F1, LEWIS HAMILTON IN CRISI: DISTRAZIONI, MACCHINA E MOTIVAZIONI

Submitted by Anonymous on Fri, 06/10/2022 - 11:46
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Redazione
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Quando alcune settimane fa Fernando Alonso gli diede ufficialmente il benvenuto nel “suo” mondo, quello in cui le vetture fanno la differenza e il manico del pilota può solo cercare di alleviare un po’ la scarsa competitività di una macchina rispetto a un’altra, Lewis Hamilton preferì non commentare l’ingresso in una categoria alla quale non si sente di appartenere.

Eppure la realtà fotografa meglio di qualunque altra frase il momento che sta attraversando il 7 volte campione del mondo, passato in pochi mesi dal duello all’ultimo respiro con Max Verstappen per conquistare il titolo mondiale (il favoloso ultimo giro di Abu Dhabi che ha regalato il primo titolo all’olandese) a remare in mezzo o a volte persino in coda al gruppo, complice una power unit Mercedes lontana anni luce da quella nei precedenti 8 campionati ha dominato in lungo e in largo.

E il podio conquistato all’esordio in Bahrain, figlio soprattutto delle disgrazie altrui in una gara segnata dal ritiro delle due Red Bull, non ha illuso il britannico e non ha nemmeno mitigato un po’ il rammarico nel ritrovarsi a battagliare in zone a lui sconosciute, certo non degne del valore del pilota, ma al tempo stesso tali da ricordare a tutti che senza un mezzo performante e veloce non c’è modo di poter stare al passo con i migliori. Non è una questione di talento: nelle corse automobilistiche, senza la macchina non si va da nessuna parte. E la memoria del tifoso, per quanto nostalgico possa essere, tende ad essere piuttosto corta.

LEWIS “VITTIMA” DELLO STRAPOTERE DEL PASSATO

L’Hamilton versione 2022 appare un uomo distratto da questioni che con la Formula Uno poco o nulla hanno a che spartire. Sapeva perfettamente che i giorni di gloria sarebbero stati consegnati al passato, complice un potenziale di sviluppo della nuova Mercedes inferiore alla concorrenza. Ma più di tutte è stata la cocente delusione patita nell’ultimo gran premio della scorsa stagione ad aver spedito Lewis in una sorta di vicolo cieco: il modo col quale il mondo ha accolto la rimonta furente di Verstappen e l’ha celebrato, quasi alla stregua di un oracolo atteso da una vita, ha ferito profondamente l’animo di Hamilton, che già aveva manifestato segnali di insofferenza nei confronti di un circus che negli anni ha cominciato un po’ a guardarlo con diffidenza.

Tutto questo è accaduto in buona sostanza per due motivi: quando vincono sempre lo stesso pilota e la stessa macchina la noia prende il sopravvento, e Lewis è stato in parte “vittima” della superiorità della sua stessa Mercedes. E poi la sua fama di personaggio che deve sempre e comunque apparire vincente anche quando le cose non vanno per il verso sperato (della serie: se vinco ok, se perdo è colpa degli altri) non lo ha certo reso più simpatico agli occhi del grande pubblico.

Anche la sua attività a sostegno di molte cause civili ha finito paradossalmente per esporlo eccessivamente a livello mediatico, spostando l’attenzione su temi che poco hanno a che vedere con le gare automobilistiche. Si possono discutere gli outfit o le uscite pubbliche, ma alla gente che segue le corse interessa vedere Hamilton battagliare in pista, non sentirlo disquisire sulla crisi climatica o altre questioni. Lo scollamento tra il suo ruolo di pilota e ciò che è voluto diventare è parso evidente, ma è solo adesso che gli appassionati e gli addetti ai lavori di tutto questo gliene rendono conto. E di modi per mettere il dito nella piaga ne hanno a disposizione a iosa.

LA GRANA RUSSELL AUMENTA LO SCORAMENTO

Intanto Hamilton sta prendendo la paga dal suo compagno di squadra, cosa che nel corso della sua carriera gli era capitata solo nel 2016 quando Rosberg vinse il titolo davanti a lui per un’incollatura. Russell è entrato nel suo universo motoristico e l’ha sconvolto: tolta la prima gara in Bahrain, nelle successive 6 lo ha sempre preceduto al traguardo, conquistando due podi e mostrando una continuità di rendimento assai apprezzata in casa Mercedes.

E sebbene Toto Wolff si sia affrettato a smentire le voci di un possibile ritiro di Lewis a fine stagione, rintuzzando anche le accuse di essere ormai lanciato sul viale del tramonto, è forte la sensazione che qualcosa da qui a fine campionato potrebbe succedere. Perché Hamilton non è abituato a perdere, a maggior ragione se a dargli la paga è un ragazzo che è salito da pochi mesi sulla vettura con la quale ha dominato la Formula Uno per un decennio.

Via social il 7 volte campione del mondo ha spesso utilizzato frasi che testimoniano bene cosa gli passi per la testa, lasciando intendere che sapeva perfettamente che nel momento della difficoltà i “finti adulatori” si sarebbero dissolti in un amen. Resta però innegabile un dato: a 37 anni Lewis rimane una icona nel mondo motoristico e un personaggio riconosciuto anche al di fuori del circus, deciso a diventare leggenda con la conquista dell’ottavo titolo mondiale (supererebbe Schumacher, col quale condivide il primato oggi) prima di passare a pensare ad altro.

Ma gli scarsi risultati potrebbero suggerirgli di abbandonare i suoi proposito di grandeur: l’ultima volta che inanellò una striscia di 8 gare senza vittorie fu a cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, dove però conquistò cinque secondi e un terzo posto (più un settimo e un ritiro). A Baku presumibilmente arriverà la nona, e allora bisognerebbe tornare al 2013 (quando dominava Red Bull) per scomodare il passato. Ma Hamilton sembra più propenso a guardare al futuro: solo se ci sarà ancora una macchina da guidare che ne vale la pena, allora sarà in un abitacolo.

(Credits: Getty Images)

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