WILFRIED GNONTO: IL CRACK CHE HA FATTO VEDERE CHE I GIOVANI (BRAVI) CI SONO

Submitted by Anonymous on Mon, 06/06/2022 - 13:03
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

A prima vista, il fisico non sembrerebbe affatto somigliare troppo a quello di un calciatore: gambe “tozze”, statura bassa, corpo piuttosto arrotondato (altro che priva costume…) e in generale un’andatura che troverebbe difficoltà ad adattarsi, qualunque sia il ruolo da affidargli in campo. Insomma, su Degnand Wilfried Gnonto (nome completo registrato all’anagrafe) nessuno si sarebbe mai sognato di scommettere un euro, almeno non nell’ottica di un’esplosione tale da porlo sotto i riflettore del calcio che conta.

E invece una volta tanto le “statistiche”, cioè il calcolo delle probabilità commisurato alle reali potenzialità di un giovane giocatore, hanno mostrato il loro lato irrazionale, facendosene beffe di tutte le critiche che il giovane in questione si è sentito piovere addosso nel corso degli anni. Perché a Willy nessuno ha regalato niente, tanto che la stima e la considerazione di cui gode adesso se l’è dovute andare a conquistare all’estero, sicuro di dover partire dal basso per poter arrivare un giorno a toccare il cielo con un dito.

Per ora, più che il cielo, ha toccato comunque l’azzurro, saltando direttamente dall’Under 19 alla nazionale di Roberto Mancini. Dove gli sono bastati 5’ per far capire agli italiani che c’è vita e pure speranze oltre quell’orizzonte che da qui a dicembre sarà nero come il carbone.

IL CORAGGIO NELL’ESSERE PADRONE DEL PROPRIO DESTINO

Willy Gnonto è italiano grazie alla decisione del papà Noel e della mamma Chantal di vivere nel nostro paese, stabilendosi in riva al Lago Maggiore. Loro provengono dalla Costa d’Avorio, ma in Italia hanno trovato lavoro e un po’ di benessere: papà operaio, mamma cameriera, il 5 novembre 2003 vedono allargarsi la famiglia grazie all’arrivo di Wlfried, che cresce in un ambiente in cui ancora certi stereotipi trovano spazio, ma dove finalmente (e sottolineiamo finalmente) si comincia a guardare alle persone indipendentemente da quello che è il colore della loro pelle. E Willy stringe amicizia con molti ragazzi del posto, tanto da condividere con loro la passione per il calcio.

Una dimensione ancora oratoriale: Gnonto muove i primi passi nei campetti della provincia piemontese per poi entrare a far parte della scuola calcio dell’Inter Suno, piccola società di Suno, nel novarese, che all’epoca aveva rapporti con l’altra Inter, quella di Milano, che non a caso nel 2012 decide di prendere Willy sotto la sua ala. È quello il primo spartiacque della sua carriera: a 8 anni entra a far parte delle giovanili nerazzurre, e a piccoli passi riesce a ricavarsi una sua dimensione, tanto da arrivare a esordire anche nelle nazionali giovanili. L’esplosività e la forza fisica che abbondano rispetto ai suoi coetanei gli consentono di farsi apprezzare e il suo nome comincia a girare negli ambienti del calcio giovanile.

All’unisono però arrivano le prime nefaste profezie sulle sue reali possibilità di sfondare nel calcio dei “grandi”. Per molti la sua stella si sarebbe esaurita al termine del percorso adolescenziale, con l’Inter che lo avrebbe impacchettato al primo offerente, sicuro di non beneficiarne in alcun modo una volta andato oltre il campionato Primavera. Voci che arrivano all’orecchio di Willy, che a 17 anni prende una decisione campale: grazie Inter, ma il mio lavoro in maglia nerazzurra è terminato. E se ne va in Svizzera, a Zurigo.

IL FIUTO DI MANCINI, UN ORIZZONTE DA COLTIVARE BENE

La decisione del ragazzo è figlia di un’attenta analisi fatta prima in famiglia. Così papà Noel e mamma Chantal decidono di seguire il ragazzo anche in terra elvetica, decidendo di scommettere sulle sue qualità tecniche. All’Inter, quando rifiuta il contratto da professionista che la società gli mette sotto al naso, lo prendono per pazzo. Lui se ne fa beffe di tutto e a Zurigo entra subito nel giro della prima squadra: nella prima stagione collezione 26 presenze segnando un gol e divenendo ben presto il beniamino dei tifosi, che lo ribattezzano “Superjolly”, data la sua versatilità tattica. Nella seconda annata fa ancora meglio: 33 gare, 8 reti (più due in Coppa di Svizzera) e una clamorosa vittoria finale che consegna allo Zurigo un titolo che mancava da una vita, per giunta con una rosa giovanissima.

A Gnonto stavolta viene dedicata persino una canzone dai propri tifosi, che stravedono per quel folletto che quando entra spacca in due le partite. Mancini, sempre attento osservatore del panorama giovanile, decide di portarlo a Coverciano per uno stage e ne resta una volta di più stupito. Con la Germania gli affida un compito che di poter portare a termine: lo getta nella mischia a 25’ dalla fine, lo mette sulla fascia opposto a un giocatore ammonito (Kehrer, cosa che Willy ben sapeva) e al primo affondo ecco servito l’assist per il vantaggio di Pellegrini. Un impatto micidiale, e per quanto una rondine non possa fare primavera, è parso già un segno del destino.

Gnonto in Italia fino a 24 ore fa era sconosciuto ai più, ma ora potrebbe diventare oggetto del desiderio di tanti club. Ma magari farà le cose per gradi, ben sapendo che in Italia ci si brucia in fretta, altrimenti mai sarebbe scappato dall’Inter che gli offriva un contratto a soli 17 anni. Dice di volersi rifare nello stile di gioco a Sterling, ma forse in Italia uno con quelle caratteristiche non s’era ancora visto in circolazione. Piuttosto resta da capire perché sia passato dall’Under 19 direttamente alla nazionale A, senza passare per l’Under 20 o l’Under 21 (dove Nicolato si lamenta del fatto che non ha giocatori “convocabili” ai massimi livelli). Forse bastava solo cercare meglio e magari non stare a sentire certi “espertoni” che credevano di sapere tutto, e invece non sapevano nulla. Vero, Willy?

(Credits: Getty Images)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Calcio