’altra oretta (se sono andati a letto alle 4, però, è già un mezzo miracolo, essendo terminata la gara alle 1,20).

Ma la settimana dei due scandinavi è fatta soprattutto di sogni, spesso ad occhi aperti. E sanno di avere davanti un’opportunità che gli dèi della racchetta non concedono tanto di frequente: puntare al bersaglio grosso, viste le circostanze, non è mai stato così abbordabile.

RUUD VUOL CONCRETIZZARE IL LAVORO FATTO

Rune e Ruud per molti rappresentano uno spaccato importante della cosiddetta Next Gen applicata al mondo della racchetta. Soprattutto Rune, classe 2003, 19 anni compiuti una settimana prima rispetto ad Alcaraz, pronto per la prima volta in carriera a mettere piede nella top 30 mondiale dopo aver fatto registrare la settimana scorsa il suo best ranking alla posizione numero 40 (mal che vada lunedì sarà 28).

Entrambi hanno una peculiarità che solitamente non si addice troppo ai giocatori scandinavi, o quantomeno del Nord Europa: si trovano meglio sul rosso di quanto non riescano a fare sulle superfici veloci, e questo già basterebbe a spiegare il motivo per il quale oggi si ritroveranno contro nella sessione serale sul Chatrier. Ruud sulla carta è il logico favorito: perché ha 5 anni in più di esperienza rispetto al rivale, perché in fondo dire che sia una sorpresa a questi livelli è un po’ un’esagerazione, anche se ai quarti di un torneo dello slam non c’era mai arrivato prima d’ora.

In carriera ha messo già in bacheca 8 titoli ATP, tutti 250, di cui ben 7 sulla terra (più quello di San Diego, sul cemento) e a Parigi sogna deliberatamente di mettere le mani sul best ranking in carriera, con la posizione numero 7 di Rublev a forte rischio qualora il russo dovesse pagare dazio contro Cilic. Ruud, più che il futuro, è una solida certezza nel presente: ha vinto l’ultimo torneo in preparazione al Roland Garros in quel di Ginevra, ha raggiunto la semifinale a Roma cedendo solo alla miglior versione stagionale di Djokovic, il tutto dopo che aveva aperto l’anno con la vittoria a Buenos Aires contro l’idolo locale Schwartzman e la finale a Miami, battuto solo da Alcaraz.

A Parigi ha fatto un po’ fatica contro Sonego, che l’ha trascinato al quinto set costringendolo a rimontare dopo essersi ritrovato sotto per due set a uno, poi però contro Hurkacz ha disputato un match solido, chiudendolo al quarto ma dando sempre l’impressione di avere il pieno e totale controllo delle operazioni.

RUNE, MA QUALE SORPRESA? ORA FA PAURA A TUTTI

Che Rune potesse esplodere da un momento all’altro era opinione piuttosto comune nell’ambiente legato alla racchetta. Forse però quanto sta facendo a Parigi va oltre le più rosee aspettative: di talento il danese abbonda, ma quel che gli mancava era un po’ di continuità a stare al passo con i migliori.

Dubbi spazzati via dal percorso netto operato nei primi tre turni del torneo, nei quali ha lasciato le briciola a Shapovalov, Laaksonen e Gaston, prima di mettere alla berlina quello Stefanos Tsitsipas che forse ha commesso l’errore di pensare già di avere la strada spianata verso la finale, senza accorgersi che il pericolo potesse arrivare anche dal giovane scandinavo, alla prima esperienza assoluta sui campi di Bois de Boulogne.

Niente male per uno che a Montecarlo s’era affacciato alla stagione europea sul rosso passando giocoforza per il tabellone cadetto, fino a ritrovarsi però saldo al posto di comando grazie anche al trionfo ottenuto a Monaco di Baviera, primo ATP 250 vinto in carriera alla prima finale disputata. E dopo la semifinale raggiunta a Lione, persa contro Norrie, la cavalcata parigina ha mostrato al mondo un nuovo talento sopraffino, destinato a scrivere pagine di storia nei decenni a venire.

Contro Ruud, però, i precedenti non sono affatto dalla sua parte: tre sfide giocate, tutte sul rosso, e tre vittorie del norvegese senza concedere neppure un set al rivale. L’ultima, storia di un mese e mezzo fa: 7-6 7-5 a Montecarlo, dove l’anno prima la vittoria era stata ancora più sorprendente e sonante (6-2 6-1). In mezzo un’altra bella lezione a Bastad, in Svezia, con due soli game concessi al norvegese (6-0 6-2). Stavolta però tutto lascia presagire che sarà diverso.

Penso di poter battere qualunque avversario, anche perché punto ad arrivare alla numero uno mondiale, e per farlo non credo di avere molta altra scelta

ha sentenziato Rune. Che nell’ultimo mese ha messo sotto scacco prima Zverev, quindi Tsitsipas, cioè due top 4, quando in precedenza non aveva mai battuto un top 25. La chiamano Next Gen, ma è ben più presente di quanto non dica la sigla.

(Credits: Getty Images)

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