DIVOCK ORIGI: IL BELGA DI ORIGINE KENIOTA CHE HA STREGATO IL MILAN

Submitted by Anonymous on Tue, 06/07/2022 - 08:05
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

Se andate a Bruges e vi imbattete in un delfino di nome Divock, di stanza al SeaPark di Sint-Michels, non state lì a chiedervi il perché di quel nome tanto particolare. Colui che l’ha ispirato non è altro che un calciatore di origini keniote, ma di fiera nazionalità belga, il paese che ha permesso a papà Mike di trovare la sua strada e una dimensione fatta persona, il luogo nel quale il piccolo Divock, che di cognome fa Origi, è cresciuto ed è diventato quello che il mondo ha potuto conoscere tanto in Europa, quanto nel mondo.

Perché quando a 19 anni fa il tuo esordio sul palcoscenico di un mondiale e segni un gol decisivo per portare tre punti in dote, divenendo al contempo il giocatore più giovane ad aver mai segnato un gol nella massima competizione internazionale con quella maglia addosso, è facile essere riconosciuto e riconoscibile in giro per il globo. Anche se poi c’è sempre qualche osservatrice un po’… sbadata: è il caso della regina Mathilde, che quando riceve la squadra belga a corte una volta tornata dalla spedizione di Brasile 2014 si congratula con Origi per il gol segnato, ma scambiandolo per… Lukaku. Poco male: a volte si può restare nella storia anche entrando dalla parte sbagliata della stessa. E per Divock quello scambio di persona è divenuto un vero e proprio amuleto portafortuna.

L’ALTER EGO DI LUKAKU, OGNUNO PER LA SUA STRADA

Perché rispetto a Lukaku, di due anni più “anziano”, Origi può dire di avere una bacheca personale molto più rifornita di trofei. Vero è che quanto a gol realizzati il paragone non regge: se Romelu è un vero e proprio bomber di razza, tanto da aver fatto proseliti ovunque sia andato, Divock è decisamente più “razionale” nella scelta delle sue vittime, anche se quando decide di entrare nel tabellino dei marcatori non è mai una partita banale.

Insomma, meno gol ma più lavoro per i compagni, che in fondo è caratteristiche che manda in brodo di giuggiole ogni tipo di allenatore che calpesti un’area tecnica a bordo campo. Il prossimo a beneficiarne, salvo sorprese, sarà Stefano Pioli, perché il Milan da tempo ha messo gli occhi su Origi, che ha già mandato il suo messaggio di saluto ai tifosi del Liverpool, pronto a imbarcarsi in una nuova avventura.

E per far torto al suo compagno di nazionale Lukaku, a quanto pare la scelta riferita alla sua futura destinazione è caduta sull’altra squadra di Milano, quasi a volersi affrancare una volta di più dal collega nella selezione dei “diavoli rossi”. Che poi basta aggiungere il nero per capire che non c’è un lido d’approdo più azzeccato per un ragazzo che a 27 anni sa perfettamente di essere a un bivio di svolta nella sua carriera.

POCHI GOL, MA “BUONI”: ECCO I NUMERI “REALI”

Origi a Liverpool lascerà un bel ricordo di sé, benché Klopp non è che negli ultimi anni l’abbia tenuto troppo in considerazione. L’ultima stagione è stata abbastanza anonima, sebbene i numeri nudi e crudi direbbero altro: appena 18 le gare giocate tra Premier League, Champions League, EFL Cup e FA Cup, con 6 reti segnate in appena 598’ disputati. In pratica Origi segna una volta ogni 100’, che a voler essere pignoli è una media che a quei livelli è degna di signori attaccanti.

Lui che attaccante lo è, seppure un po’ atipico: il fisico (187 centimetri per 75 kg) lascerebbe presupporre che si tratti della classica prima punta di peso, quella che fa reparto da solo, per dirla con le parole di qualche illustre commentatore. In realtà Origi è una punta assai mobile, rapida quanto basta per mettere in difficoltà i difensori avversari e brava soprattutto a svariare sul fronte d’attacco, spesso allargandosi o partendo da sinistra. Nel 4-2-3-1 marchio di fabbrica del Milan di Pioli il ruolo che potrebbe calzargli a pennello è quello di esterno largo a sinistra, la corsia dove bazzicano Hernandez e Leao, ma se è stato già opzionato è per agire da prima punta, alternandosi con Giroud più di Ibrahimovic (che fino a fine 2022 sarà ai box).

GARCIA IL PRIMO MENTORE, L’EXPLOIT DELLA CHAMPIONS 2019

Se c’è un allenatore che ha avuto un impatto decisivo nella sua crescita, quello non può che essere Rudi Garcia, che a Lille nel febbraio del 2013 lo fa esordire in Ligue 1 quando ancora non è maggiorenne. Origi s’era messo in mostra nella seconda squadra francese e poco più di un anno dopo il suo esordio aveva già in mano un contratto firmato col Liverpool, che pure decise di lasciarlo un altro anno a maturare in Francia.

Con la maglia dei Reds il meglio di sé Divock l’ha offerto nella stagione 2018-19, segnando una doppietta al Barcellona nella clamorosa rimonta in semifinale di Champions (4-0 dopo lo 0-3 dell’andata al Camp Nou) prima di firmare il secondo gol nel 2-0 in finale sul Tottenham. Il tutto dopo essere rientrato da un prestito poco fruttuoso al Wolfsburg, con i tifosi Reds ben contenti di farne uno dei loro beniamino. Le bizze sul mancato rinnovo di contratto, più volte rifiutato, hanno incrinato il rapporto con la società, e di fatto anche con Klopp, che l’ha utilizzato sempre meno fino a spingerlo a salutare la compagnia.

Ora Origi è pronto a sbarcare a Milano per dimostrare di essere diventato grande per davvero e riprendersi anche un posto “fisso” in nazionale, dove la concorrenza dei giovani non manca e dove in 32 gare ha segnato appena 3 reti. Per qualcuno Divock s’è un po’ perso dopo aver illuso tanti a inizio carriera, ma lui non è del medesimo avviso. Dopotutto parla 4 lingue (e l’italiano diventerà la quinta) e punta a completare i suoi studi da psicologo, una volta terminata la carriera. Un esempio dentro e fuori dal campo.

(Credits: Getty Images)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Calcio