PALERMO IN SERIE B: LA STRAORDINARIA IMPRESA DI BALDINI, VERO UOMO DI FEDE

Submitted by Anonymous on Mon, 06/13/2022 - 12:52
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Redazione
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Nella vita, se uno ha fede, le cose prima o poi accadono. E quando il Palermo mi ha chiamato sapevo che sarebbe andata a finire così.

Silvio Baldini è un allenatore, ma più che di calcio da qualche anno a questa parte sembrerebbe essere un allenatore “di vita”. Perché non ha mai dimenticato che dietro ogni tecnico o calciatore viene sempre prima l’uomo: ha accettato un compito difficile, ma l’ha fatto perché sapeva che il suo istinto non l’avrebbe traviato.

Ha parlato di fede, che è un concetto che per qualcuno può apparire distante dalla realtà delle cose. Invece è vicino più di quanto si possa pensare: la fede può trasportare le montagne, e Baldini ha spostato per davvero una catena montuosa che sembrava attanagliare Palermo e la sua storia nei meandri di una terza serie che non gli apparteneva. L’ha riportato nell’anticamera del calcio che conta (va bene la B, ma l’Eldorado rimane la Serie A), ed è riuscito in ciò in cui nessuno avrebbe scommesso un misero euro giusto una manciata di mesi fa.

Io sono credente, so che mi devo appellare a questo perché altrimenti la mia vita non avrebbe un significato. Ho detto loro di avvicinarci a Dio con il campo, con il messaggio che troviamo. Loro hanno capito che non avrebbero trovato nessun allenatore che li giudica se sono bravi o meno bravi, ma loro avrebbero capito se allenandosi bene si potevano migliorare. Secondo me la squadra ha fatto un qualcosa di straordinario. Anche ieri sera, contro una squadra forte come il Padova, non gli ha dato la possibilità di ragionare. Non esisteva niente, esisteva solamente la prestazione.

SOLO UN VISIONARIO POTEVA PENSARE A TUTTO QUESTO

Baldini è una sorta di totem in una Palermo che da qualche ora è ebbra di gioia. Una città che ha portato quasi 150mila spettatori allo stadio in quattro serate magiche, figlie di una stagione che fino all’ingresso della primavera prometteva poco, benché qualcosa lentamente stava cambiando. Palermo con la C non c’entrava nulla, ma stava facendo di tutto per restarvi impigliata per chissà quanto altro tempo ancora. Tutta colpa di un rendimento esterno desolante, tale da annacquare quanto di buono fatto al “Renzo Barbera” durante tutto il girone d’andata (appena 9 punti in altrettante partite).

Una situazione insostenibile per una società che puntava forte su quella promozione soltanto sfiorata l’anno prima ai play-off. E l’esonero di Giacomo Filippi, tecnico “cresciuto” in casa e promosso in prima squadra nell’ultima parte dell’annata precedente, ha richiesto uno sforzo importante per cercare di individuare la figura giusta per riportare la piazza a più miti consigli. Una piazza sfiduciata e arrabbiata, che pure ha saputo ricompattarsi attorno a Baldini, che con le parole e i comportamenti ha saputo far breccia più di quanto non siano riusciti a fare gli straordinari risultati conseguiti da gennaio in poi.

Con due sole brutte cadute (l’1-4 in casa del Foggia di Zeman e l’1-2 incassato a Francavilla) in mezzo a qualche passaggio a vuoto che ha mandato il tecnico su tutte le furie (memorabile uno sfogo del tecnico dopo il pari subito in rimonta a Potenza), cui ha fatto però seguito una corsa favolosa, segnata dall’esplosione definitiva di Matteo Brunori (22 reti sulle 29 stagionali sotto la gestione Baldini) e dal passaggio al 4-2-3-1 che ha finito per consegnare ai rosanero un potenziale tecnico e tattico di straordinaria efficacia.

UNA CITTÀ IN FESTA, E TUTTO IL MONDO L’HA VISTA

Quel che è successo nella notte tra domenica e lunedì nei vicoli e nelle piazze del capoluogo siciliano è già stato consegnato alla storia. E persino a Mondello, dove squadra e staff tecnico hanno fatto un bel bagno in mare assieme a tanti tifosi ebbri di gioia. Una festa che il popolo rosanero attendeva da almeno tre anni, dai giorni della rabbia e dello scoramento per un fallimento che aveva gettato un’ombra su decenni di grandi conquiste calcistiche.

Una squadra che aveva sfiorato di approdare in Champions giusto una manciata di anni prima si ritrovava nei meandri dei tornei dilettantistici, con un futuro incerto e la smania di recuperare in fretta il terreno perduto. Palermo ha dovuto sbattere la faccia contro l’ostica Serie C, che l’ha rimbalzato al primo tentativo e per poco non gli ha dato la paga anche nel secondo anno, dove l’illusione di voler competere con il Bari (altra nobile decaduta tornata grande) ha rischiato di far deragliare ogni proposito di riscatto. Il finale però è stato da favola: 17 risultati utili, 24 gare con almeno un gol segnato (in totale 51 quelli realizzati e 24 quelli subiti) e tutto l’entusiasmo possibile generato in una terra assetata di pallone.

Un mix di adrenalina e felicità mandato in mondovisione (quasi un milione e mezzo di spettatori collegati tra Rai Due, Sky Sport e Eleven Sport) che ha mostrato la parte migliore di un popolo che anche grazie al calcio vuol riconquistare quel riscatto sociale troppo spesso minato da fatti che nulla hanno a che vedere con lo sport. Baldini è stata la scintilla che serviva a Palermo per riaccendere il sacro fuoco della passione. Perché ha saputo toccare le corde giuste, spronando i propri giocatori a spingersi oltre il limite.

Alcuni di loro mi hanno detto che hanno imparato più in questi 6 mesi che in tutta la loro carriera, e non c’è vittoria più bella che sentirsi dire tali parole

ha ribadito il tecnico.

NEL FUTURO IL RITORNO IN A… CON GLI SCEICCHI?

Agli occhi dei tifosi, il tecnico toscano è chiaramente intoccabile. Ma il presidente Dario Mirri, quello della faticosa ripartenza dell’estate del 2019 (con lui all’inizio c’era anche l’italo-americano Antonino Di Piazza, poi uscito in modo polemico per divergenze all’interno del consiglio d’amministrazione), attende di capire però cosa ne sarà della trattativa con gli emissari dello sceicco Mansour, quello che gestisce il Manchester City, che da tempo ha messo il Palermo tra le società che vorrebbe aggiungere alla sua galassia. Una trattativa saltata fuori già da qualche settimana ma che non ha inficiato la corsa promozione dei rosanero. A proposito del rapporto con la tifoseria, Baldini ha fatto capire di essere stata un’altra delle chiavi di volta dell’annata:

Ai tifosi voglio un gran bene. Il mio messaggio è arrivato e loro ci hanno portato l'entusiasmo necessario per vincere i playoff. Io sono uno di loro, sono orgoglioso quando mi dicono che sono parte di loro. Sono venuti a vederci in massa, addirittura c’erano richieste per 100mila biglietti. E parlo di gente alla quale magari pesa anche investire 10 euro per venire a vedere una partita, e di questa cosa non bisogna mai dimenticarsene. Io amo Palermo, sono nato in Toscana ma mi sento molto più vicino al modo di vivere che c’è al Sud, e ho scelto di stare qui con la mia famiglia e di morire anche qui. Se poi continuerò ad allenare il Palermo, tanto meglio. Per quanto ho visto in questi mesi, ci sono i presupposti per ritenere che in due anni si possa salire in A, ma poi dipenderà anche dalla società che verrà, se verrà e in che modo vorrà gestire le cose.

Di sicuro la base per far bene anche tra i cadetti c’è: detto di Brunori, che è di proprietà della Juventus (ma destinato a restare ancora un altro anno in prestito), ci sono un manipolo di talentuosi ragazzi che vogliono dire la loro anche tra i cadetti: dalla rivelazione Buttaro all’infaticabile Luperini, dall’estroso Floriano all’inesauribile capitano De Rose, dall’arcigno Marconi fino al jolly Soleri, che curiosamente ha contribuito a battere il Padova che pure ne detiene il cartellino (era in Sicilia in prestito).

Ma colpi da novanta non mancheranno, perché il Palermo in B vuol essere solo di passaggio. Dopotutto con quel pubblico ha senso che resti ancora ai margini del grande calcio?

(Credits: Getty Images)

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