BOSTON-GOLDEN STATE FINALS GARA 4: I CELTICS PREPARANO LA FUGA DECISIVA

Submitted by Anonymous on Fri, 06/10/2022 - 19:41
Hero image
Autore
Redazione
news date
News di tipo evento?
No

C’è solamente una squadra che ha rimontato da 1-3 in una serie di finale NBA. Non è però un ricordo piacevole per quelli della baia: sei anni fa in questi giorni prendeva vita una delle rimonte più epiche e clamorose che la storia dello sport americano (e non solo) abbia saputo tramandare ai posteri, con i Cleveland Cavaliers di LeBron James e Kyrie Irving capaci di mettere in atto qualcosa che non s’era mai visto prima e costringere i Warriors a una resa alla quale nessuno avrebbe mai pensato di dover assistere.

Un precedente però che potrebbe sostanzialmente correre in aiuto a Steph Curry e compagni qualora stanotte al TD Garden dovesse arrivare la terza sconfitta al cospetto di una Boston che s’è scoperta grande, sempre capace di rialzarsi dopo aver preso uno schiaffo e in grado di estrarre dal cilindro al momento propizio l’una o l’altra risorsa di cui dispone in panchina.

Dopotutto le prime tre gare hanno detto questo: Golden State ha più esperienza a questi livelli e in generale un’attitudine a stare sempre in prima linea sotto le luci dei riflettori, ma i Celtics hanno la spensieratezza di chi su questo palcoscenico non doveva esserci (ve li ricordate a gennaio quando persero con i Knicks, dilapidando un vantaggio di 25 punti, e con un record negativo di 18-21?...) e a furia di raccontare in giro che non c’è a roster un giocatore che avesse mai disputato una partita di finale è andata a finire che la serie l’hanno azzannata, seppur tra alti e bassi che fanno parte del gioco.

Ma adesso sentono per la prima volta addosso la pressione di dover vincere per indirizzare definitivamente la serie. Perché c’è stata solo una squadra capace di riemergere da un 1-3 nelle 36 volte in cui le Finals hanno raggiunto tale risultato dopo le prime quattro gare. E chi ha vinto gara 3, portandosi avanti 2-1 nella serie, nell’80% dei casi ha poi vinto il titolo. Certi numeri si commentano da soli…

CURRY CI SARÀ, MA SARÀ IL “SOLITO” CURRY?

Debita è la premessa: Golden State ha tirato un sospiro di sollievo quando Curry s’è presentato in sala stampa nel giorno di riposo, annunciando al mondo intero che in gara 4 sarebbe stato della contesa. La caviglia rimasta sotto al corpo di Horford nel finale di gara 3 ha messo tutto lo staff medico in apprensione: è la stessa che si era infortunata in una situazione di gioco abbastanza similare a marzo, sempre contro Boston (allora fu Smart a franargli addosso), con relativo stop di un mese abbondante.

È acciaccato Curry, ma non per questo si sottrarrà ai suoi compiti: viaggia a 31 punti di media dopo tre partite nelle quali ha mandato a referto almeno cinque triple a sera (nuovo record NBA in una serie di finale). Chiaro che senza il 30 le chance di rimonta dei Warriors risulterebbero annacquate, per non dire esautorate di qualsiasi velleità. Kerr avrà tutto il roster a disposizione, ma dovrà tenere fede alla statistica che vuole i suoi sempre vittoriosi dopo una sconfitta rimediata in questi play-off (5-0). La stessa alla quale si sono aggrappati i Celtics dopo la sconfitta in gara 2, tanto che il loro record recita 7-0.

Boston è abituata a dare e prendere cazzotti, ma non ha ancora risolto un problema atavico riferito all’evidente dominio mostrato dai Warriors nel terzo quarto di ogni singolo incontro, dove il bilancio dopo i primi tre atti dice 106-63 a favore dei Dubs. Un dato che stride con il punteggio della serie, che se ha prodotto una sola vittoria per Golden State è perché nel quarto i Celtics hanno comunque trovato il modo in gara 1 e gara 3 per riequilibrare le cose e prendere il sopravvento, tanto che negli ultimi 12’ il bilancio si sposta sull’87-47 a favore dei ragazzi di Udoka.

E forse la motivazione è da ricercare nella maggiore freschezza con la quale Boston arriva in fondo alle partite, figlia in parte della carta d’identità e in parte di quella spensieratezza propria di una squadra che sa accendersi in un amen, fondando le sue rimonte su un’intensità difensiva a tratti spaventosa.

GREEN, CROCE E DELIZIA: ADESSO DEVE TORNARE “BUONO”

Gara 3 è stata al solito segnata da qualche polemica nel post partita, tra accuse velate per il presunto intervento intenzionale di Horford ai danni di Curry (un po’ strumentali, per la verità) e altre legate al metro arbitrale che è sembrato punire maggiormente i Warriors rispetto alle prime due uscite, dove le lamentele dei Celtics si erano concentrate soprattutto sull’eccessiva magnanimità mostrata nei confronti di Green, al solito non troppo tenero quando c’è da battagliare.

Green che è stato bersagliato dalla critica per la prova orrenda offerta al TD Garden (2 punti, 4 rimbalzi, 3 assist e 6 falli, con -13 di plus/minus), tanto da essere considerato alla stregua del possibile “sabotatore” dei piani di conquista dell’anello dei compagni. Draymond o lo si ama o lo si odia: già nel 2016 le sue bizze finirono per dare una mano ai Cavs nella clamorosa rimonta da 1-3 a 4-3 (tra le altre cose saltò per squalifica gara 6), ora a detta di molti il copione potrebbe ripetersi e minare le ambizioni dei Warriors.

E i suoi podcast post partita, dove dice tutto quel che gli passa per la testa, non aiutano certo a stemperare la tensione. Green è uscito malissimo da gara 3, ma questo non è necessariamente un buon affare per i Celtics, che sanno perfettamente quanto un orso ballerino ferito possa rivelarsi pericolosissimo una volta rimesso in campo. Boston però appare più che mai padrona del proprio destino: è reduce da una partita nella quale i numeri finali non hanno neppure legittimato appieno la prestazione offerta, con quattro giocatori che hanno fatto registrare almeno 10 punti, 5 assist e 5 rimbalzi (non succedeva una cosa simile da 66 anni) e in generale un apporto della seconda unit tale da disinnescare le micce riaccese dai Warriors nel terzo quarto.

Una squadra che s’è mostrata matura nel momento della verità, dove Tatum continua a essere il faro ma con un ruolo molto più “oscuro” di quanto si possa pensare, bravo a mettere in ritmo Brown e Smart (una volta tanto più efficace in attacco che non in difesa) e a controllare il pace della gara quando se ne avvertiva il bisogno.

OCCHIO ALLE SORPRESE: CHI PESCHERÀ LA CARTA JOLLY?

Se gara 1 l’ha spaccata in due Horford (con White a supporto) nel quarto quarto, e gara 2 l’hanno vinta di squadra i Warriors con Curry a fare danni nel cuore della difesa di Boston e Poole nelle vesti di perfetto gregario, gara 3 ha messo sotto i riflettori Robert Williams III, decisamente in ombra nei primi due atti della serie. Un giocatore di una utilità preziosa, capace di raccogliere 10 rimbalzi e mettere a referto 4 stoppate e 3 recuperi, con un plus/minus di +20 che è risultato essere di gran lunga il migliore della serata.

La bravura di Udoka nel riuscire a inserirlo nelle pieghe della serie ha spostato l’inerzia dalla parte dei Celtics, causando un grattacapo ulteriore a Kerr che dovrà cercare di limitarne lo strapotere sotto canestro. Va detto che Williams, da non confondere con Grant (al solito soldatino impagabile in uscita dalla panchina), sta giocando le Finals con un problema al ginocchio sinistro che lo tormenta da tempo e che l’ha costretto ad intervenire chirurgicamente a fine marzo. Pensare a nuovi aggiustamenti è esercizio sempre più complicato, perché arrivati a gara 4 coaching staff non hanno più molte munizioni da mettere in campo.

Magari Kerr potrebbe pensare a concedere qualche minuto in più a Moody e Kuminga, dopo che l’esperimento Bjelica, ottimamente riuscito in gara 2, nella terza gara è miseramente naufragato. I Warriors sin qui hanno fatto fatica soprattutto quando Curry s’è seduto in panchina, e allora confidare in uno Steph in grado di replicare i numeri delle precedenti uscite è il primo mattone sul quale provare a rimettere in parità la serie. Boston, semplicemente, continuerà a rispettare il suo piano partita: continuerà soprattutto a passare dietro il bloccante e a concedere tiri dall’arco a Curry, senza però rinunciare a difendere in area e optando per bloccare tutti gli altri tiratori. È un rischio calcolato che sin qui ha pagato dividendi, tranne che in gara 2 dove però a mancare è stata soprattutto la produzione offensiva. Comunque vada, la serie è a un bivio: palla a due alle 3 italiane, diretta su Sky Sport 1.

(Credits: Getty Images)

Template News
Post
Fonte della news
SN4P
Sport di Riferimento
Basket